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30 Maggio 2008.
I tagli all’Ici? Li pagano le donne vittime di violenza Chi nutrisse ancora dubbi circa la sensibilità di questo governo nei confronti dei problemi sociali del nostro paese, adesso può finalmente chiarirsi le idee. Il decreto fiscale varato dall’esecutivo per coprire la detassazione dell’ICI prevede alcune decine di “colpi di forbice”, tra cui ben 20 milioni di euro di tagli al Fondo contro la violenza alle donne. Ovvero: molti meno soldi ai centri antiviolenza che in Italia si occupano di dare protezione e un tetto a donne sole, ragazze-madri maltrattate, con bambini piccoli. I numeri dicono che in Italia ci sono 14 milioni di donne vittime di violenza di cui ben tre milioni tra le mura domestiche. E come se non bastasse, nel decreto ci sono anche altre simpatiche novità, sotto forma di tagli a fondi già stanziati, dal trasporto locale a quello per l’occupazione (165 milioni), dall’ammodernamento delle rete idrica nazionale a quello dedicato al recupero dei centri storici. Ma il taglio dell’ICI è una misura troppo popolare per perdersi dietro a questi dettagli… |
La Repubblica ha scritto: |
ROMA - "La difesa legale delle donne violentate sarà a carico dello Stato". Il ministro della Giustizia Angelino Alfano, parlando all'Aula del Senato, annuncia che "è intenzione del governo presentare un emendamento al ddl sicurezza che preveda il patrocinio gratuito per le vittime delle violenze sessuali".
Non è un caso che l'annuncio arrivi a pochi giorni dall'arresto dei responsabili di due dei tre stupri avvenuti nella zona di Roma in queste ultime settimane. Sarà patrocinio gratuito indipendentemente dal reddito della vittima. Una riforma che il ministro aveva annunciato ieri durante la relazione sullo stato della giustizia, precisando che i condannati per mafia non potranno più accedere al beneficio. |
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Se la battuta non è una battuta
LIETTA TORNABUONI Il presidente del Consiglio, per sostenere che contro gli stupri alle donne il governo non può davvero far niente, dice: «Dovremmo mettere un soldato a guardia di tutte le belle ragazze italiane». Gli uomini della sua scorta politica si precipitano in molti, con benevola indulgenza: è una battuta, al presidente piace alleggerire anche le cose più gravi, ama scherzare e anche per questo piace a tanti. Ma è una battuta? No. Non fa ridere, è grossolana e inopportuna come è capitato infinite altre volte. È un indizio: lascia pensare che nella mentalità del presidente lo stupro sarebbe una specie di omaggio alla bellezza, una sfrenatezza provocata dalla desiderabilità femminile. Non l’avrebbe immaginato neppure Freud, che ha scritto le cose di meravigliosa intelligenza che sappiamo sui motti di spirito, la loro origine, le loro implicazioni, la loro significativa eloquenza. Il presidente potrebbe stare attento, frenarsi, rinunciare a volere far sempre lo spiritoso, rispettando il suo ruolo ed evitando di apparire come uno di quei nonni prigionieri del pensiero e del linguaggio ribaldo. Forse sarebbe pure consigliabile una maggior prudenza nell’uso dei sei telefonini che, dicono, si porta sempre dietro, due addosso e quattro affidati alla scorta fisica o all’auto. Ma adesso la mancanza di rispetto per le parole è globale, quanto la trascuratezza verso il rapporto tra parole e realtà. Il ministro dell’Interno, di fronte alle violenze urbane, promette di raddoppiare il numero dei soldati in città. Non sono serviti a migliorare la sicurezza: li ritiriamo? Macché, ne mandiamo di più. Il ministro della Giustizia, di fronte alla sovrappopolazione carceraria, promette l’edificazione di nuove carceri. Andrà bene per i costruttori di galere, ma già quelle esistenti non hanno dato risultati: cambiamo sistema? No, moltiplichiamo le carceri. La presidente di Confindustria si rallegra perché l’accordo parziale sui contratti «elimina lo sbagliato conflitto» tra datori di lavoro e lavoratori. Ma se i primi non possono o non vogliono pagare di più, e i secondi non arrivano a campare, come può il conflitto naturale essere sbagliato? |
(ANSA) ha scritto: |
11:11 STALKING: NICCO, FINALMENTE LEGGE DI INIZIATIVA PARLAMENTARE
- AOSTA, 30 GEN - "Finalmente è stata approvata una legge di iniziativa parlamentare e che fa giustizia di tanti ritardi accumulati negli anni". Così Roberto Nicco, deputato delle Minoranze linguistiche, commentata l'approvazione della legge che persegue chi minaccia o molesta. "Il Parlamento - ha aggiunto Nicco - è stato fin qui impegnato quasi esclusivamente nell'esame ed approvazione di decreti-legge, leggi di bilancio o ratifiche di trattati". Ha sottolineato che "sono sempre di più le vittime di molestie o violenze fisiche, psichiche o sessuali, compiute soprattutto contro le donne, spesso anche all'interno delle mura domestiche e ad opera del proprio partner". Nicco ricorda poi che "sin dall'aprile 2008, poco dopo le elezioni, la componente delle minoranze linguistiche della Camera ha presentato una proposta di legge in materia, cui sono seguite diverse altre proposte parlamentari ed un disegno di legge del Governo. La Commissione competente ha provveduto ad elaborare un testo unificato che oggi la Camera ha approvato, con emendamenti, pressoché all'unanimità". (ANSA). |
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La Stampa 15.06.2012 ha scritto: |
Violenza di genere
Dal Pd arriva una proposta di legge “Prevenzione, accoglienza, soccorso” [D. M.] Idee «Nella relazione della Consulta per le Pari Opportunità viene chiesto a una dirigente delle Politiche sociali se si possa considerare necessaria una legge regionale specifica contro la violenza delle donne. La risposta è che una apposita normativa potrebbe consolidare quanto è stato già fatto finora. E noi con questo spirito presentiamo la nostra proposta». Così il consigliere regionale Gianni Rigo ha spiegato ieri le ragioni per cui il gruppo consiliare del Pd depositerà questa mattina il testo di una proposta di legge «per il contrasto e la prevenzione della violenza di genere». Come ha spiegato Erika Guichardaz, esponente del Pd e componente della Consulta Pari Opportunità, «c’è la volontà di rimettere ordine e disegnare un quadro comune di azione attraverso l’impegno dell’insieme delle amministrazioni pubbliche e del volontariato sociale che operano quotidianamente su questo fronte». La proposta di legge prende in considerazione e disciplina servizi esistenti come il Centro antiviolenza e la struttura di prima accoglienza «Arcolaio» ma introduce anche alcune novità, come le iniziative di prevenzione e informazione in particolare rivolte alle scuole e alle famiglie, e l’accento sulla necessità di una adeguata formazione professionale, da parte della Regione, per gli operatori coinvolti negli interventi legati al fenomeno. Lanciata anche l’idea di istituire un Osservatorio regionale per il monitoraggio degli episodi di violenza. Il Pd propone poi l’attivazione di un piano triennale che stabilisca le azioni da adottare negli ambiti della prevenzione, dell’accoglienza e del soccorso. «Noi abbiamo scritto questo testo - ha detto Rigo - ma siamo anche aperti ad accettare emendamenti. Siamo disponibili noi stessi a inserire modifiche alla nostra proposta, se associazioni e operatori ci daranno suggerimenti oppure integrazioni». La proposta di legge presentata dal Partito democratico dovrà essere assegnata alle Commissioni, poi ci saranno due mesi di tempo perché il suo iter arrivi nell’aula del Consiglio Valle. |
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Violenza di genere Ok alla nuova legge Il Consiglio regionale ha approvato ieri all’unanimità, dopo un breve dibattito, il disegno di legge sulla prevenzione della violenza di genere. La nuova normativa è arrivata in aula come provvedimento elaborato dalla commissione consiliare «servizi sociali» che ha coordinato le proposte presentate prima dal Pd e successivamente dalla giunta regionale. La nuova normativa prevede il sostegno del Centro antiviolnza, l’istituzione di un Forum permanente contro le molestie e le violenze di genere, istituisce l’Osservatorio regionale sulla violenza di genere e prevede uno stanziamento annuo, a decorrere dal 2013, di 284.500 euro. |
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Due giorni fa, Isabella Rauti veniva nominata Consigliera per le politiche contro la violenza di genere, da Alfano che ha dichiarato: «L’ho Scelta per il suo curriculum»
a notizia è arrivata come una doccia gelata, tutto avremmo potuto immaginare tranne che una persona come Isabella Rauti, che ha portato avanti lotte contro l’autodeterminazione della donna e a favore dell’oggettificazione della stessa, potesse mai ricoprire un ruolo simile. Non ci vogliono grandi politologi per capire quanto una persona come lei sia poco adatta al ruolo, ma per chi si fosse distratto per qualche decennio riporto i punti principali della sua carriera per quanto riguarda la parità di genere. Innanzittutto è importante chiarire la sua natura politica, Isabella è figlia di Pino Rauti, segretario nazionale del Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale e del Movimento Sociale-Fiamma Tricolore . La Rauti quindi fa parte della tradizionalissima e vecchia destra conservatrice - e quindi fascista- , è noto come nella cultura di estrema destra, e fascista, ci sia l’esaltazione dell’angelo del focolare, della donna dedita esclusivamente alla casa e alla famiglia, che ha come unico compito quello di generare una robusta e numerosa prole. Ma purtroppo non è solo la sua natura politica che ci fa dubitare della sua capacità di ricoprire quel ruolo. Bisogna ricordare infatti che la stessa Rauti fu la seconda firmataria della proposta di Legge Tarzia nella Regione Lazio sotto la giunta Polverini. Quella legge che permette l’ingresso dei movimenti cattolici antiabortisti nei consultori che colpevolizza l’aborto, che sottopone le donne che intraprendono un’interruzione di gravidanza a una violazione della loro libertà di scelta, la stessa legge dello smantellamento dei consultori pubblici e dei cortei fondamentalisti cattolici. Ricordiamo anche della recentissima vicenda su Miss Italia di cui abbiamo largamente discusso nel nostro blog. Isabella Rauti, grande sostenitrice del concorso Miss Italia, è stata una delle donne che tanto si è prodigata per la necessità di salvare il programma – in nome della libertà delle donne di unire bellezza e intelligenza- organizzando convegni –con altre donne della politica e dello spettacolo- finanziati dallo stato dal nome un po’ contraddittorio “Miss Italia: il valore sociale della bellezza“ Ha anche accolto, Miss 2012 in pompa magna a Roma con suo marito Alemanno. Alemanno, lo stesso che due anni fa lanciò il famosissimo vademecum anti-stupro, quello che donava consigli alle donne su come vestire ma soprattutto di non uscire di casa dopo il calare del buio e di chiamare i sportelli anti-violenza in caso di necessità, sportelli anti-violenza che non sono stati per niente finanziati e promossi durante la sua amministrazione. Bisogna quindi ricordare alla Rauti che la violenza sulle donne non è solo il femminicidio . Il femminicidio, come abbiamo già sottolineato tantissime volte, non è che l’ultimo atto di una serie di discriminazioni e violenze perpetrate sulla pelle delle donne Consigliare alle donne di non uscire di sera è violenza. Consigliare alle donne su che genere di abbigliamento debbano indossare, per evitare violenze sessuali, è violenza ma soprattutto disinformazione perché ciò che causa uno stupro è solo uno stupratore e si dovrebbe dare un taglio con queste continue colpevolizzazioni alle donne Inserire fondamentalisti cattolici e obiettori nei consultori è violenza Privare le donne del diritto alla 194 è violenza Cosa importantissima da non tralasciare è che Isabella Rauti ha più volte dichiarato il suo dissenso verso il femminismo, come riporta Monica Pasquino dall’Huffington Post Femminista non sono mai stata (…) femministe non lo siamo mai state e neanche post-femministe, perché del femminismo storico abbiamo respinto le parole d’ordine, i costumi, le mentalità (…). Quello che proprio non posso condividere del femminismo è lo spirito di liberazione che antepone la conflittualità tra i sessi alla complementarietà dei sessi, e vuole l’eliminazione dei ruoli di genere e la cancellazione delle identità maschili e femminili. Si può combattere la violenza sulle donne odiando il femminismo? Sempre dall’articolo sull’ HP Si può fare a meno della cultura femminista per contrastare la violenza sulle donne? Una destra familistica, arrogante e securitaria può lottare contro il femminicidio? La risposta del nuovo governo è sì. |