paolog ha scritto: |
![]() Sò che avete lasciato il segno al coordinamento e che già qualcuno vi ha addocchiato. Però non immaginava che siete di A.D. ![]() "Buon Lavoro Compagne". Siamo tutti con voi |
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Gruppo regionale Gauche Valdôtaine-Democratici di Sinistra Via Piave 1 – 11100 Aosta COMUNICATO STAMPA Venerdì 30 marzo alle ore 18.00, presso la saletta di Palazzo regionale si svolgerà la lezione con il Professore Patrick Vésan, nell’ambito del corso di avvicinamento alla politica organizzato dal Gruppo regionale Gauche Valdôtaine-Democratici di Sinistra. Patrick Vésan, docente di Scienza politica presso l’Università della Valle d’Aosta, Ricercatore presso l'Unità di Ricerca sulla Governance Europea (URGE) di Moncalieri, e Membro della Società italiana di Scienza politica (SISP), affronterà il tema delle “relazioni tra Italia e Unione Europea: sfide e opportunità”. Mentre giovedì 5 aprile, sempre alle ore 18.00 presso la saletta di Palazzo regionale, la Consigliera di Parità Antonella Barillà e l’Assessore alle politiche sociali, diritti e pari opportunità del comune di Aosta Giuliana Ferrero affonderanno la tematica delle pari opportunità parlando della presenza delle donne nei luoghi delle decisioni e di quota rosa. Tutti gli interessati sono invitati a partecipare. Aosta, 29 marzo 2007 |
(ANSA) ha scritto: |
CONSIGLIO: VDA; DDL ELETTORALI, PREOCCUPAZIONE DONNE AD-DS
V. NTZ 'CONSIGLIO: VDA; PRIMA COMMISSIONE...' DELLE 17,40 18.32 (ANSA) - AOSTA, 13 APR - Le donne dell'Area democratica dei Ds-Gv esprimono "grave preoccupazione" in merito alla nuova proposta di legge numero 168 relativa alle modifiche del sistema elettorale in Valle d'Aosta. "A differenza delle proposte referendarie nelle quali è previsto che in ciascuna lista elettorale non possano essere presentati più di due terzi di candidati dello stesso genere e che, nella composizione della Giunta regionale siano rappresentati entrambi i sessi - si legge in una nota - la proposta di legge prevede l'abbassamento della percentuale al 20% e non garantisce alcun posto alle donne nell'esecutivo. La presentazione e l'eventuale approvazione di tale proposta sono un evidente passo indietro nel conseguimento di un'effettiva parità tra i due sessi in quanto le 'quote rosa' rappresentano ancora oggi uno dei più efficaci strumenti per facilitare l'accesso delle donne alla vita politica e amministrativa".(ANSA) . |
erika ha scritto: |
Ho proposto quest'oggi al Coord Donne DS di fissare un incontro con la delegata a Firenze. Penso che questo Congresso sia molto importante e sono contenta che sia stata nominata anche una donna. Il Partito Democratico nasce con l'intenzione di coinvolgere maggiormente le donne, la società civile, le associazioni... e per questa ragione credo che si debba collaborare. Distanti dalle logiche di alcuni uomini noi dobbiamo alzare un coro di voci unito perchè non si può pensare di creare un partito nuovo con questi presupposti.
Auguro quindi un buon lavoro alla compagna che è stata eletta sperando vivamente che accetti di collaborare. |
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Violenza sulle donne. Solo nel 2006 le vittime sono state 112
Come la Spagna ha affrontato il drammatico problema Escalation impressionante, ma l’Italia resta a guardare di Maria Serena Palieri Settanta e centododici. Tenete a mente queste due cifre. La prima, settanta, è il numero di donne uccise in un anno in Spagna per quei motivi che tradizionalmente si chiamano «passionali»: è la cifra che lì ha fatto scattare l’allarme rosso e che, nel 2005, ha ispirato l’adozione di misure ad hoc, la più importante i «tribunali di genere», corti specializzate nei reati che maturano in quel territorio specialissimo che sono i rapporti tra i due sessi. La seconda, centododici, è quella delle donne che, nel 2006, in Italia, sono state vittime di un «amore criminale», come diceva il titolo di una bella trasmissione di Raitre: donne uccise, cioè, da un uomo cui erano affettivamente legate, marito, fidanzato, ragazzo, compagno, amante, oppure da un uomo che aspirava a essere tale, ma a cui loro, le vittime, avevano detto «no». Stando alle cronache, nel 2007 il numero dovrebbe crescere: il viso sorridente di Chiara di Garlasco è ancora sulle prime pagine, ed ecco affiorare da un laghetto alle porte di Torino il corpo di Sara, uccisa da Nando Locampo, ammiratore respinto (sembra) e reo confesso. Quanto deve salire il numero perché, anche da noi, scatti l’allarme rosso? Non è chiaro che un «femminicidio» così ha dei motivi che vanno oltre la sfera del privato: che affondano (anche se gli assassini non lo sanno) in un’emergenza, in uno stato attuale dei rapporti di potere tra i due sessi, in una crisi dell’identità maschile dove si mescolano, con esiti come questi sanguinari, tragica fragilità e tragica protervia? Affrontare questo tipo di reati per ciò che sono, delitti cioè che maturano dentro il territorio particolare - specifico e complesso - dei rapporti tra i due sessi, richiede uno sforzo culturale. Non usiamo la parola «rivoluzione» perché siamo convinte che, nel nostro Paese, sono in molte e in molti ad averlo capito, questo. Un governo progressista (un governo di centrosinistra almeno questo dovrebbe essere, no?) dovrebbe fare lo sforzo di cominciare a usare degli strumenti culturalmente adeguati: se più di cento donne vengono annualmente uccise «per amore», e se il numero cresce, questi casi non possono finire genericamente alla voce «omicidi». Li si guardi per quello che sono. E, per ciò che sono - il frutto tragico di una guerra che corre sottotraccia - li si affronti: protezione per chi è vittima di quella molestia ossessiva, quella «amorosa» persecuzione che spesso precede la mattanza? tribunali ad hoc? programmi di formazione per ragazzi e ragazze nelle scuole? Noi siamo convinte che la politica, in questo campo, possa fare: la riforma della legge sulla violenza sessuale, per esempio, se non ha ridotto il numero degli stupri né ha aumentato, se non in modo non davvero rilevante, il numero delle denunce, ha almeno prodotto commissariati più accoglienti per le vittime e aule di tribunale più umane verso di esse. Sono riforme e provvedimenti a costo zero o limitato, costano solo voglia di guardare la realtà in faccia, onestà intellettuale, un po’ di immaginazione. E lavoro d’équipe tra diversi ministeri, Pari Opportunità, Istruzione, Giustizia, Interno, Solidarietà sociale. Ah, già: porteranno voti? Per caso è questa la domanda - orribilmente disincantata - che dovremo porci se, nelle prossime settimane, invece la politica non farà un bel niente? |
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l’Unità 2.9.07
Ma la legge anti-violenza che fine ha fatto? Il decreto da dieci mesi fermo alla Commissione giustizia. Bloccato da uno schieramento trasversale che vuole approvare le norme in tre pacchetti diversi. E intanto le donne sono vittime di stupri e omicidi di Anna Tarquini SE IL DECRETO contro la violenza sessuale fosse già legge forse nessuno avrebbe dovuto leggere la storia di Sara, uccisa con un pugno in testa dopo anni di persecuzioni da parte di chi si sentiva rifiutato. Non l’avrebbe letta nessuno perché la nuova norma- tiva voluta dal ministro Pollastrini e da dicembre 2006 in discussione alla Commissione Giustizia preveder questa nuova fattispecie di reato. Ma quella legge è ferma al palo. Anzi, rischia di non trovare mai la strada maestra perché c’è chi vuole fermarla. E non è solo l’opposizione a disseminare mine: anche all’interno della stessa maggioranza c’è chi preferirebbe scorporare alcune norme troppo avanzate - come ad esempio quella che prevede il reato di stalking o tutta quella parte di norme che riguarda la prevenzione e l’accompagno delle vittime di abusi sessuali - e procedere in via spedita all’approvazione delle sole norme che prevedono un inasprimento delle pene. Dopo un anno di lavori a rilento l’ultima seduta della Commissione presieduta da Pisicchio ha fatto accendere la spia: troppe norme estranee, il testo di legge si occupa di troppe altre cose. Come ha affermato Paolo Gambescia dell’Ulivo: «...la Commissione deve scegliere se trattare della violenza sessuale ovvero del contenuto del disegno di legge governativo, che va ben oltre il tema della violenza sessuale, disciplinando altri ed eterogenei fenomeni di violenza e prevaricazione che, probabilmente, dovrebbero seguire un percorso autonomo...». Si riferisce forse Gambescia alla Bindi, che ha imposto nel ddl l’iserimento di un reato per proteggere gli anziani dalle truffe. Ma non solo questo. Il là, la pietra dello scandalo, è la norma che punisce come aggravante l’omofobia e l’odio di genere. Scoppia in agosto, il primo agosto. Parte della commissione è per scorporare questi reati dal pacchetto antiviolenza, l’arcigay lo denuncia. Ma non sono solo queste nuove regole e non è solo l’opposizione a fare ostruzionismo. L’obiettivo è quello di scorporare il ddl antiviolenza in tre per dare precedenza alle norme penali e affiancare, in un iter indipendente che dovrebbe poi procedere con le norme sull’omofobia, anche tutte le innovazioni che riguardano la prevenzione, l’accompagno della vittima. Le norme che - appunto - dovrebbero contribuire a cambiare la cultura da dove nasce lo stupro e la violenza contro le donne. Così scorporato il terzo pacchetto antiviolenza porterebbe con se ad esempio l’obbligatorietà da parte delle amministrazioni locali di fare campagna di informazione e sensibilizzazione, il registro dei centri antiviolenza, l’assistenza sanitaria alle vittime, il sostegno sociale con protezione e supporto anche economico la dove fosse necessario. E ancora l’equiparazione dei maltrattamenti familiari alla violenza e l’estensione di questi reati anche per chi coinvolge i minori e per chi li sottrae portandoli all’estero. Sarebbe stralciato anche l’articolo 612 bis che punisce «chiunque ripetutamente molesti o minacci qualcuno in modo da turbare le sue normali condizioni di vita». Se qualcuno avesse deciso che il reato di atti persecutori dovesse essere costituito e regolamentato in fretta Sara Wasington forse avrebbe potuto denunciare il suo molestatore che la perseguitava da tre anni. C’è però chi non vuole questa legge che per la prima volta affronta in maniera organica l’intero tema della violenza e degli abusi sessuali. Di ieri l’ultimo appello di Barbara Pollastrini: «La Finanziaria segna passi importanti per le donne. Abbiamo scelto di mettere al centro del confronto due grandi capitoli: quello per i diritti umani (con la richiesta precisa di un investimento per il contrasto alle molestie e alle violenze contro le donne), e la conferma dei finanziamenti per le azioni contro l’infibulazione e la tratta. Su questo fronte la risposta è stata positiva. Ora cerco un sostegno bipartisan». |