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giorgio ha scritto: |
Quando l'Italia partecipò ai raid aerei nei Balcani, io ho passato giorni angosciosi, con la voglia di indossare la "famosa" maglietta "target" oltre avere appeso la bandiera della pace, per protestare contro l'intervento, e manifestare tutta la mia rabbia nei confronti del governo di centrosinistra. Subito dopo mi sono dato da fare, con compagni per organizzare gli aiuti umanitari alle popolazioni. Parlando poi con alcuni di loro e ascoltando i loro racconti, mi sono vergognato come un ladro per il ritardo con cui ll'occidente è intervenuto. Abbiamo lasciato per mesi che, a due passi da casa nostra, centinaia di migliaia di persone venissero uccise, violentate e torturate.
Non fu facile, per me, prendere atto che, con il mio comportamento avevo contribuito ad una vera e propria carneficina. Quante sofferenze si sarebbero potute evitare se l'uso della forza fosse stato esercitato più tempestivamente? Oggi, per quanto mi riguarda, non intendo ripetere lo stesso errore, anche se lo spirito pacifista della sinistra che è in me, mi costringe in coscienza a continuare ad aborrire la guerra a prescindere. Dunque sostengo convintamente la risoluzione dell'ONU e sono rammaricato solo del ritardo con cui è stata presa. Quanto è accaduto nelle ultime settimane in Libia è più che documentato. Il negazionismo di molti che è in atto per giustificare il Premier è penoso. In Libia era in corso da settimane una guerra (se così si può chiamare quella tra l'esercito di dittatore sanguinario e il suo popolo disarmato).Io ho scelto di stare dalla parte della Resistenza libica, al contrario di molti che amoreggiano con quella del despota. Si può affrontare l'argomento con il cinismo di chi pensa solo al petrolio, con l'egoismo di chi è ossessionato dall'invasione dei profughi, con la sensibilità del pacifismo ideologico e non violeto, con lo spirito di sostenere la rivolta di un popolo, ecc.; ma trasformarsi nel megafono di un tiranno e fare da cassa di risonanza alla sua propaganda di regime è un atteggiamento culturalmente ignobile e inaccettabile. |
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La Stampa 11.05.2012 ha scritto: |
POLITICA LA SVOLTA DEL PARTITO
Pd, eletti a casa dopo 2 mandati Per sindaci e assessori il limite è 10 anni AOSTA Nelle fila del Pd chi ha ricoperto la carica di consigliere regionale per due mandati non è ricandidabile E’ giusto cercare sistemi che aiutino a rinnovare la politica ma si rischia di creare armi a doppio taglio dice Rudi Marguerettaz Segretario Stella Alpina L’incandidabilità resta anche per il futuro. Non basta stare in panchina un giro per poi tornare dice Raimondo Donzel Segretario Partito Democratico Due mandati e poi a casa. Il Pd Valle d’Aosta modifica il sua statuto interno e inserisce una serie di norme per favorire il ricambio della classe politica. E si tratta di regole piuttosto stringenti. L’articolo 18 dello statuto interno, ratificato dalla direzione regionale mercoledì, prevede che non sia ricandidabile a consigliere regionale «chi ha ricoperto detta carica per la durata di due mandati». Inoltre gli iscritti al Partito Democratico non possono «ricoprire una carica monocratica di governo» (come per esempio il sindaco) o «far parte di un organo esecutivo collegiale» (incarichi da assessore) «per più di due mandati pieni consecutivi o per un arco temporale equivalente», quindi 10 anni. Il segretario regionale Raimondo Donzel riassume: «Si tratta di limiti che vanno letti da una parte come norme “anti gioco dell’oca”, nel senso che una volta esauriti i due mandati l’incandidabilità resta anche per il futuro, non basta stare in panchina un giro per poi tornare. Dall’altra c’è un principio “anti riciclaggio”: il limite dei due mandati vale anche se sono stati svolti sotto le bandiere di un altro partito». Le uniche deroghe possibili sono quelle previste dallo statuto nazionale del Pd (che prevede eccezioni - ma al massimo per il 10 per cento degli eletti - per chi abbia dato al partito «un contributo fondamentale in virtù dall’esperienza politico-istituzionale, delle competenze e della capacità di lavoro»). La norma non scatterà per nessuno degli attuali consiglieri regionali del Pd, tutti alla prima legislatura intera. Donzel però sottolinea che «al di là dei limiti dei mandati, applichiamo il codide etico del Pd nazionale, severissimo, specie dal punto di vista della fedina penale dei candidati». La decisione del Pd non rappresenta certo una novità assoluta. Anche altri partiti prevedono limiti temporali alle cariche elettive. L’Uv, all’articolo 36 del suo statuto, pone il limite dei «tre mandati consecutivi e completi» per gli eletti in Consiglio regionale (è il caso di Alberto Cerise e Ennio Pastoret), in Parlamento e a Bruxelles. Il Leone rampante, però, concede il rientro dopo la pausa di un mandato. Alpe si è data la regola secondo cui «i consiglieri regionali in carica per due legislature consecutive non potranno essere immediatamente candidabili», dunque anche in questo caso il rientro è possibile. Non hanno limiti al numero di mandati né la Fédération autonomiste («Non ne abbiamo mai avvertito la necessità» dice il segretario Leonardo La Torre) né il Pdl («Non se n’è mai discusso, ma tutto può essere rivisto, gli avvenimenti recenti suggeriscono perlomeno una riflessione» secondo il coordinatore Alberto Zucchi). Due mandati interi e consecutivi sono il massimo possibile, invece, per la Stella Alpina, «ma al prossimo congresso ne riparleremo» spiega il segretario Rudi Marguerettaz. Si mantenesse l’attuale regola interna, infatti, tutti gli attuali consiglieri regionali - Francesco Salzone, Dario Comé, André Lanièce e Marco Viérin - dovrebbero rinunciare a ricandidarsi alle elezioni dell’anno prossimo, avendo già esaurito le due legislature possibili: «E’ giusto cercare sistemi che aiutino il rinnovamento della politica - dice Marguerettaz -, ma il rischio è di creare armi a doppio taglio. Il congresso, in estate, deciderà la linea da mantenere». "Il principio in Valle non è una novità ma le nuove regole sono le più rigide" DANIELE MAMMOLITI |
Patuasia 12 maggio 2012 ha scritto: |
Mission impossible?
Pubblicato di patuasia I candidati del Pd valdostano non potranno essere rieletti dopo due mandati. Questa dello stop dopo i due mandati è un cavallo di battaglia nel programma del Movimento 5 stelle fino a ieri considerato dalla sinistra, ma non solo, demagogo e populista. Dunque qualcosa di buono deve avere, se anche il Pd nostrano fa oggi sua quella idea. Che sia proprio quella di forzare i partiti, altrimenti pigri, a una riforma radicale nel loro interno la sua missione? |
Citazione: |
Passa la proposta Pd. Sì della Camera: il taglio scatta già con la rata di luglio
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Contrari Lega, Idv, radicali e Noi Sud, si astiene Fli I partiti si sono dimezzati i finanziamenti pubblici, da 182 milioni di euro scendono a 91 nel 2012; il taglio della metà scatta da luglio, con il pagamento dell’ultima rata di rimborsi elettorali. Ieri l’aula della Camera ha votato l’articolo 1 del testo di legge scritto da Bressa del Pd e Calderisi, Pdl, approvato con 372 sì, 97 no e 17 astenuti. Contrari la Lega, i Radicali, Noi Sud e Italia dei Valori. Per il sì hanno votato Pd, Pdl, Udc, Api, mentre Fli si è astenuta, a riprova che il Terzo Polo è finito. Decisamente soddisfatto Pier Luigi Bersani che per primo aveva proposto il tagli della metà: «Avevo detto dimezzamento e ci siamo arrivati». La settimana prima, quando l’ostruzionismo leghista aveva causato il rinvio del voto, il segretario Pd si era infuriato. Ora «si comincia a vedere qualche fatto. Siamo riusciti ad arrivare a un risultato concreto e vero», ha commentato ieri: «Per noi questa misura vuol dire anche tagliarci un braccio», ha ammesso, «ma la spesa più grossa che affrontiamo è la formazione di 2.000 giovani, nell'iniziativa Finalmente Sud, e quella la salveremo». Il Pd infatti ha lavorato perché il taglio passasse senza altri tentennamenti, e ieri il voto è stato anticipato per lo slittamento delle nomine per le Authority. Si continua oggi, all’esame anche l’aumento delle detrazioni fiscali per le donazioni ai partiti e alle Onlus. Ora dei 91 milioni il 70% (63.700.000 euro) andrà come rimborso per le spese elettorali e per l'attività politica. Il restante 30%, cioè 27.300.000 euro, viene erogato a titolo di cofinanziamento. Il taglio ai rimborsi procederà a scalare negli anni, secondo il testo Bressa-Calderisi, e secondo i conti della Ragioneria dello Stato, a regime, nel 2016 i risparmi per lo Stato saranno di 11 milioni di euro. Nel pomeriggio sono stati bocciati tutti gli emendamenti presentati dalla Lega e da qualche pidiellino per l’abrogazione totale del finanziamento, così da cavalcare l’onda populista contro i partiti, tanto più con il successo di Grillo. Il governo si era rimesso all’aula. «Ancora oggi c'è chi promette una raccolta di firme per una legge che verrà, c'è chi, demagogicamente, perché forse sa che non passerà, mette ai voti un emendamento che dovrebbe cancellare il contributo pubblico ai partiti», ha commentato Michele Ventura, vicecapogruppo Pd che ricorda: «Il Pd si è battuto dimezzamento delle risorse subito, e da subito, il contributo passa da 182 a 91 milioni». Ma quando è stata bocciata la proposta di non dare più soldi ai partiti nella Rete è scattato il tam tam delle critiche, mentre la Lega con faccia tosta accusava di «bluff» e «demagogia» Pd, Pdl e Udc, che hanno votato contro gli emendamenti. A favore Lega, Idv, Radicali e NoiSud. I deputati di Fli si sono astenuti, propensi ad abolire il finanziamento come «segnale forte» ai cittadini sfiduciati dalla politica. Ma in aula un leghista ha balbettato che «sull’uso che ne hanno fatto i partiti dei fondici sarà un dibattito. Se ne sono viste di tutti i colori». Verde, soprattutto. È passato invece l’emendamento di Sesa Amici, del Pd, per la parità di genere, che «sanziona» del 5% il partito che presenta un numero di candidati dello stesso genere superiore a due terzi del totale. SCINTILLE IN AULA L’atmosfera si è scaldata per un botta e risposta tra Roberto Giachetti e Roberto Maroni: «C’è chi ha preso doppie razioni. La Lega oggi deve tacere», ha detto il deputato del Pd, l’ex ministro leghista gli ha urlato «bravo, bravo» e dai banchi della Lega è volato uno «stai zitto» a Giachetti. E Maroni ha annunciato che oggi La Padania in prima pubblicherà «l’elenco di chi ha votato contro l’abrogazione» dei finanziamenti, la lista di proscrizione. Tagli anche ai fondi della Camera: il presidente, Gianfranco Fini, ha proposto il taglio del 5%, pari a 50 milioni l’anno su 992: un totale di 150 milioni di risparmi nel triennio 2013-2016. l'Unità 23 maggio 2012 |
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