La Stampa ha scritto: |
UNO STRALCIO
Quindi che strada presero il Pds, poi i Ds e oggi il Partito democratico? «La strada indicata e seguita da Craxi. Ho visto in questi anni autorevoli dirigenti spiegare che tra Berlinguer e Craxi aveva ragione l’ex leader socialista». Si riferisce a Piero Fassino e a D'Alema? «Anche ma non solo, è stato un vezzo generale che ha riguardato quasi tutto il gruppo dirigente. Come diceva il vecchio Napoleone Colajanni, il repubblicano e garibaldino dell’Ottocento, "il pesce puzza dalla testa"». Sta dicendo che anche Veltroni e gli altri sono coinvolti? «Ma neanche per sogno, non lo dico perché non lo penso. Vedo che per ora il problema è in periferia, mele marce, cacicchi o come si chiamano adesso, che comunque per me fino a sentenza definitiva sono tutti innocenti. Io parlo di una questione culturale, di una visione della politica» Cosa intende dire? «L’aver capovolto le idee di Berlinguer sule mani pulite, l’aver scelto di stare sul mercato anche come partiti, l’aver cercato di comprare una banca, l’aver tifato per questa o quella cordata di finanzieri... tutto questo ha cambiato la natura del centrosintra. Poi è evidente che, scendendo "pe li rami", in provincia troviamo il familismo, le commistioni, le cene tra compagni di merendine fatte tra amministratori e costruttori». Ma perché è stata scelta questa linea, perché Craxi e non Berlinguer? «Perché si sono lasciati trasportare dall’ansia di legittimazione, il bisogno insopprimibile di entrare nel salotto buono. Che poi, come si vede, tanto buono non è. Ci sarebbe stato bisogno di un codice morale come ha fatto Zapatero, in cui si riafferma che la politica deve stare su un altro piano rispetto agli affari, a prescindere dalla magistratura. Un Codice di autoregoamentazione insomma». Se la sente a questo punto di dare un consiglio al segretario Veltroni? «Certo, ricominciare da quel riformismo colto di Gobetti e Salvemini: la riforma della politica come questione morale. Passando ovviamente per una severa e profonda autocritica. Un processo che andrebbe fatto pubblicamente, coinvolgendo più gente possibile, con un atto nobile, una Convenzione, forse anche un Congresso». |
1981 intervista a Berlinguer ha scritto: |
STRALCIO INTERVISTA :Scalfari - Berlinguer
Lei mi ha detto poco fa che la degenerazione dei partiti è il punto essenziale della crisi italiana. È quello che io penso. Per quale motivo? I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali. Per esempio, oggi c'è il pericolo che il maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera, cada in mano di questo o quel partito o di una sua corrente, ma noi impediremo che un grande organo di stampa come il Corriere faccia una così brutta fine. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le "operazioni" che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell'interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un'autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un'attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti. Lei fa un quadro della realtà italiana da far accapponare la pelle. E secondo lei non corrisponde alla situazione? Debbo riconoscere, signor Segretario, che in gran parte è un quadro realistico. Ma vorrei chiederle: se gli italiani sopportano questo stato di cose è segno che lo accettano o che non se ne accorgono. Altrimenti voi avreste conquistato la guida del paese da un pezzo. La domanda è complessa. Mi consentirà di risponderle ordinatamente. Anzitutto: molti italiani, secondo me, si accorgono benissimo del mercimonio che si fa dello Stato, delle sopraffazioni, dei favoritismi, delle discriminazioni. Ma gran parte di loro è sotto ricatto. Hanno ricevuto vantaggi (magari dovuti, ma ottenuti solo attraverso i canali dei partiti e delle loro correnti) o sperano di riceverne, o temono di non riceverne più. Vuole una conferma di quanto dico? Confronti il voto che gli italiani hanno dato in occasione dei referendum e quello delle normali elezioni politiche e amministrative. Il voto ai referendum non comporta favori, non coinvolge rapporti clientelari, non mette in gioco e non mobilita candidati e interessi privati o di un gruppo o di parte. È un voto assolutamente libero da questo genere di condizionamenti. Ebbene, sia nel '74 per il divorzio, sia, ancor di più, nell'81 per l'aborto, gli italiani hanno fornito l'immagine di un paese liberissimo e moderno, hanno dato un voto di progresso. Al nord come al sud, nelle città come nelle campagne, nei quartieri borghesi come in quelli operai e proletari. Nelle elezioni politiche e amministrative il quadro cambia, anche a distanza di poche settimane. Veniamo all'altra mia domanda, se permette, signor Segretario: dovreste aver vinto da un pezzo, se le cose stanno come lei descrive. In un certo senso, al contrario, può apparire persino straordinario che un partito come il nostro, che va così decisamente contro l'andazzo corrente, conservi tanti consensi e persino li accresca. Ma io credo di sapere a che cosa lei pensa: poiché noi dichiariamo di essere un partito "diverso" dagli altri, lei pensa che gli italiani abbiano timore di questa diversità. Sì, è così, penso proprio a questa vostra conclamata diversità. A volte ne parlate come se foste dei marziani, oppure dei missionari in terra d'infedeli: e la gente diffida. Vuole spiegarmi con chiarezza in che consiste la vostra diversità? C'è da averne paura? Qualcuno, sì, ha ragione di temerne, e lei capisce subito chi intendo. Per una risposta chiara alla sua domanda, elencherò per punti molto semplici in che consiste il nostro essere diversi, così spero non ci sarà più margine all'equivoco. Dunque: primo, noi vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato. I partiti debbono, come dice la nostra Costituzione, concorrere alla formazione della volontà politica della nazione; e ciò possono farlo non occupando pezzi sempre più larghi di Stato, sempre più numerosi centri di potere in ogni campo, ma interpretando le grandi correnti di opinione, organizzando le aspirazioni del popolo, controllando democraticamente l'operato delle istituzioni. Ecco la prima ragione della nostra diversità. Le sembra che debba incutere tanta paura agli italiani? |
vicali ha scritto: |
@Giorgio
Fantastico. Per combattere l'Uv bisogna governare nei comuni con l'Uv? Non mi sembrava il senso delle parole di Occhetto, citato a sproposito. |
vicali ha scritto: |
@Giorgio
Fantastico. Per combattere l'Uv bisogna governare nei comuni con l'Uv? Non mi sembrava il senso delle parole di Occhetto, citato a sproposito. |
dario m. carmassi ha scritto: |
meglio rendersi complici? |
bruno courthoud ha scritto: |
è senz'altro una sospensione per tutti o un guasto tecnico perché, ad es., anche a me è impossibile scrivere sul blog di Vincenzo Calì. |
bruno courthoud ha scritto: |
non confondiamo le acque, non confondiamo la cosiddetta questione morale con le scelte politiche.
cara Erika, dici che c'è dell'onesto e del marcio dappertutto (in ogni istituzione politica): sono parole che sento ripetere da quando avevo poco più di venti anni e siamo, purtroppo sempre allo stesso punto (è un modo per giustificare qualsiasi scelta). purtroppo, dopo quarant'anni, nulla di nuovo. PD = DS alternanza democratica: incompatibile con l'UV (basta leggere i primi due articoli del suo statuto o rivedere criticamente la sua storia ed il suo operato). passo e chiudo. |
bruno courthoud ha scritto: |
mi ha sempre divertito questa ossessione dei politici nel voler separare gli uomini in due categorie: i tecnici e i politici.
In realtà ci sono (o meglio dovrebbero esserci), per lo meno nella pubblica amministrazione, ruoli diversificati: ruoli tecnici e ruoli politici. Nella mia breve carriera (a partire dal 2 maggio 1976) presso la pubblica amministrazione ho potuto invece notare questo: che i cosiddetti politici non hanno generalmente nessuna preparazione o competenza tecnica, meno che mai nei settori in cui siedono come amministratori, eppure sputano sentenze e pareri su qualsiasi argomento (sanno tutto loro) che i cosiddetti tecnici hanno molte volte un acume politico infinitamente superiore a quello di chi li amministra e, in seguito alla 45/95, pretende di giudicarli (è un po' come se la mia competenza professionale dovesse essere giudicata dal mio gatto). Quanti politici abbiamo salvato da figure meschine e guai giudiziari! chi li conosce, li evita. |
bruno courthoud ha scritto: |
mi ha sempre divertito questa ossessione dei politici nel voler separare gli uomini in due categorie: i tecnici e i politici.
In realtà ci sono (o meglio dovrebbero esserci), per lo meno nella pubblica amministrazione, ruoli diversificati: ruoli tecnici e ruoli politici. Nella mia breve carriera (a partire dal 2 maggio 1976) presso la pubblica amministrazione ho potuto invece notare questo: che i cosiddetti politici non hanno generalmente nessuna preparazione o competenza tecnica, meno che mai nei settori in cui siedono come amministratori, eppure sputano sentenze e pareri su qualsiasi argomento (sanno tutto loro) che i cosiddetti tecnici hanno molte volte un acume politico infinitamente superiore a quello di chi li amministra e, in seguito alla 45/95, pretende di giudicarli (è un po' come se la mia competenza professionale dovesse essere giudicata dal mio gatto). Quanti politici abbiamo salvato da figure meschine e guai giudiziari! chi li conosce, li evita. |
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Citazione: |
E a destra
che dicono? Il brillante imprenditore Alfredo Romeo, eleganza di ottima sartoria ed eloquio imperativo, faceva affari a Napoli (non solo) con il sostegno convinto di Italo Bocchino, parlamentare di An già delfino di Pinuccio Tatarella oggi grande sponsor di Mara Carfagna per l’eventuale dopo Bassolino. Se vale per tutti – deve, no? – il tema della responsabilità etica e pre-giudiziaria che si incista in quel tono un po’ così, in quella familiarità torbida fatta di ammicchi allora il “ti aiuterò” di Bocchino a Romeo e il suo “siamo un sodalizio” dovrebbero suscitare all’istante uno sdegno uguale e contrario, una sollevazione simmetrica nell’elettorato di centrodestra a quella che giustamente indigna il popolo di centrosinistra. Anche oggi centinaia di interventi nel nostro sito internet, centinaia dimail al giornale: chiedono pulizia immediata. Che il Pd sia una casa di vetro. A destra si difendono, invece, si coprono. Certo questa non può essere una scusa. Lo abbiamo detto subito. Si deve pretendere che chi è coinvolto in indagini giudiziarie, nel Pd, faccia adesso un passo indietro. Che i governatori e gli assessori e i sindaci sospettati di malgoverno non trascinino nel loro privato inferno milioni di elettori che non si faranno trascinare, del resto e tra l’altro. Tuttavia, lasciateci solo due righe per marcare la differenza di reattività fra un elettorato ed un altro. Non ho visto sindaci di destra incatenarsi davanti a giornali di destra. Non ho letto autocritiche nei quotidiani che fiancheggiano il governo paragonabili agli atti d’accusa dei giornali che si dicono a sinistra. Se la destra attacca la sinistra e la sinistra attacca se stessa c’è qualcosa di squilibrato, c’è un errore di sistema. Diverse sensibilità, per così dire. Va bene: si può ripartire da qui. CONCITA DE GREGORIO |
bruno courthoud ha scritto: |
non è il caso di aspettare che il Parlamento legiferi in proposito (non lo farà mai), né che si muova la magistratura. Ogni organizzazione politica si crei i propri anticorpi (statuti, regolamenti, allontanamento dalla pubblica amministrazione, ecc.), senza prevedere eccezioni, in modo da garantire le precondizioni etiche necessarie per poter amministrare il denaro pubblico. |
Citazione: |
Uno dei comma del" Codice Etico "
5) Condizioni ostative alla candidatura e obbligo di dimissioni 1. Le donne e gli uomini del Partito Democratico si impegnano a non candidare, ad ogni tipo di elezione anche di carattere interno al partito coloro nei cui confronti, alla data di pubblicazione della convocazione dei comizi elettorali, sia stato: a) emesso decreto che dispone il giudizio; b) emessa misura cautelare personale non annullata in sede di impugnazione; c) emessa sentenza di condanna, ancorché non definitiva, ovvero a seguito di patteggiamento; per un reato di mafia, di criminalità organizzata o contro la libertà personale e la personalità individuale; per un delitto per cui sia previsto l’arresto obbligatorio in flagranza; per sfruttamento della prostituzione; per omicidio colposo derivante dall’inosservanza della normativa in materia di sicurezza sul lavoro. 2. Le donne e gli uomini del Partito Democratico si impegnano a non candidare, ad ogni tipo di elezione anche di carattere interno al partito, coloro nei cui confronti, alla data di pubblicazione della convocazione dei comizi elettorali, ricorra una delle seguenti condizioni: a) sia stata emessa sentenza di condanna, ancorché non definitiva ovvero a seguito di patteggiamento, per delitti di corruzione nelle diverse forme previste e di concussione; b) sia stata emessa sentenza di condanna definitiva, anche a seguito di patteggiamento, per reati inerenti a fatti che presentino per modalità di esecuzione o conseguenze, carattere di particolare gravità; c) sia stata disposta l’applicazione di misure di prevenzione personali o patrimoniali, ancorché non definitive, previste dalla legge antimafia, ovvero siano stati imposti divieti, sospensioni e decadenze ai sensi della medesima normativa; 3. Le condizioni ostative alla candidatura vengono meno in caso di sentenza definitiva di proscioglimento, di intervenuta riabilitazione o di annullamento delle misure di cui al comma 2 lett. c). 4. Le donne e gli uomini del Partito Democratico si impegnano a non candidare, ad ogni tipo di elezione anche di carattere interno al partito: a) i proprietari o coloro che ricoprano incarichi di presidente o di amministratore delegato di imprese che operano a livello nazionale nel settore della informazione, ovvero il loro coniuge, parenti o affini; b)i proprietari ovvero coloro che ricoprano incarichi di presidente o di amministratore delegato di imprese che operano nel settore della informazione a livello locale, nel caso in cui l’organo di garanzia territorialmente competente previsto dallo Statuto accerti che per il rilievo dell’attività dell’impresa si possa determinare un sostegno privilegiato a loro esclusivo vantaggio. 5. Ove sopravvengano le condizioni di cui ai commi precedenti, gli eletti, i titolari di incarichi all’interno del partito, ovvero il personale di nomina politica, rassegnano le dimissioni dal relativo incarico. 6. Attuazione del Codice Etico 1. Lo Statuto indica l’organo competente ad accertare e a pronunciarsi circa le violazioni del Codice etico, la procedura da seguire e le sanzioni da adottarsi. |
bruno courthoud ha scritto: |
oltre che diffonderlo, bisognerebbe applicarlo, usando, ovviamente in modo metaforico, la ghigliottina (allontanamento dalla pubblica amministrazione).
Ma siamo sicuri che la cosiddetta questione morale e la maggior parte dei mali di questo paese e di questa regione non siano le due facce della medesima medaglia, di un unico sistema? così sosteneva l'economista Ricossa su La Stampa, parlando del cosiddetto spoil system nostrano. I suoi erano discorsi di tipo esclusivamente economico, non moralistico (i singoli birichini ci son sempre stati e sempre ci saranno) |
bruno courthoud ha scritto: |
La casta ovvero ... collaboriamo:
"... il Parlamento compatto (escluso Di Pietro) boccia l'arresto del deputato Pd Margiotta." (La Stampa di oggi). e il codice etico? Erika, fino a ieri questa politica ti faceva schifo, ora non più? dipende da chi la pratica? p.s. per Giorgio il mio non è un inno a Di Pietro, che in questo momento sta facendo anche lui la sua brava politica politicata, come voi d'altronde. Non disturbatemi più, per piacere. Siete tutti della stessa pasta (infetti). |
bruno courthoud ha scritto: |
e va bene ... avete sempre ragione.
d'altronde venite dalla scuola del: "mai chiedere scusa" (letto poco tempo fa su questo blog). "non accettiamo lezioni di etica e di trasparenza da nessuno" (letto poco tempo fa su questo blog). Mi pare fosse la lezione di Stalin e dei suoi (forse devo ricredermi e pensare che Berlusconi non abbia tutti i torti quando continua a vedere comunisti di cui non fidarsi). Distruggete sistematicamente chiunque non accetti il vostro pensiero unico (Vincenzo in particolare, vi siete comportati molto ingiustamente nei suoi confronti, nonché tutti i vostri compagni di partito verso di cui nutrite un odio viscerale per vecchie rancunes, tanto che non osano neanche più affacciarsi su questo o altri blog). Vi alleate con il sistema mafioso e clientelare dell'UV. In buona parte dell'Italia ne fate già parte (del sistema mafioso e clientelare). Predicate il nuovo e razzolate come e più di prima. Stroncate sul nascere ogni ipotesi di alternativa. Cosa volete ancora? che qualcuno vi dia ancora credito? A questo punto piuttosto che votare PD, voterei UV, tanto vale. Ho l'impressione che fra poco rimarrete in due o tre su quella famosa piazza, e nessuno attraverserà quei ponti, nemmeno per quattro chiacchiere. Tanti auguri e buone feste a tutti. |
bruno courthoud ha scritto: |
per me, a questo punto, il PD farebbe bene ad appoggiare la maggioranza UV anche in Regione, in luogo di fare finta di stare all'opposizione.
Le stesse cose che dite di aver ottenute stando all'opposizione, le avreste ottenute anche stando in maggioranza, e forse qualcosa di più. AUGURI A TUTTI |
bruno courthoud ha scritto: |
per me, a questo punto, il PD farebbe bene ad appoggiare la maggioranza UV anche in Regione, in luogo di fare finta di stare all'opposizione.
Le stesse cose che dite di aver ottenute stando all'opposizione, le avreste ottenute anche stando in maggioranza, e forse qualcosa di più. AUGURI A TUTTI |
La Stampa 16 Ottobre 2009 ha scritto: |
L’irritazione. il caso
Convegno di St-Vincent l’assessore alle Finanze «Obiettivo efficienza» «Non voglio domande sulle truffe alla Regione» Lavoyer e l’etica “No ai moralismi” SAINT-VINCENT Storia chiusa, per Claudio Lavoyer, quella delle truffe alla Regione causa ospitalità un po’ troppo generose. Chiusa da una condanna a un anno di carcere in primo grado ma soprattutto cancellata dalla prescrizione. Capitolo chiuso, ma nota dolente. Alla domanda se non abbia provato un qualche imbarazzo ad aprire i lavori di un convegno sui danni alle finanze pubbliche, l’assessore taglia corto e di quello, dice, «non voglio proprio parlare».\ Elastica, efficace. E soprattutto rapida. Così deve essere la pubblica amministrazione secondo l’assessore alle Finanze Claudio Lavoyer, che ieri ha aperto i lavori della tre giorni dedicata a «Etica e diritto - il danno alle Finanze pubbliche: profili amministrativi e penali». Organizzato dalla Regione, dall’UniVda e dal Centro europeo di bioetica (targato Unesco) radunerà fino a domani giuristi, magistrati (dal procuratore di Aosta Marilinda Mineccia fino al pg di Torino, Marcello Maddalena), docenti universitari e giornalisti (tra questi l’editorialista de La Stampa, Luigi La Spina). «Non ho la presunzione di entrare nel merito degli argomenti in discussione - ha ammesso Lavoyer - ma due brevissime considerazioni sul rapporto tra etica e amministrazione le vorrei fare. Ritengo, in una visione non moralistica e bacchettona, che l’etica nella pubblica amministrazione significhi innanzitutto avere una pubblica amministrazione efficace nelle risposte ai bisogni dei cittadini». La politica del fare, insomma. «Un’amministrazione equa, affidabile ed efficace riesce a ispirare fiducia al pubblico, crea un clima favorevole alle imprese e contribuisce al buon funzionamento dei mercati. L’etica è la chiave del buon governo». Lavoyer si fa una domanda - «quali sono quindi gli interventi necessari per rafforzare la fiducia dei cittadini?» - e si dà una risposta sgranata in cinque punti: «Bisogna definire una chiara missione per adeguarsi alle attuali esigenze della gente; salvaguardare i valori adeguandosi ai cambiamenti; è importante applicare le regole ma soprattutto prevenire le storture perché a lungo termine la prevenzione è un investimento che incide favorevolmente sulle relazioni tra pubblica amministrazione e società civile; anticipare i problemi e infine trarre vantaggi dalle nuove tecnologie, che possono aiutare i poteri pubblici a trovare nuove vie per informare i cittadini». «Noi, politici e amministratori - dirà Lavoyer a margine dei lavori - abbiamo come primo compito quello di dare risposte alla gente». Risposte che però ogni tanto - basta leggere le cronache giudiziarie di tutto il Paese - cozzano contro la legge. «Il rispetto delle normative è la prima e imprescindibile regola, questo è chiaro - dice -. Però non deve essere tutto lì. L’efficienza è la chiave di tutto: azioni veloci risparmiano costi immensi ed evitano problemi a lungo termine. Serve equilibrio. Poi può capitare che i politici sbaglino, e quando prendono una decisione ogni tanto scivolino...». Chi quegli scivoloni era sempre pronto a punirli era il procuratore di Asti Maurizio Laudi, magistrato torinese in prima linea contro terrorismo e criminalità morto il 24 settembre a 61 anni per un infarto. Era nella segreteria scientifica del convegno e in tutti gli interventi della mattina ha fatto capolino il suo nome. Maddalena ha citato ampi brani della relazione che Laudi aveva preparato su Giustizia ed etica: «E’ da respingere - scriveva - una concezione della giustizia come valore assoluto. Spaventa l’idea di un giudice che con le sue sentenze stabilisca ciò che è “bene” e ciò che è “male”, facendosi egli stesso creatore della regola in nome di un incontrollato e incontrollabile ruolo di interprete autentico della “morale”». ANDREA CHATRIAN |
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bruno courthoud ha scritto: |
per me, a questo punto, il PD farebbe bene ad appoggiare la maggioranza UV anche in Regione, in luogo di fare finta di stare all'opposizione.
Le stesse cose che dite di aver ottenute stando all'opposizione, le avreste ottenute anche stando in maggioranza, e forse qualcosa di più. AUGURI A TUTTI |
(ANSA) Data: 17/10/2009 ha scritto: |
11:44 REGIONI: FAS; CIPE TAGLIA A VAL D'AOSTA 2,6 MLN DI EURO (ANSA) - AOSTA, 17 OTT - La Valle d'Aosta avrà dallo Stato 2,6 milioni di euro in meno rispetto al previsto per gli investimenti a favore della competitività, inseriti nel programma regionale cofinanziato dal Fondo per le aree sottoutilizzate (Fas). E' quanto si è appreso dalla riunione del Comitato di sorveglianza che si è svolta ad Aosta. Il taglio del 6,2 per cento (in linea con quanto stabilito a livello nazionale per il complesso dei programmi attuativi regionali) è stato deciso per il 2009 dal Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) ed ha ridotto le risorse destinate alla Valle d'Aosta dagli iniziali 41,58 milioni di euro a 38,967 milioni. Tali fondi - è stato riferito dalla Regione - non sono ancora disponibili e la Valle d'Aosta ha anticipato con risorse proprie anche la quota di cofinanziamento del Fas. "Auspico - ha dichiarato il presidente della Regione, Augusto Rollandin - che il provvedimento di autorizzazione all'utilizzo delle risorse da parte del Ministero venga adottato al più presto e che il relativo anticipo venga trasferito alla Regione secondo quanto stabilito dai provvedimenti adottati dal Cipe per non compromettere il buon andamento della programmazione". Fino al 2013, gli investimenti programmati in Valle d'Aosta nell'ambito del Fas sono di 58,8 milioni di euro, provenienti dallo Stato, dalla Regione e da altri soggetti pubblici. Le opere riguardano gli interventi sulle tratte ferroviarie Aosta-Chivasso e Aosta-Pre-Saint-Didier, la creazione di infrastrutture per la raccolta e la diffusione delle informazioni sulla rete viaria regionale, l'estensione del sistema informativo sanitario e sociale sull'intera regione, la realizzazione del Polo universitario nella caserma Testafochi di Aosta e la realizzazione di un percorso integrato tra i Parchi del Mont Avic e quello del Gran Paradiso. (ANSA). |
bruno courthoud - Inviato: Lun Dic 22, 2008 2:06 pm ha scritto: |
per me, a questo punto, il PD farebbe bene ad appoggiare la maggioranza UV anche in Regione, in luogo di fare finta di stare all'opposizione.
Le stesse cose che dite di aver ottenute stando all'opposizione, le avreste ottenute anche stando in maggioranza, e forse qualcosa di più. AUGURI A TUTTI |
La Stampa 23 Ottobre 2009 ha scritto: |
CANDIDATURE. IN VENTI AZIENDE Valzer delle nomine nelle “controllate” Sono 20 le aziende e le società in cui i rappresentanti di nomina regionale andranno in scadenza nei primi sei mesi del 2010. L’elenco è stato pubblicato sul Bollettino ufficiale. Riguardano anche le figure dell’amministratore delegato, di due consiglieri di amministrazione e di un sindaco supplente dell’Inva, la società di servizi informatici in house. Per il Parco del Mont Avic l’avviso è per il presidente, due componenti effettivi e altrettanti supplenti del Collegio revisori dei conti. Per l’Usl l’avviso è relativo a due sindaci effettivi. Per la casa di riposo G.B. Festaz la ricerca riguarda tre consiglieri del Cda. L’avviso pubblico cita anche il Consorzio produttori frutta di Gressan (un posto nel Cda), la Fondazione Emile Chanoux (presidente, tre posti nel Cda, un effettivo e un supplente del Comitato di revisione), la Fondazione Centro internazionale su diritto, società ed economia (sei consiglieri d’amministrazione e nove componenti del Comitato scientifico), oltre che la Fondazione Gran Paradiso (presidente, due revisori dei conti effettivi e due supplenti). La raffica di avvisi comprende ancora la Fondazione Istituto musicale (un revisore effettivo e uno supplente), la Fondazione per le biotecnologie (due consiglieri), la Fondazione Natalino Sapegno (tre consiglieri e tre revisori dei conti effettivi), la Kiuva (un posto nel Cda), la Rav (un sindaco effettivo e uno supplente), la Servizi Previdenziali (presidente, due consiglieri e un sindaco supplente) e la Società producteurs de fruits Jovençan (un consigliere). Si chiude con la Società elettrica Gignod (un consigliere), la Valdigne Mont Blanc (un consigliere), la Valeco (presidente, un consigliere e un sindaco supplente), la Valle del Cervino (un consigliere) e il Comitato per la gestione venatoria (un consigliere). Per informazioni, bisogna rivolgersi all’Ufficio regionale Nomine. |
LA STAMPA 28 Ottobre 2009 ha scritto: |
Buongiorno
Senza sapere Se più niente ha il potere di stupirvi, ascoltate questa conversazione carpita dall’emittente Reggio Tv il giorno dei funerali delle vittime di Messina. C’è il governatore siciliano Lombardo che si lamenta con alcuni amici per aver firmato un decreto che consente a un consigliere comunale di costruirsi una casa in riva al torrente (quindi lievemente abusiva). «Capite? Chissà quanti ne firmo senza sapere, perché c’ho tanto di carte». Per certi versi sarebbe stato meglio che avesse agito in malafede. Mi sarei sentito un po’ più sicuro, un po’ meno affidato al caso. Quel che invece apprendiamo dalla viva voce di Lombardo è che siamo nelle mani di una banda di politici superficiali e stressati che non hanno alcuna consapevolezza dei loro atti. Non hanno consapevolezza di quel che dicono e che di solito è pensato e scritto da altri. Non hanno consapevolezza delle mani che stringono, perché vengono portati in giro come madonne pellegrine e indotti a dar retta a persone di cui ignorano la storia e la fedina penale. E non hanno consapevolezza dei documenti che firmano, spesso a tarda sera, nei ritagli di tempo fra il collegamento tv e la dichiarazione ai giornali: il loro vero lavoro. E’ chiaro che gente così dovrebbe almeno circondarsi di collaboratori preparati e integerrimi. Invece a prosperare in quella palude sono spesso i più servili, gli eterni portaborse. E così, dopo aver passato una vita a reclamare che fossero pulite, ci accorgiamo quanto sia importante che le mani della politica siano anzitutto attente, concentrate. Massimo Gramellini |
La Stampa 12 Novembre 2009 ha scritto: |
SCANDALO BESTIAME. LE INTERCETTAZIONI TELEFONICHE DEGLI ACCUSATI “Abbiamo l’appoggio di politici importanti” Rollandin e Lanièce prima indagati, poi scagionati AOSTA A tirarli in ballo sono state le stesse persone arrestate nell’inchiesta sul bestiame contaminato e sulle Fontine adulterate che, parlando con altre persone al telefono, sostenevano di avere l’appoggio di politici di primo piano. Il presidente della giunta regionale, Augusto Rollandin, e l’assessore regionale alla Sanità, Albert Lanièce, sono stati inizialmente iscritti nel registro degli indagati. La loro posizione, però, è già stata chiarita e al gip è stata richiesta l’archiviazione. «Noi dobbiamo agire - spiega il procuratore capo di Aosta, Marilinda Mineccia - soltanto quando abbiamo elementi certi di responsabilità. Dai nostri accertamenti è invece emerso che entrambi erano inconsapevoli di tale situazione». La maxi inchiesta (condotta dal Corpo forestale, dai carabinieri di Valpelline e dal Nas di Torino) ha portato all’arresto di 13 persone e 69 indagati a piede libero: tra questi anche alcuni veterinari, la cui posizione è ancora tutta da chiarire. «Gli illeciti emersi nelle indagini hanno portato alla luce un fenomeno preoccupante - continua il magistrato -, ma voglio rasserenare la popolazione perché tutte le attività che possono far temere per la salute pubblica sono state tenute sotto controllo». Le Fontine adulterate e consegnate ai diversi punti vendita della Valle sono state sequestrate dai militari del Nas, così come è stato ritirato dal commercio anche il grosso quantitativo di «zancolato» che era stato venduto come burro. «C’è il risvolto - aggiunge il procuratore capo - dei danni economici per la Regione, che si è costituita parte civile, valutati tra 350 e 450 mila euro». L’inchiesta era partita dai forestali. Indagando su reati collegati alla caccia avevano scoperto che in un ambulatorio di Carmagnola (Torino) si facevano esami su animali provenienti dalla Valle d’Aosta. Poi è venuto a galla il resto: produzione di Fontina utilizzando latte proveniente da una stalla dichiarata infetta da Tbc. Gli indagati sono 69, per reati che vanno dall’associazione per delinquere finalizzata alla truffa fino alla frode in commercio. Dalle indagini, coordinate dal pm Pasquale Longarini, è emerso inoltre che l’azienda agricola Cabraz di Jovençan, nonostante avesse la stalla bloccata per alcune bovine malate, aveva continuato a produrre la Fontina Dop. In seguito aveva ceduto il latte al caseificio Duclos, di Gignod, che lo avrebbe miscelato con altro latte. Angelo Cabraz ed Eliseo Duclos sono finiti in carcere. Agli arresti domiciliari, invece, si trovano Antonio Albisetti di Montjovet, Fabrizio Bisson di Gressan, Emilio Cabraz di Jovençan, Marisa Cheillon di Gignod, Angelo Letey di Valpelline, Elio Louisetti di Bionaz e Gabriele Viérin di Gressan. Con loro anche i veterinari Davide Mila di Morgex, Claudio Trocello di Aosta e Massimo Volget di Brissogne. Ai domiciliari anche Rosella Badino, di Pralormo (Torino), titolare di un laboratorio analisi di Carmagnola. DANIELE GENCO |
La Stampa 13 Novembre 2009 ha scritto: |
Buongiorno L’Intrattabile Sui libri di storia i nostri nipoti troveranno scritto che nell’autunno del 2009 un premier si fece approvare in 24 ore una legge per non finire sotto processo e penseranno a un refuso. Finiva così l’articolo che ho scritto un’ora fa e poi ho buttato nel cestino, perché nel rileggerlo mi sono accorto che ormai Berlusconi è un argomento intrattabile. Né io che scrivo né, temo, voi che leggete abbiamo più la giusta serenità per discutere di un uomo che non è un politico o un imprenditore come gli altri, ma un dio o un diavolo, a seconda degli umori. Uno che suscita amore e odio come le rockstar, le icone, le squadre di calcio. Provate a immaginare se il presidente del Consiglio Casini (Tremonti, Letta, Bersani) si fosse fatto scodellare una legge ad personam, fresca fresca di giornata, dalle sue gallinelle parlamentari. I suoi elettori sarebbero stati i primi a scandalizzarsi, ma chi lo avesse difeso o attaccato lo avrebbe comunque fatto senza quella passione totalizzante e morbosa che contraddistingue i fan e i detrattori di Berlusconi. Egli incarna il sogno di una massa di persone e i sogni di massa non sono tenuti a rispettare il codice penale né altra convenzione che non sia il perpetuarsi del sogno stesso. Questo pensano gli innamorati. Mentre i nemici diventano sempre più ossessivi e si chiedono: come potremmo non esserlo, visto che lui è ovunque, dalla politica alla finanza, dallo spettacolo allo sport? Ma anche loro non sanno più cosa inventarsi e così, proprio alla fine della sua parabola, quest’uomo epocale sembra aver raggiunto il suo obiettivo: lasciarci tutti senza parole. Massimo Gramellini |
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La Stampa 13 Novembre 2009 ha scritto: |
LE RICADUTE PER LA FONTINA Rollandin: «Il marchio Dop non è in discussione» «Non vedo perché mettere in forse il risultato di un prodotto definito con marchio Dop, solo perché alcuni allevatori e caseifici non si sono comportanti onestamente. La magistratura ha già isolato gli inquinatori, se qualcuno ha sbagliato paghi in prima persona». Lo ha detto il presidente della Regione Augusto Rollandin, ai margini della commemorazione della vittime di Nassiriya, ieri nella caserma dei carabinieri in via Clavalité. «Ho sempre sostenuto e raccomandato la bontà del prodotto - ha aggiunto il presidente -. Non credo proprio che la pregiata Fontina corra il rischio di essere esonerata del marchio Dop ottenuto con tanta fatica da tutti gli allevatori onesti». Aver saputo di essere indagato con l’assessore alla Sanità Albert Lanièce è stata un sorpresa e allo stesso tempo un dispiacere. «Chi ci ha tirato in ballo lo ha fatto impropriamente e in modo scorretto. La magistratura, però, ha già appurato la nostra estraneità ai fatti» D.GE |
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La Stampa 13 Novembre 2009 ha scritto: |
“La Toma? E’ un Visitors” Nell’ordinanza del gip i filoni dell’indagine che si è conclusa con tredici arresti L’inchiesta dei carabinieri di Valpelline, polizia giudiziaria della Forestale e Nas di Torino, coordinata dal pm Pasquale Longarini, che ha fatto finire agli arresti 13 tra allevatori e veterinari (2 in cella e 11 ai domiciliari) è agli atti come procedimento penale 2135/08. I filoni sono 5: l’importazione clandestina di bovini dalla Svizzera, l’alimentazione di bovine con fieno non valdostano in contrasto con il disciplinare della Fontina, la produzione e vendita di Fontine prodotte con latte proveniente da bovini malati e di zangolato (burro grezzo non commestibile e zeppo di batteri), le importazioni clandestine di medicinali veterinari e la falsificazione dei risultati delle prove di tubercolosi e brucellosi per evitare di perdere i contributi regionali ed europei che premiano le stalle indenni. Il tutto con un’ampia rete di complicità tra allevatori (tra cui il presidente dell’associazione regionale, Gabriele Viérin, ultimo vincitore delle Batailles) e medici veterinari. Fatti commessi e accertati nel 2007, 2008 e inizio 2009. Questo dicono le carte degli inquirenti. Eccole. Gli illeciti Sotto il profilo della salute pubblica, cioé di ciò che arrivava sulle tavole dei valdostani, l’ordinanza del Gip Maurizio D’Abrusco a pagina 68 ha un capitolo intitolato «Gli illeciti legati alla gestione del latte e i suoi derivati. Scrive il giudice: «L’indagine ha messo in luce le condotte illecite di Eliseo Duclos e Marisa Cheillon (contitolari del Cav, il Caseificio Artigiano Variney di Gignod), di Roberto Avetrani (consulente di Duclos), Antonio Albisetti (rappresentante, trasportatore e tuttofare presso il caseificio), Claudio Trocello (veterinario Usl), Elio Louisetti (allevatore e conduttore di bovine di proprietà anche del Duclos) e Angelo Cabraz (allevatore e fornitore di Fontine al Duclos)». «Nel corso di intercettazioni emergeva la produzione di una partita di Fontine di colorazione rossa, inidonee al consumo umano per la riscontrata presenza di stafilococco (patogeno per l’uomo e l’animale). Le Fontine risultavano prodotte dall’azienda di Angelo Cabraz e cedute per la commercializzazione al Caseificio Artigiano Variney di Gignod. Eliseo Duclos e Marisa Cheillon rivendevano le Fontine, tra gli altri, al supermercato (omissis) di Aosta e a (omissis) di Ivrea. Le conversazioni tra Angelo Cabraz ed Eliseo Duclos dimostrano come le Fontine, poi sottoposte a prelievo e analisi, non fossero idonee al consumo umano per la presenza dello stafilococco». Le Fontine rosse «Eliseo Duclos, durante le conversazioni intercettate, riferiva ad Angelo Cabraz di aver appreso della presenza dello stafilococcco direttamente dal veterinario Claudio Trocello in servizio presso l’Usl Valle d’Aosta. Il 19 maggio 2008 servizi di controllo nel caseificio di Eliseo Duclos e negli allevamenti di Angelo Cabraz culminavano con il rinvenimento e sequestro di partite di Fontina inidonee al consumo. Si è accertato che Trocello, interagendo con Eliseo Duclos e Angelo Cabraz, ha clamorosamente violato ogni regola deontologica, agendo contrariamente ai doveri funzionali, attraverso le seguenti condotte: formando falsamente un atto del suo ufficio, nella specie una proposta di distruzione dichiarando un numero di Fontine da distruggere (7, ndr) minore rispetto a quello reale (14, ndr); avvisando telefonicamente Cabraz (utilizzando l’utenza mobile di Duclos, ndr) dell’imminente controllo a opera dei Nas di Torino e suggerendogli di occultare formaggi e similari; sollecitando il Duclos alla distruzione delle cosiddette Fontine rosse e a seguito dell’inerzia di questi, attivandosi per la produzione di documentazione falsa “comprovante” l’avvenuta distruzione presso lo stabilimento Zora di Pollein ove a tal fine si recava personalmente per poi desistere grazie all’intervento tempestivo della polizia giudiziaria». «Vendile per i toast» «La commercializzazione ad opera del Caseificio Artigiano Variney delle Fontine “rosse” provenienti dall’allevamento di Cabraz è stata riscontrata presso il supermercato (omissis) di Aosta e presso (omissis) di Ivrea dove il 22 maggio 2005 sono state sequestrate alcune forme. Il Duclos ha intrapreso vie “secondarie” per commercializzare comunque il prodotto inidoneo». In particolare, Duclos a un negoziante di Ivrea «suggerisce di venderle come “Fontina da toast”». In un’altra occasione, quando un supermercato di Aosta le restituisce, Duclos parla con Angelo Cabraz «per la somministrazione delle Fontine ai dipendenti di origine marocchina». E un’altra volta, le forme scadenti rimandate indietro «sono finite in un negozio di Pila». La questione burro Il capitolo burro, per usare un eufemismo, è a pagina 75 dell’ordinanza. «Con il sopraggiungere della stagione estiva, alla fine di giugno 2008, a fronte della carenza del prodotto burro nel caseificio Cav, Duclos è indotto da Antonio Albisetti ad approvigionarsi presso la ditta Valle Josina (Cuneo) di zangolato crema di latte non pastorizzato. Il prodotto, senza alcuna lavorazione aggiuntiva (pastorizzazione, ndr) è stato di seguito confezionato e commercializzato come derivante da produzione propria». Scrive ancora il Gip: «Di fatto, è stato incredibilmente venduto quale burro artigianale di panna pastorizzata...Va evidenziato che la ditta fornitrice opera correttamente, precisando sia nella telefonata sia nelle fatture che trattasi di prodotto non destinato al consumo umano diretto, richiedendo apposita dichiarazione del Duclos che il prodotto non viene venduto direttamente al pubblico bensì utilizzato nel ciclo produttivo aziendale». «Lo zangolato è un burro grezzo, ad elevata carica batterica, che necssita di ulteriore lavorazione (pastorizzazione, ndr) prima della somministrazione all’uomo. E’ emerso invece, da una serie di conversazioni telefoniche tra Duclos e Antonio Albisetti, che il prodotto zangolato, acquistato in pani bianchi da 25 Kg, è stato semplicemente ridotto di volume mediante ‘’panettatrice’’, ottenendo così panetti di diverse pesature (1 Kg, 500 e 250 grammi) somministrato al pubblico come burro di panna pastorizzata. Peraltro il Duclos prima della “riduzione volumetrica” ha esposto il prodotto alle elevate temperature estive (in luoghi inidonei come autorimesse o su un camioncino non refrigerato) favorendo in questo modo l’ulteriore proliferare esponenziale delle cariche batteriche, come palesato in una conversazione con Albisetti che lamenta: il fatto che lo zangolato (definito da Albisetti ‘’burro crudo’’) sia stato esposto a temperature troppo elevate (25-30 gradi); il deteriorarsi del prodotto “Fonduta”, divenuto nero e acquoso perché tenuto in un garage al caldo». Il 7 agosto 2008 tra Duclos e Albisetti ci sono telefonate «propedeutiche all’occultamento dello zangolato fuori dallo stabilimento aziendale, su un camioncino in località Tzamberlet di Aosta, affinché non venga rinvenuto in sede di accertamento dell’Usl. Nella stessa giornata, lo zangolato a seguito di ordinativo del supermercato (omissis) viene depezzato e confezionato tour court (ovviamente senza pastorizzazione) e quindi consegnato al cliente, dando adito alla lamentela del personale (burro molle, ndr)...il 14 luglio 2008 il Nas di Torino con l’Usl Vda effettuava il campionamento del prodotto somministrato da Duclos come burro (esaminando panetti già confezionati) riscontrando cariche batteriche elevatissime». Di tutto ciò, il veterinario Trocello doveva redigere le «schede di vigilanza sanitaria». Che ha fatto, ma, scrive il Gip, «gli atti sono falsi». Nell’estate 2008 il Caseificio Artigiano Variney acquista altro zangolato (443 Kg) dal Caseificio Piemontese di Torino. Il 17 settembre ne arrivano 174 Kg invasi dalla muffa «ma si evince la scetla di Duclos di commercializzarli comunque». E la decisione di vendere lo stesso quello zangolato ammuffito spacciandolo per burro fresco valdostano, scrive il Gip, è suffragata da testimonianze rese alla Procura da negozianti di Arvier, Morgex e da albergatori di Cervinia («era giallo e molle»). Trocello è di nuovo sullo sfondo, «attestando falsamente che l’azienda si sarebbe adoperata per il ritiro dal commercio di lotti non conformi». E ancora: «Il fine di lucro è evidente, posto che lo zangolato acquitato al prezzo medio di 1,80 euro al Kg viene rivenuto come burro artigianale valdostano a un prezzo medio di oltre 4 euro al Kg, con un guadagno, nel solo caso dell’approvigionamento dei 5656 Kg dal Caseificio Valle Josina nel secondo semestre 2008, di oltre 12.443 euro». Extraterrestri Spuntano anche gli extraterrestri. Scrive ancora il gip: «La commercializzazione di formaggi di dubbia qualità da parte del Caseificio Duclos assume connotati ancora più allarmanti nel caso delle Tome di Valpelline, descritte come “Visitors” (per l’interna colorazione verde, estranea alle caratteristiche merceologiche del prodotto) nell’ambito di una telefonata (16 luglio 2008) tra Antonio Albisetti e una dipendente del supermercato (omissis), che rievoca nell’immaginario il noto fatto di cronaca del vino Ciravegna additivato da metanolo». Altro filone. Siccome il 19 maggio 2008 hanno chiuso la casera di Angelo Cabraz (6 bovini positivi alla Tbc), questi non si perde d’animo e decide di mandare il latte proibito al Caseificio Artigianale di Duclos per la lavorazione. Duclos non è ignaro dei rischi, anzi. In una telefonata dice: «Sono proprio un fuorilegge». (1/continua) |
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La Stampa ha scritto: |
L’inchiesta dei carabinieri di Valpelline, polizia giudiziaria della Forestale e Nas di Torino, coordinata dal pm Pasquale Longarini, che ha fatto finire agli arresti 13 tra allevatori e veterinari (2 in cella e 11 ai domiciliari) è agli atti come procedimento penale 2135/08.
I filoni sono 5: 1)-l’importazione clandestina di bovini dalla Svizzera, 2)-l’alimentazione di bovine con fieno non valdostano in contrasto con il disciplinare della Fontina, 3)-la produzione e vendita di Fontine prodotte con latte proveniente da bovini malati e di zangolato (burro grezzo non commestibile e zeppo di batteri), 4)-le importazioni clandestine di medicinali veterinari e 5)-la falsificazione dei risultati delle prove di tubercolosi e brucellosi per evitare di perdere i contributi regionali ed europei che premiano le stalle indenni. Il tutto con un’ampia rete di complicità tra allevatori (tra cui il presidente dell’associazione regionale, Gabriele Viérin, ultimo vincitore delle Batailles) e medici veterinari. Fatti commessi e accertati nel 2007, 2008 e inizio 2009. Questo dicono le carte degli inquirenti. Il giudice D’Abrusco, nell’ordinanza con cui ha deciso su richiesta del pm Pasquale Longarini tredici arresti tra allevatori e veterinari per lo scandalo bestiame, scrive che «le attività si collocano in un amplissimo contesto criminale». «Taluni allevatori alteravano il risultato della prova tubercolinica somministrando cortisonici agli allevatori». Nelle intercettazioni emerge che le bovine malate, pur di evitare la perdita della qualifica di «stalla indenne» e i relativi contributi, finivano dritte al macello, quindi nei piatti dei consumatori. «Era positiva, l’ho macellata» dice un allevatore in una telefonata. E il presidente Arev Gabriele Viérin, tra gli arrestati (ai domiciliari), in un’altra conversazione con un collega a cui hanno bloccato il latte, spiega: «Porta la fialetta di un’altra e porta giù così sei tranquillo...». Tutto ruotava attorno al laboratorio di Carmagnola che svolgeva test illeciti e nascondeva le eventuali positività alle malattie. Stefano Sergi |
La Stampa 14 Novembre 2009 ha scritto: |
“Era positiva, l’ho macellata”
Il giudice D’Abrusco «Le attività si collocano in un amplissimo contesto criminale» STEFANO SERGI «Le attività per le quali si procede si collocano in un amplissimo contesto criminale». Lo sottolinea il Gip Maurizio D’Abrusco nell’ordinanza di applicazione di 13 misure cautelari chieste dal pm Pasquale Longarini nell’ambito dell’inchiesta - condotta dai Nas di Torino, dalla polizia giudiziaria della Forestale valdostana e dai carabinieri di Valpelline - su bestiame contaminato e Fontine adulterate. I test alterati Uno dei capitoli su cui si fonda l’ordinanza è quello della truffa a Regione e Comunità europea attraverso l’alterazione dei test sulle bovine relativi a tubercolosi e brucellosi. Gli arrestati, per evitare che la stalla perdesse la qualifica di «indenne» e quindi i relativi contributi, si rivolgevano a un laboratorio di Carmagnola con la complicità di veterinari Usl e di altri convenzionati con l’Anaborava, l’associazione degli allevatori delle bovine di razza valdostana. Ecco cosa scrive il giudice D’Abrusco: «Nel gennaio 2008 il Corpo forestale avviava indagini in particolare sul conto di Italo e Donato Avoyer in merito alle ipotesi di truffa aggravata continuata, maltrattamento di animali e illecita importazione di bovini dalla Svizzera al fine di sostituirli con altri già censiti dal servizio veterinario...Presso taluni macellli piemontesi giungevano capi bovini, provenienti da stalle valdostane ufficialmente indenni, che a seguito di macellazione risultavano affetti da tubercolosi. Inoltre si apprendeva che taluni allevatori di bovini alteravano il risultato della prova tubercolinica trattando gli animali con i cortisonici». Il laboratorio amico «Rosella Badino (titolare del laboratorio LA.ECO.VET. di Carmagnola, ndr) adotta i seguenti comportamenti illeciti: riceve da allevatori valdostani e veterinari dell’Usl Vda o da liberi professionisti convenzionati con Anaborava, provette di sangue animale al fine di effettuare accertamenti di malattie soggette a profilassi di Stato (tubercolosi e brucellosi); si munisce di kit diganostici la cui detenzione e utilizzazione è consentita solo ai laboratori degli istituti zooprofilattici sperimentali e dell’Istituto Superiore della Sanità; effettua illegalmente gli accertamenti diagnostici previa consegna di campioni di sangue illegalmente prelevato dai bovini da parte dei proprietari o da veterinari; comunica il responso direttamente all’allevatore o al veterinario; fornisce all’allevatore una serie di precise indicazioni e precauzioni da adottare; omette di informare le autorità dell’esistenza di malattie infettive e diffusive (Tbc e brucellosi) accertate nella diagnostica; modifica i referti delle analisi eseguite laddove all’allevatore o al veterinario servisse apposita documentazione da allegare in sede di autocontrollo». Le strategie «Le provette sono contrassegnate da numeri così da poter individuare in caso di positività di malattia l’animale associato alla provetta numerata e di conseguenza diversificare la successiva condotta, adottando una delle seguenti strategie: mantenere in stalla il bovino positivo con il rischio di sospensione o revoca della qualifica di ufficialmente indenne, con ripercussioni economiche negative; avviarlo alla macellazione (intercettazione telefonica «...sì anche sulle mie l’altra volta aveva dato un + e io le ho macellate...»); venderlo sottacendo la patologia; alterare il risultato della prova tubercolinica». L’allevatore, manco a dirlo, per le mucche malate sceglieva di macellarle, venderle o alterare i risultati. Di sicuro, non se le teneva nella stalla «conservando così - scrive il Gip - fraudolentemente la qualifica di ufficialmente indenne». Gli allevatori «Rosella Badino interagisce con i gruppi di allevatori e con i veterinari appresso indicati: Angelina Jordan, Donato e Italo Avoyer; René Laurent Clos e Pierre Alexandre Clos, della «Mont Fallèrea» di Jovençan; Davide Mila, medico veterinario convenzionato con l’Anaborava e Vittorio Noz di Nus; Angelo ed Emilio Cabraz e Alfreda Tillier, di omonime Jovençan, Charvensod e Gressan; Fabrizio Bisson e Gabriele Viérin, soci di La Borettaz e vincitori della Batailles; Ada Giuseppina Girod, Carla Anna Maria Girod, Nello Angelo Girod, Giovanni Girod con ditte a Gaby e Fontainemore; Dante e Daniele Morzenti e Angela Rolland, ditta di Cogne con allevamento ad Aymavilles; Loris Pieiller e Laura Vercellin Nourissat, soci dell’azienda Lo Nic di Nus, Luciano e Marco Cuc di Aymavilles; Pierpaolo Trèves; Italo Lazier, Fontainemore e Leo Saraillon, Aymavilles». Al riparo dai Nas «Rosella Badino nell’espletamento delle illecite analisi preventive e ‘’parallele’’ volte all’accertamento di Tbc e brucellosi prima del risanamento ufficiale, si avvale della collaborazione di Daniela Andreol, Antonella Chiosso ed Emanuela Pessione». A questo proposito, tra le intercettazioni telefoniche ne spunta una in cui, dopo un’ispezione dei Nas, una dipendente del laboratorio dice ad Antonella Chiosso «Sai che Rosella vuole che quelli positivi non li registriamo...». E ancora, l’11 giugno 2008, due dipendenti parlano di nuovo dell’ispezione dei Nas: «...perché loro hanno tirato la battuta del laboratorio che c’era qualcosa che non gli piaceva, quindi il prossimo giro fanno un giro più ampio, faranno il giro del laboratorio...Ho detto a Daniela “Dany il prossimo giro ci sediamo lì, arrivano e gli diciamo noi non parliamo finché non arriva Rosella”, poi se la vede lei perché tutte le volte devi cercare di parargli il culo no...(riferito alla Badino)». «E’ bello positivo...» Altra intercettazione, 21 gennaio 2008, tra l’allevatore Donato Avoyer e il laboratorio. «Avoyer - scrive il Gip - cela l’identità sotto quella di tale signor Collé». Il laboratorio gli comunica il responso del test gamma-interferone risultato positivo alla Tbc: «..la due positiva...tutte e due...sia all’aviaria sia alla bovina...tutte e due positiva...». Altra telefonata tra Pierpaolo Trèves e il laboratorio sul test per la brucellosi. Dice una dipendente: «...ed è proprio bello positivo...sì sì è proprio alta alta, è il massimo...» e lui risponde «Sì sì avevamo già dei sospetti allora volevamo...». Il gamma-interferone Altro capitolo è quello dei Cabraz e di Alfreda Tillier, la procesura è la stessa, con i test del gamma-interferone svolti prima delle prove ufficiali del risanamento. I Nas e il Servizio veterinario il 17 giugno 2008 su 90 campioni di sangue prelevati nell’allevamento di Angelo Cabraz trovarono 6 capi bovini infetti da Tbc. «Il risultato di positività - scrive il Gip - assume rilevanza se confrontato con quello negativo della prova tubercolinica intradermica effettuata nel corso delle pregresse operazioni nell’ambito dei risanamenti ufficiali». Ancora: «Giova evidenziare che l’azienda di Angelo Cabraz è sempre risultata indenne alla Tbc fino all’ispezione a sorpresa in data 19 maggio 2008». Il blitz a La Borettaz Il 9 giugno 2008 è la data dell’ispezione dei Nas a La Borettaz, l’azienda del presidente degli allevatori Gabriele Viérin e del suo socio Fabrizio Bisson. Scrive il Gip: «Dai documenti acquisiti dal Nas di Torino emerge chiaramente come Gabriele Viérin si avvalesse del laboratorio LA.ECO.VET. per verifiche ‘’parallele’’ a quelle ufficiali volte all’accertamento della positività dei suoi capi alla tubercolosi bovina». Ancora: «Nell’ispezione si rinvenivano due forme di formaggio fresco invase da mosche e si accertava che l’azienda non aveva alcuna autorizzazione sanitaria alla trasformazione del latte prodotto. All’interno di un distributore automatico si rinvenivano prodotti (Fontina, formaggio valdostano, formaggio magro) riportanti in etichetta “prodotto dalla ditta La Borettaz” mentre in realtà trattavasi di prodotti acquistati da terzi». Ci sono poi le telefonate di Gabriele Viérin. Il 13 agosto 2008 alle ore 16,59 lo chiama un tale Livio «che - scrive il Gip - lamenta il fatto che a seguito di analisi effettuate sul latte si è riscontrata la presenza di inibenti e gli hanno “bloccato” il latte e le Fontine. Gli interlocutori discutono di controllare su alcune fiale i tempi di sospensione...Viérin consiglia di prendere il latte di un’altra mucca: “Eh va ben, ma te prendi un’altra!...ma no! non scherzare, ma non scherzare no, no, te prendi pure una paglietta (fiala per prelievo, ndr) di un’altra e porta giù, così sei tranquillo, e togli via Diane ancora un paio di giorni, poi io ti dico qualcosa...ecco e poi vediamo poi più avanti l’analizziamo semmai la porto...me lo dai a me lo portiamo su e io lo faccio passare che è una mucca che faccio io delle analisi e voilà». (2/continua) |
La Stampa 15 Novembre 2009 ha scritto: |
I VERBALI L’ordinanza che ha dato il via ai tredici arresti
“Ostacoli all’inchiesta”. Il Gip: forti resistenze alle analisi del Nas anche in sedi istituzionali Molti sapevano. «I vertici dell’Arev e dell’Anaborava erano consapevoli delle importazioni clandestine» LO SCANDALO BESTIAME STEFANO SERGI AOSTA - L’inchiesta sullo scandalo del bestiame, con i ripetuti controlli del Nas di Torino, polizia giudiziaria della Forestale, carabinieri di Valpelline, dava fastidio a molti. A leggere i passaggi dell’ordinanza del Gip D’Abrusco che ha dato il via ai tredici arresti, si possono anche intuire i motivi di tale fastidio. In qualche caso c’era il legittimo timore di chi, lavorando onestamente, temeva di veder rallentare l’attività, ma in altri casi (non isolati) c’era la paura di essere presi con le mani nella marmellata, come poi è accaduto. Le conoscenze in alto «Gli indagati - scrive il giudice - sono in grado di fare affidamento su una vasta rete di conoscenze istituzionali». In molti sapevano che nel laboratorio di Carmagnola si svolgevano analisi parallele e proibite. Così come in molti sapevano del mercato clandestino di importazione di bovini e materiale biologico (sperma) dalla Svizzera. Lo sapevano gli allevatori, i veterinari complici e pure i vertici dell’Anaborava, l’associazione degli allevatori di razza bovina valdostana e quelli dell’Arev, l’associazione degli allevatori. A pagina 103 dell’ordinanza il Gip cita intercettazioni telefoniche tra allevatori: «Tali conversazioni sono relative a controlli, quanto meno ‘’informali’’, svolti dai vertici istituzionali dell’Arev, in particolare dal direttore Edy Henriet e dal presidente Gabriele Viérin (agli arresti domiciliari, ndr) mediante verifiche effettuate su registri anagrafici custoditi presso i competenti uffici elvetici. Tali controlli dimostrano inequivocabilmente la conoscenza, da parte dei vertici dell’Arev, del fenomeno dell’importazione clandestina di bovini e materiale biologico al di fuori di ogni tipo di controllo ufficiale». E ancora: «A tal proposito è significativa anche la conversazione tra il veterinario Davide Mila (ai domiciliari, ndr) e il direttore dell’Anaborava Mario Vevey, relativa ai controlli effettuati dal Nas presso gli allevamenti mediante operazioni di prelievo del pelo per la determinazione del Dna. Gli interlocutori manifestano ancora una volta la consapevolezza dell’esistenza del contrabbando dalla Svizzera». L’epidemia di Tbc Con l’avanzare dell’inchiesta, cresce la preoccupazione nell’ambiente. A giugno 2008 «si è in presenza di una esplosione incontrollata dell’epidemia di Tbc in Valle d’Aosta e ci sono numerosi e chiari segnali circa la prassi di truccare la prova tubercolinica» dice il Gip. I Nas incalzano con i controlli, ma questo dà fastidio. Lo scrive il Gip quando descrive i metodi di analisi adottati dai carabinieri, che sigillano addirittura con il piombo i campioni di sangue da analizzare. «La procedura - dice il Gip - solleva forti resistenze e critiche, come emerge in molte telefonate e anche in atti ufficiali di organi istituzionali valdostani». Il 24 settembre 2008 il direttore dell’istituto zooprofilattico di Aosta, Riccardo Orusa, chiama Enrico Rovarey, responsabile della Direzione salute e sanità pubblica e veterinario presso l’assessorato alla Sanità, «e - scrive il Gip - si lamenta perché il Nas gli ha portato 153 campioni alle due e che dieci minuti prima ne sono arrivati altri 42 quando l’istituto era già chiuso, poi dice di aver parlato con (omissis) perché se lui deve stare aperto 24 ore ci sta anche, purché glielo si dica». «Rovarey - aggiunge il Gip - dice: “Questo maresciallo sta facendo delle cose strane”, e che così facendo si mette in difficoltà anche Marco Ragionieri (funzionario Sanità, ndr) che deve iniziare la campagna ordinaria, aggiunge che ha già parlato con chi doveva (Orusa capisce di chi sta parlando) e che vedranno di arrivare al ministero perché non si può andare avanti così». «In un’altra telefonata, il giorno dopo, Rovarey dice a Ragionieri tra l’altro: “sarebbe il caso di capire anche a livello romano cosa vogliono, cosa sta succedendo...le cose le abbiamo fatte sempre trasparenti e non abbiamo niente da nascondere assolutamente...no no...”. Nella parte finale, i due parlano del rischio che i Nas estromettano dai controlli i veterinari della Valle d’Aosta». Le lacune dei controlli Il 7 settembre altra telefonata tra Rovarey e Ragionieri. Il veterinario «manifesta che la strategia del Nas di utilizzare il gamma interferone possa evidenziare le gravi lacune dei locali servizi veterinari e dunque le loro responsabilità nella diffusione della malattia. “Ma allora non siamo mica più a posto” aveva detto a Ragionieri dopo aver saputo alcuni risultati». Nelle stesse carte del Gip, spunta anche un’intervista di Gabriele Viérin a La Stampa: «Tenta di far passare - scrive il giudice a proposito dell’allevatore - le proprie teorie secondo le quali la prova del gamma interferon non sarebbe attendibile». Ma è la stessa prova che il presidente Arev faceva svolgere nel laboratorio di Carmagnola. «Il 3 novembre 2008 - scrive il Gip - l’assessore alla Sanità Albert Lanièce chiama Ragionieri e chiede se i controlli del Nas continuano, suggerisce di tenere sotto controllo le spese dei veterinari impegnati con loro e riferire a quanto ammontano se è possibile calcolarle». Ancora: «Lettera del 6 ottobre 2008: l’assessore Lanièce sostiene di non poter finanziare le spese dei controlli, non considerando tuttavia il fatto che la prova tubercolinica può essere truccata e che pertanto la procedura adottata dal Nas è finalizzata proprio a evitare che i risultati vengano falsati, come nei fatti accertato. Si consideri, al riguardo, che il Lanièce è perfettamente consapevole del fatto che la prova tubercolinica possa essere taroccata...si veda la conversazione del 28 novembre in cui Lanièce e Piero Prola parlano della commissione in cui si è discusso anche del gamma interferone. Lanièce dice: “Io comunque due cose...l’ho dovuto dire sul fatto che il gamma interferone i Nas lo fanno perché l’altra prova si può truccare...” e nella conversazione Prola dice “Madonna...si è proprio capito che stanno facendo delle prove parallele...”». Nuovi interrogatori da domani Domani riprendono gli interrogatori di garanzia, davanti al gip del tribunale Maurizio D’Abrusco. Alle 10 toccherà ad Emilio Cabraz, 67 anni, allevatore di Jovençan, agli arresti domiciliari. L’uomo è assistito dagli avvocati Agata e Stefano Bonaudo. Non è escluso che la linea di difesa di Emilio Cabraz possa essere la stessa tenuta dal figlio Angelo, in carcere a Brissogne, che davanti al giudice, venerdì, si è avvalso della facoltà di non rispondere. «E’ presto per parlare di strategia difensiva» avevano sostenuto i due legali. Scegliere la linea del silenzio rientra comunque in una strategia per permettere ai legali di studiare meglio le carte dell’inchiesta. E, nel caso dell’operazione «Gammatuber», condotta dai Nas di Torino, dal Corpo forestale valdostano e dai carabinieri di Valpelline, di fascicoli da visionare ce ne sono davvero tanti. Basti pensare che la sola ordinanza di custodia cautelare scritta dal Gip è di 124 pagine mentre la documentazione predisposta dagli investigatori in mano al pm Pasquale Longarini supera le 550 pagine. Allegati agli atti ci sono poi filmati, fotografie e un corposo numero di nastri di intercettazioni telefoniche. Martedì davanti al Gip ci sarà, invece, il veterinario dell’Usl Claudio Trocello, 54 anni, di Aosta, agli arresti domiciliari, accompagnato dall’avvocato Piergiorgio Pietrini. La posizione del medico veterinario è particolarmente critica: al magistrato dovrà spiegare la sua condotta nell’ambito dell’inchiesta delle stalle e caseifici sotto inchiesta. Mercoledì, a trovarsi faccia a faccia con il gip D’Abrusco saranno altri due veterinari, anche loro ai domiciliari: Davide Mila, 49 anni, di Morgex, e Massimo Volget, 38 anni, di Brissogne, entrambi assistiti dall’avvocato Nilo Rebecchi. Sulla loro condotta difensiva il legale non ha voluto fare anticipazioni. Intanto l’Anaborava (Associazione nazionale allevatori bovini di razza valdostana) con la quale i due professionisti sono convenzionati ha deciso la loro sospensione «in via cautelativa» e per «tutelare l’immagine istituzionale». Nel corso della settimana ci saranno altri interrogatori di garanzia, per tutti gli 11 indagati agli arresti domiciliari. \ |
(ANSA) Data: 17/11/2009 ha scritto: |
11:51 INCHIESTA BESTIAME: INTERROGAZIONI PD E PDL CONSIGLIO VALLE (1)
(ANSA) - AOSTA, 17 NOV - L'inchiesta della Procura di Aosta sul bestiame contaminato e formaggio adulterato, che ha portato la scorsa settimana a 13 arresti tra allevatori e veterinari, sarà domani uno degli argomenti della seduta del Consiglio Valle con due interrogazioni a risposta immediata presentate dal Pd e Pdl. Il centro sinistra, in particolare, interroga la Giunta regionale se "sussistano o meno ancora rischi per la salute dei cittadini" derivanti dalle irregolarità sulla produzione della fontina e al foraggiamento del bestiame emersi dall'inchiesta. I consiglieri regionali del Pdl vogliono sapere dall'Esecutivo "quali risoluzioni ha adottato per fare fronte alla situazione" per "tutelare primariamente la salute dei cittadini, difendere la credibilità dei prodotti della zootecnia valdostana e salvaguardare anche l'operato di tutti quegli allevatori che hanno esercitato ed esercitano la loro attività nel rispetto costante delle norme vigenti". (ANSA) |
(ANSA) Data: 17/11/2009 ha scritto: |
12:11 INCHIESTA BESTIAME: INTERROGAZIONI PD E PDL CONSIGLIO VALLE (2)
(ANSA) - AOSTA, 17 NOV - L'Assemblea tratterà - secondo quanto previsto dall'ordine del giorno supplettivo inviato oggi - cinque interrogazioni a risposta immediata. Oltre a quelle del Pd sull'inchiesta del bestiame, il gruppo Vallée d'Aoste Vive/Renouveau interrogherà il Governo sull'erogazione di contributi per la biosicurezza e il miglioramento del benessere animale. Le altre iniziative concernono la situazione dei lavori nella zona interessata dalla frana di Arnad (consiglieri dell'Union Valdôtaine Prola, Crétaz e Empereur) e lo stato di avanzamento del progetto della variante della statale n. 27 del Gran San Bernardo (Stella Alpina). Inoltre, saranno discusse la proposta di modifica alle leggi in materia elettorale comunale e sulla votazione e scrutinio mediante apparecchiature elettroniche, presentata dai consiglieri Empereur, Salzone e La Torre, oltre che il disegno di legge riguardante il contenimento, pubblicità e controllo delle spese per la campagna elettorale dei candidati alla carica di sindaco, di vice sindaco, di consigliere comunale e circoscrizionale". (ANSA) |
(ANSA) Data: 18/11/2009 ha scritto: |
09:38 INCHIESTA BESTIAME: LANIECE, NESSUN PERICOLO SALUTE PUBBLICA
(ANSA) - AOSTA, 18 NOV - Non ci sono rischi per la salute pubblica a seguito della maxi-inchiesta sul bestiame contaminato e sulle Fontine adulterate. Lo ha assicurato oggi in Consiglio Valle l'assessore regionale alla sanità e salute pubblica, Albert Laniece, rispondendo ad un'interrogazione a risposta immediata del Pd. "Abbiamo provveduto ad effettuare controlli e analisi - ha aggiunto Laniece - oltre a distruggere i prodotti trovati non conformi. Un'azienda su 350 è coinvolta nell'inchiesta. Possiamo affermare che non ci sono rischi per la salute pubblica né per latte e derivati né per le carni". Per la questione 'risanamento', "la situazione epidemiologica è sotto controllo - ha proseguito Laniece - e sono state rilevate 16 stalle positive su 1.250 controllate, ovvero l'1,28%, mentre l'anno scorso era il 3%". Rispondendo un'interrogazione a risposta immediata di Vda Vive-Rv, l'assessore all'agricoltura, Giuseppe Isabellon, ha poi comunicato che "i contributi al settore sono concessi in base a quattro parametri, alle banche dati dell'Arev e dell'anagrafe regionale". (ANSA). |
(ANSA). Data: 18/11/2009 ha scritto: |
09:53 INCHIESTA BESTIAME: TIBALDI, BUFERA TRATTATA COME VENTICELLO
(V.'INCHIESTA BESTIAME: LANIECE, NESSUN...' DELLE 9.3 (ANSA) - AOSTA, 18 NOV - "Siamo di fronte ad una situazione di degrado e di emergenza che si sta sottovalutando o ignorando. Il problema è come una bufera che però viene trattata da venticello". Lo ha dichiarato Enrico Tibaldi (Pdl) durante la discussione sulla sua interrogazione a risposta immediata relativa all'inchiesta su bestiame contaminato e Fontine adulterate. "Questa vicenda - ha aggiunto - ha provocato un danno incommensurabile al settore e all'immagine di tutta la Valle d'Aosta. Per colpa di alcuni manigoldi vengono danneggiati tutti gli allevatori e i produttori di Fontina. Già nella precedente legislatura avevamo sollevato il problema dell'escalation della Tbc. Non può essere sempre la magistratura ad intervenire in situazioni di questo genere, la politica deve fare la sua parte". (ANSA). |
Citazione: | |
Consiglio regionale
Inchiesta bestiame: in base alle indagini la Regione vedrà se costituirsi parte civile
Aosta - Rollandin: “Abbiamo fiducia nella magistratura”. Tibaldi “Anche la politica deve intervenire, state sottovalutando la situazione”. Intanto dalle analisi finora condotte non risulterebbero rischi alla salute umana. “Attendiamo di analizzare nel dettaglio gli atti relativi all’inchiesta al fine di prendere i provvedimenti necessari per la salvaguardia degli interessi dell’Amministrazione regionale – compresa l’eventuale costituzione di parte civile, e la protezione dei settori dell’agricoltura e dell’allevamenti valdostani”. Non poteva che essere l’inchiesta sul bestiame, che la magistratura sta portando avanti, ad aprire i lavori del Consiglio regionale. La politica rimane in stand by e dimostra fiducia nella stessa magistratura, come detto ad inizio lavori dal Presidente della Regione Augusto Rollandin. Si tratta di un atteggiamento che tuttavia non piace al gruppo del Pdl. “Il risalto sulla stampa nazionale non ci ha fatto piacere e ha causato un danno d’immagine alla Valle d’Aosta e al settore zootecnico – ha evidenziato il consigliere Enrico TIbaldi durante le interrogazioni a risposta immediata che hanno aperto la seduta consiliare - Per colpa di qualche manigoldo pagano anche i corretti. Dov’è la politica, non può essere solo la magistratura ad occuparsi di questo. Qui c’è una situazione di emergenza che state sottovalutando – ha rincarato Tibaldi parlando alla Giunta - State adottando atteggiamenti standard non adeguati alla situazione di gravità”. Dal punto di vista dei rischi sulla salute umana , oggetto dell’interrogazione avanzata dal PD, è stato l’Assessore regionale alla Sanità, Albert Lanièce a definire il quadro attuale: “Le analisi condotte sui prodotti derivati del latte hanno assicurato la qualità dei prodotti. – ha precisato l’assessore – Il sequestro di fontine da parte dei Nas è avvenuta in un solo stabilimento sui 350 presenti in Valle d’Aosta. Garazie sui controlli arrivano anche dalle carni. In merito al foraggio, non vi sono evidenze scientifiche che il fatto che non sia autoctono causi danni alla salute. La situazione epidemiologica è sotto controllo come da piano di risanamento predisposto. Infine, in merito al risanamento del bestiame nel 2009, dati al 15 novembre, su 1250 stalle solo 16 sono risultate positive alla tbc, pari all’1,28%, l’anno scorso si attestata al 3%. Nessuna rilevanza di tubercolosi su animali selvatici, nessun rilevamento di tubercolosi umana in Valle”. di Moreno Vignolini 18/11/2009 |
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La Stampa19 Novembre 2009 ha scritto: | |
La posta dei lettori. Piazza Chanoux 28/A. e-mail: Aosta Arresti «eccellenti» per uno scandalo Ultima ora. Allarme Turismo, Prodotti tipici di Montagna. E’ giunta la brutta notizia del blitz delle polizie giudiziarie della Valle d’Aosta. Arresti eccellenti, sia in carcere che ai domiciliari. Non personaggi di seconda terza fila, ma la «crema» come si dice. Ora non avendo letto le carte, come dicono le «cartomanti», ma fidandomi di ciò che scrivono i colleghi, sono basito, si fa per dire, sapete il fine che si è messo in testa chi scrive, fare l’assessore al Turismo, e sapete che è una tesi di scuola che turismo e gastronomia vanno a braccetto. Me lo aveva detto il mio amico, ma lascia perdere l’assessorato al Turismo, sono cose difficili, anzi «la vita è difficile», avevo anche un’opzione per il Commercio, mah, la Fontina, ma dai, anche quella? Trascrivo solo gli strilli dei giornali e non commento. Da La Stampa del 13 Novembre: Burro immangiabile era spacciato per prodotto artigianale in realtà era zangolato pieno di batteri. In tavola, quintali di alimenti avariati sarebbero finiti in ristoranti e supermarket di Aosta, Cervinia, Verrès, Morgex. Latte, un produttore ha usato anche quello di stalle chiuse perché infette da Tbc. Al telefono (il genio) ammette sono proprio un fuorilegge. Da La Stampa del 14 Novembre (invece) su richiesta del pm il giudice decide che «le attività si collocano in un amplissimo contesto criminale», non so perché ho scritto invece; le bovine (incolpevoli) finivano dritte al macello per non perdere la qualifica di stalla indenne e perdere i contributi. Con l’ingenuità tipica (quella sì) di chi si sente sopra alla legge, era positiva l’ho macellata. Il Top della conduzione degli allevatori ha consigliato: porta la fialetta di un’altra (bovina) così sei tranquillo. (Certo a pensarci). Però uno dice saremo tutelati dai veterinari?! Ma non sono andati in galera anche due veterinari? Beh, questo è troppo, non farò commenti li lascio fare al mio «fidato amico» che è più moderato di chi scrive, dice: in questi casi di attentato alla salute pubblica si deve applicare la pena che si applicava in Russia anni fa: impiccagione alla trave più alta di una stalla indenne. Così è se vi piace, vero Pirandello? ANTONIO GARUCCIO |
La Stampa 20 Novembre 2009 ha scritto: |
I controlli sul bestiame/1
“Contesto criminale diffuso e consolidato” L’inchiesta ha rivelato un “risanamento illecito” nelle stalle fin dal 2003 «VASTA RETE DI CONOSCENZE» Nell’ordinanza il giudice parla di un sistema basato su amicizie istituzionali AOSTA Maglie larghe del sistema di controllo sanitario, oppure attività illecite di tale raffinata organizzazione da riuscire a sfuggire a ogni verifica? La domanda offre un quadro di inquietudine per quanto accaduto nell’ambiente dell’allevamento di bestiame. Gli indagati sono settanta. Nell’ordinanza per l’arresto di tredici tra loro (dieci allevatori e tre veterinari) il giudice Maurizio D’Abrusco scrive nelle conclusioni: «Le attività criminali si collocano in un amplissimo contesto criminale che si avvale di strutture imprenditoriali (aziende di allevamento, laboratorio di analisi) e di specifiche professionalità nell’ambito del settore della zootecnia». L’inchiesta ha scoperchiato un «sistema in grado di fare affidamento su una vasta rete di conoscenze istituzionali», scrive ancora il giudice. Sia regionali, sia ministeriali. Le cinquecento pagine d’indagine offrono elementi di prova su un traffico di Fontina, formaggi, latte e burro provenienti da allevamenti dove alcuni capi erano malati di tubercolosi, dicono di animali malati messi in vendita, di latte sano e infetto mescolati, di truffe nei confronti della Regione e della Comunità europea, di contrabbando dalla Svizzera di animali vivi e di seme di toro. Ancora, di sostituzione di vacche malate con quelle clandestine. Per l’accusa c’è la prova della complicità dei veterinari arrestati che proteggevano gli allevatori, li aiutavano in quello che gli inquirenti hanno definito «risanamento parallelo». Le analisi sul sangue degli animali prima che ci fosse la verifica ufficiale del risanamento venivano fatte nel laboratorio LA.ECO.VET di Carmagnola. Ma negli atti si scopre che nei registri di quell’azienda ci sono documenti su analisi fatte su bovine valdostane fin dal 2003. Ecco perché il giudice scrive: «Fenomeno diffuso e consolidato». Le analisi per scoprire tubercolosi e brucellosi non possono essere fatte se non da istituti pubblici perché sono malattie soggette a profilassi di Stato. Il laboratorio aveva kit diagnostici per scoprire le due malattie, ma nei suoi registri i controlli fatti riguardano altre patologie. Le intercettazioni telefoniche hanno rivelato la natura delle analisi. Dopo il sopralluogo dei carabinieri del Nas di Torino i dipendenti del laboratorio non davano più l’esito diagnostico per telefono. Nell’ordinanza del giudice D’Abrusco si sottolinea l’omissione del veterinario Mauro Ruffier dell’Usl, responsabile dell’area C dell’igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche. Ci sono parecchie intercettazioni telefoniche che riguardano la vicenda più grave per la salute pubblica, quella riferita agli allevatori Angelo Cabraz di Charvensod e Eliseo Duclos di Gignod. Nell’azienda di Duclos veniva conferito latte da sette aziende che non avevano l’autorizzazione sanitaria di vendere latte crudo. «Molteplici - scrive il giudice - sono i contatti telefonici nel corso dei quali Duclos e la moglie invitano i titolari delle sette aziende a recarsi presso gli uffici dell’Usl per sanare la registrazione. Le conversazioni evidenziano come le sollecitazioni avvengano previ accordi con il dottor Ruffier Mauro con l’obbiettivo esplicito di regolarizzare la situazione e nel contempo evitare sanzioni amministrative». Ruffier, ricorda il gip, «pur consapevole che il decreto legislativo 193/2006 prevede sanzioni per l’omessa registrazione delle aziende, non ha provveduto a irrogare le sanzioni di legge». Il veterinario è dunque indagato per omissione di atti. Dice: «Indagato? Non ne so nulla, sono stato sentito dal Nas. La non registrazione era soltanto una questione formale. Le domande erano già state presentate, ma erano ferme per una questione di avvicendamenti di personale. La situazione è poi stata sanata per sei delle sette aziende». ENRICO MARTINET |
La Stampa 22 Novembre 2009 ha scritto: |
I controlli sul bestiame/3
Sigilli al Caseificio Variney Latte dirottato. Erano cento i conferitori dell’azienda di Eliseo Duclos che ha chiesto di tornare in libertà al tribunale del Riesame AOSTA Effetto domino, o quasi. Il Caseificio artigiano Variney di Gignod è chiusa e cento allevatori che conferivano il latte si sono trovati in difficoltà. Chiuso dall’Usl perché il titolare, Eliseo Duclos, coinvolto nello «scandalo bestiame» è in carcere. E lui era il responsabile produttivo dell’azienda. La legge obbliga il blocco e l’Usl ha adempiuto alla norma. Contitolare del caseificio è la moglie di Duclos, Marisa Cheillon, alla quale sono stati revocati gli arresti domiciliari, ma non è accreditata per poter sostituire il marito proprio nella filiera di produzione. «In azienda è rimasta soltanto una segretaria e un casaro, dipendenti», spiega la direttrice dell’Usl Stefania Riccardi. L’avvocato di Duclos aveva fatto ricorso al tribunale del Riesame di Torino per ottenere la scarcerazione, ma i giudici si sono riservati la decisione. Dovrebbero sciogliere la riserva domani. Aspetta il giudizio anche Angelo Cabraz, l’altro allevatore in carcere. Hanno ottenuto ieri la libertà con obbligo di firma due dei tre veterinari arrestati a conclusione dell’inchiesta cominciata lo scorso anno. Il giudice delle indagini preliminari ha revocato gli arresti domiciliari a Davide Mila, 49 anni, di Morgex e a Massimo Volget, 38 anni, di Brissogne. La tubercolosi La approfondita inchiesta degli investigatori cominciò lo scorso anno per l’allarme destato dal ritrovamento in un macello del Piemonte di carcasse bovine che avevano contratto la tubercolosi. Erano bovine di stalle valdostane. Scrive nell’ordinanza il giudice Maurizio D’Abrusco: «L’attività ispettiva del Nas consentiva di evidenziare le notevoli dimensioni raggiunte dall’epidemia di Tbc bovina in Valle d’Aosta. E’ assai probabile che tale situazione si sia ulteriormente aggravata». A questa conclusione premette un lungo elenco di specchietti sulle analisi del bestiame svolte sia dal Nas sia dall’Usl e scrive: «Tra le aziende sottoposte ad intervento su richiesta del Nas, 27 sono risultate positive ai test in vita e sei sono risultate confermate». La situazione di oggi Già la Procura ha sottolineato come «non ci sia pericolo per la salute pubblica» perché le indagini hanno stroncato il commercio di alimenti che potevano essere nocivi. Il veterinario Enrico Rovarey, che all’epoca dell’inchiesta era il responsabile a livello regionale, dice: «C’è grande attenzione a livello comunitario sulla tubercolosi e i controlli si sono intensificati per questo da parte nostra. Rischio reale di contagio però non c’è, non c’è mai stato. Posso pensare che ci sia l’idea di un latte in cui navigano microbatteri come noccioline. Idea assurda, non è così». Rassicuranti le informazioni date dall’assessore alla Sanità Albert Lanièce in Consiglio regionale. Aggiunge: «Tutti i prodotti si possono consumare con tranquillità, non c’è rischio alcuno. La situazione sulla tubercolosi non è allarmante. L’Usl ha messo in campo un piano straordinario di controlli che sono stati riconosciuti come tali in tre incontri con il ministero e in quello con il Centro nazionale di referenza sulla tubercolosi». I dati del risanamento offrono indicazioni di miglioramento sulle percentuali di animali malati. Dice ancora Lanièce: «Al 15 ottobre scorso su 1250 aziende di allevamento, 16 sono risultate positive. Lo scorso anno avevamo una percentuale di malattia pari al 3,2, nel 2007 poco sopra il 3. I dati di ottobre ci fanno sperare che quest’anno staremo sotto il 3 per cento». Ma c’è un’altra evidenza che offre ottimismo all’assessore. Dice: «E’ molto importante sottolineare che fra i bovini malati di Tbc, una grande maggioranza non ha lesioni visibili quando avviene il controllo dopo la macellazione. Questo è molto confortante, perché significa che le diagnosi sono precoci, viene scoperta la malattia prima che intacchi i tessuti in modo visibile. In passato ci si trovava di fronte a situazione di importanti lesioni con quindi il pericolo di diffusione della malattia». |
La Stampa 23 Novembre 2009 ha scritto: |
Lo scandalo bestiame Tredici arrestati e sessanta indagati Sono attese per oggi le decisioni dei giudici del riesame di Torino sulle richieste di revoca degli arresti dell’allevatore di Jovençan Angelo Cabraz, 37 anni, e di Eliseo Duclos, 53 anni, titolare dell’omonimo caseificio di Variney (Gignod). I legali dei due indagati, gli avvocati Agata e Stefano Bonaudo, Massimiliano Sciulli e Jaques Fosson, hanno chiesto la revoca degli arresti, o in alternativa i domiciliari. L’inchiesta sul bestiame e sulla Fontina adulterata ha portato all’arresto di 13 persone, tra allevatori, produttori di formaggio e veterinari; oltre 60 gli indagati a piede libero. Intanto, sabato il gip del tribunale di Aosta Maurizio D’Abrusco ha revocato gli arresti domiciliari ai veterinari Davide Mila, 49 anni, di Morgex, e Massimo Volget, 38 anni, di Brissogne. Oggi il gip dovrebbe sciogliere la riserva anche sul veterinario dell’Usl Claudio Trocello. Il suo legale, l’avvocato Piergiorgio Pietrini, ha spiegato che Trocello, nei due interrogatori ai quali è stato sottoposto, ha raccontato tutto al magistrato chiarendo la sua posizione. In settimana altri indagati, per cui sono stati avanzate le richieste di revoca, potrebbero lasciare gli arresti domiciliari. |
Citazione: | |
Il Parmigiano reggiano si aggiudica nuovamente le grolle d'oro dei formaggi
Saint - Vincent - Il concorso organizzato dal caseus Montanus si è chiuso sabato 5 dicembre scorso a Saint-Vincent. Il riconoscimento fa del parmigiano reggiano anche il formaggio più premiato al mondo.
I Premiati alle Grolle d'oro dei formaggi 2009 Il parmigiano reggiano è di nuovo il formaggio più buono d'Italia. A decretarlo è il concorso Formaggi d'Autore - Grolla d'Oro 2009 che si è chiuso sabato 5 dicembre scorso a Sant-Vincent. Il riconoscimento fa del parmigiano reggiano anche il formaggio più premiato al mondo. Giuseppe Alai, presidente del Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano ha commentato "Questo eccezionale riconoscimento è la conferma del lavoro svolto in tutti questi anni per migliorare ulteriormente la qualità di un prodotto unico. E' il risultato della cultura dell'arte del fare bene, con un prodotto da latte crudo e un formaggio senza conservanti e additivi. Davvero unico al mondo". Ecco i premiati: Grolla d'oro miglior formaggio a pasta dura di oltre trenta mesi è andato alla "Nazionale del Parmigiano Reggiano - Latteria sociale Migliara" (Casina, Reggio Emilia), presidente Paolo Tosi, con un campione prodotto da Antonio Albertini; secondo classificato la Casearia F.lli Dotti (Bibbiano); terzo Caseificio Dismano (Montese, Modena). Grolla d'oro miglior formaggio a pasta dura d'età inferiore ai 30 mesi è andato alla "Nazionale del Parmigiano Reggiano-Caseificio Fiordilatte" (Gaggio Montano, Bologna), presidente Mario Palmieri, casaro Roberto Tassi, nomination secondo classificato Latteria Centro Ghiardo (Bibbiano); terzo classificato Caseificio Fior di Latte (Gaggio Montano, Bologna). di Nathalie Grange 07/12/2009 |
La Stampa 29 Agosto 2010 ha scritto: |
Per la vicenda l’anno scorso erano state arrestate 13 persone
Lo scandalo bestiame ricostruito in 200 pagine La procura di Aosta ha chiuso l’inchiesta sul mondo del bestiame. La pentola era scoppiata nel novembre 2009 e aveva portato all’arresto di 13 persone. L’inchiesta è stata condotta dalla Forestale e dai carabinieri. Le persone inquisite sono 75: allevatori, veterinari, commercianti e titolari di un laboratorio di analisi di Carmagnola. Con un faldone di oltre 200 pagine, in questi giorni stanno arrivando le notifiche agli indagati. Anche due consiglieri regionali sono nell’elenco, Mauro Bieler e Piero Prola, entrambi dell’Union valdôtaine. Il reato contestato loro è quello di «omessa denuncia». L’ipotesi degli inquirenti è che i due, pur sapendo cosa stava succedendo, non abbiano sporto denuncia. Ma Bieler e Prola cadono dalle nuvole. «Non ne so assolutamente nulla – dice il consigliere Prola –, ho appreso tutto leggendo i giornali. Non ho ricevuto nessuna notifica, ma vedo che si parla di un’ipotetica denuncia a mio carico. Non credo che sia una cosa normale apprendere in questo modo cose sul proprio conto». Sulla stessa linea Bieler, che appare ancora più sorpreso: «Non ho mai ricevuto nulla, se non avessi letto i giornali non saprei nemmeno di cosa sono accusato». Mauro Bieler ha però un’idea precisa sul suo coinvolgimento: «Mi ritrovo in mezzo a una questione ormai vecchia di due anni, trovo che questa sia fantapolitica, mi vogliono fare fuori politicamente solo perché sono il genero di Gabriele Viérin». Ovvero dell’ex presidente dell’Arev, comproprietario dell’azienda agricola La Borettaz e una delle persone che lo scorso novembre era finito agli arresti domiciliari. «Mio suocero può anche avere mille problemi, che poi sono tutti da dimostrare, quel che è certo è che io non ho nulla a che fare con tutto ciò. Mi sembra tutto un disegno politico e mediatico per farmela pagare, solo per un mio legame di parentela». La politica per ora non commenta. «Finché non avremo notizie ufficiali non mi esprimo - dice l’assessore alla Sanità, Albert Lanièce -, tutto potrebbe sgonfiarsi. Già altre volte abbiamo avuto notizie che sembravano più grandi di quel che poi erano nella realtà». Altrettanto cauto il presidente della Regione Augusto Rollandin: «Non ho ancora letto nulla. E’ una situazione talmente delicata e con così tante tematiche in gioco che bisogna capire bene prima di commentare in qualsiasi modo». Prola è stato il responsabile del Servizio tecnico dell’assessorato dell’Agricoltura. Nel 2008 i Nas controllano a tappeto le stalle valdostane per fare chiarezza sulla tubercolosi bovina in Valle, dove secondo l’inchiesta, da giugno 2008 vigeva la «prassi di truccare la prova tubercolinica» grazie all’uso di farmaci cortisonici. Del fatto che le prove potevano essere «taroccate» sembrano però consapevoli sia Prola sia l’assessore Lanièce, che il 28 novembre parlando della commissione nella quale si era discusso di gamma interferone hanno avuto questo scambio di battute, intercettato. Lanièce: «Io, comunque, due cose... l’ho dovuto dire sul fatto che il gamma interferone i Nas lo fanno perché l’altra prova si può truccare», mentre nel corso della conversazione Prola dice: «Madonna... si è proprio capito che stanno facendo delle prove parallele». Bieler, secondo gli inquirenti, sarebbe stato a conoscenza del fatto che degli allevatori valdostani svolgevano prove parallele di risanamento, alternando i risultati sulla tubercolina per intascare i soldi del risanamento. Gli indagati hanno 20 giorni da quando ricevono la notifica per organizzare la propria difesa, poi il giudice deciderà se procedere con un rinvio al giudizio o con l’archiviazione. Dalle indagini emerge un diffuso sistema criminoso, che secondo il Gip sarebbe «peraltro in grado di fare affidamento su una vasta rete di conoscenze istituzionali». CRISTIAN PELLISSIER |
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AostaSera.it 28/08/2010 ha scritto: | |
Operazione bisturi: i nomi degli indagati.
130mila euro l'ammontare del peculato Aosta - Oltre al direttore amministrativo dal Day Hospital, Alberto Morelli, ci sono anche i primari Manuel Mancini, Alessandro Albani, Michy Salval, Paolo Pierini e i dirigenti medici Giorgio Basile, Antonio Antico, Paolo Millo e Riccardo Brachet Contul
Hospital di Reg. Borgnalle ad Aosta Oltre al direttore amministrativo dal Day Hospital, Alberto Morelli, ci sono anche otto medici: primari ospedalieri aostani Manuel Mancini (ortopedia), Alessandro Albani (anestesia e terapia intensiva), Michy Salval (chirurgia d'urgenza), Paolo Pierini (urologia) e i dirigenti medici Giorgio Basile(ortopedia), Antonio Antico (chirurgia vascolare), Paolo Millo e Riccardo Brachet Contul (chirurgia generale). L'inchiesta, partita del gennaio del 2009, si è conclusa. Ora, gli indagati avranno tempo fino al 15 settembre prossimo per presentare memoria difensive e per farsi interrogare dal pm Luca Ceccanti. L'inchiesta, denominata 'Operazione bisturi', è stata fatta dagli uomini della Digos della Questura di Aosta e dai militari delle fiamme gialle valdostane. Le ipotesi di reato riguardano la truffa aggravata, il peculato (per l'utilizzo di materiale chirurgico di proprieta' dell'Usl in interventi privati), l'assenteismo, lo smaltimento illecito di rifiuti e l'evasione fiscale. In oltre, hanno trovato carenze strutturali. Il cuore dell'inchiesta, che si è concentrata sugli ultimi cinque anni, ha in particolare riguardato l'attivita' di 'intra moenia allargata' svolta irregolarmente da parte di medici e primari dell'Ospedale regionale di Aosta. 'Abbiamo constatato che alcuni medici - ha spiegato Francesco Menchiari, dirigente della Digos - operavano privatamente nella struttura, senza emettere fatture, utilizzando illecitamente materiale chirurgico di proprietà dell'Azienda sanitaria locale e durante l'orario in cui avrebbero dovuto essere in servizio all'Ospedale regionale'. L'ammontare del peculato è di 130 mila euro, di cui 70 mila solo nel 2007. Secondo quanto appurato, i medici operavano i pazienti privatamente utilizzando il materiale dell'Usl. Non solo in alcuni casi, i medici in orario di servizio all'ospedale, andavano a operare privatamente al Day Hospital. 'All'interno della struttura – continua Menchiari – è stato difficile trovare delle posizioni regolari. Le cartelle cliniche degli interventi pubblici non venivano trasmesse all'ospedale'. Gravi carenze anche per quello che riguarda lo smaltimento dei rifiuti, considerati pericolosi. Infatti, la ditta privata del Day Hospital ne smaltiva pochissimi, alcuni sono stati trovati stipati sotto il sotto scala, altri venivano messi sul furgone che smaltiva quelli dell'Usl, in altri casi, sono stati trovati buttati nei rifiuti normali. In corso di accertamento anche tutte le violazioni fiscali. ''Non è facile provare quest'attività di evasione fiscale - ha riferito il maggiore della guardia di finanza, Massimiliano Zechender - se non incrociando pazientemente i documenti in nostro possesso'. All'esame dei finanzieri, in particolare, la documentazione clinica conservata nella struttura sanitaria privata che spesso non ha riscontri di tipo fiscale. In alcuni casi risultano emesse 2 fatture a fronte di una ventina di visite o di interventi effettuati. Dai riscontri stanno anche emergendo alcuni casi di doppia fatturazione per un unico intervento, il cui importo complessivo è comunque inferiore alla cifra pagata dal paziente'. di Cristina Porta |
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La Stampa 29 Agosto 2010 ha scritto: |
La necessità di scoprire gli infedeli
Omissione è sinonimo di infedeltà. Il reato che non c’è e se c’è appare come marginale è la chiave di vicende quali le inchieste su allevamenti e Day Hospital, l’indice di un sistema di possibili coperture. Il reato penale è imputato a una persona, il controllo non avvenuto da parte di amministrazioni pubbliche apre scenari inquietanti perché generalizzati. Scoprire gli «infedeli», cioè coloro che non hanno fatto verifiche è indagine molto difficile. Nel settore pubblico chi sa e non sanziona, chi conosce una situazione illecita e non denuncia apre varchi all’illegalità diffusa. Fino a prova contraria ogni indagato è innocente. Soltanto quando la sua posizione sarà vagliata nei tre gradi di giudizio potrà essere ritenuto colpevole. Tuttavia ciò che emerge dalle due inchieste, su allevatori e Day Hospital, è la colpa del «non controllo», quindi della rinuncia a voler vedere. E se la magistratura, in entrambe le inchieste, non riuscirà a trovare le prove di un’illecita (cioè penalmente rilevante) condotta omissiva, tutto si chiuderà con assoluzioni o condanne di singole persone. La giustizia non può far di più. Ma la politica e la burocrazia, sì. Il fatto è che ormai viaggiano sullo stesso binario: nel nome dell’efficienza degli enti pubblici non c’è più il burocrate che esercita nell’ambito del suo ruolo il controllo sull’operato del politico. E viceversa. L’indole truffaldina di un singolo non può sfuggire per anni a un’amministrazione. Se accade, significa che il controllo non funziona, oppure che non fa più parte dell’etica politico-amministrativa Enrico Martinet |
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AostaSera.it 02/09/2010 ha scritto: | |
Italia dei Valori “I partiti politici non cerchino consensi elettorali in settori specifici”
Aosta - Italia dei Valori Valle d'Aosta in una nota reputa “cosa grave il coinvolgimento dei consiglieri regionali dell' Union Valdôtaine. Piero Prola e Mauro Bieler”, nella recente maxi-inchiesta sul settore dell'allevamento bovino in Valle d'Aosta.
Mucche al pascolo nella Valle di Rhemes “Quest'episodio, se confermato, è l'ennesima dimostrazione che i partiti politici non debbano cercare consensi elettorali in settori specifici, ma altresì debbano puntare a realizzare un buon governo generalizzato e nell'interesse di tutta la popolazione”. E’ quanto si legge in una nota inviata alle testate locali da Italia dei Valori Valle d'Aosta, in merito alla presenza di due nominativi di consiglieri regionali dell’Uv tra gli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulle fontine adulterate, che lo scorso novembre aveva portato all'arresto di 13 persone, altre 62 erano state invece indagate. “Consigliamo agli esponenti di governo regionale – si legge ancora - di limitarsi a porre la propria mano sulla groppa delle "reines" vincitrici delle "batailles" per congratularsi del successo ottenuto, oltre a predisporre veri piani di sviluppo rurale che premino lo spirito d'impresa e l'onestà, caratteristiche dominanti della quasi totalità del mondo agricolo. Auspichiamo pertanto che la Magistratura svolga fino in fondo il suo lavoro, come sempre, portando alla luce i fatti previsti come delittuosi affinché vengano sanzionati e non abbiano più a ripetersi”. Italia dei Valori della Valle d'Aosta giudica inoltre “estremamente superficiali e affrettate le recenti dichiarazioni dell'Assessore alla Sanità Albert Laniéce che non esclude un considerevole ridimensionamento delle accuse rivolte agli allevatori. Noi invece le valutiamo come circostanze gravi se non addirittura pericolose per la collettività”. di Redazione Aostasera |
AostaSera.it 01/09/2010 ha scritto: |
Inchieste fontine adulterate e Day Hospital: "e' necessaria una riflessione politica"
Aosta - "Dai numeri degli indagati e dal coinvolgimento di numerosi amministratori pubblici...emergono alcuni fatti che dovrebbero interrogarci e suscitare una qualche azione da parte di chi ha la responsabilità del governo della cosa pubblica." Caro Direttore, i recenti fatti giudiziari che coinvolgono il mondo della zootecnia e della sanità valdostane dovrebbero, a mio avviso, aprire una qualche riflessione politica. Dai numeri degli indagati e dal coinvolgimento di numerosi amministratori pubblici, ai quali auguro di poter chiarire con nettezza la loro posizione, emergono alcuni fatti che dovrebbero interrogarci e suscitare una qualche azione da parte di chi ha la responsabilità del governo della cosa pubblica. Premetto che ho sempre odiato la semplificazione che, quando accadono queste cose, si applica contrapponendo garantisti e giustizialisti. Lo trovo un modo per sfuggire alle responsabilità della politica e per non fare niente. L’accertamento della verità è affidata alla magistratura e il principio di innocenza fino a prova contraria è un caposaldo della convivenza civile. Detto questo il numero degli indagati sia sul versante dell’inchiesta sulle fontine che su quello del Day Hospital sono rilevanti e legittimano l’ipotesi che, se malaffare cè stato, si tratta di un comportamento collettivo e diffuso. Provate a pensare se scoppiasse un caso del genere in Lombardia che coinvolgesse, fatte le debite proporzioni, 5600 tra allevatori e amministratori locali o uno nella sanità Piemontese che mettesse sotto accusa 500 fra medici e personale amministrativo dei propri ospedali. Scoppierebbe, giustamente, il finimondo. Ci sarebbero dibattiti politici e crisi fortissime e, forse, anche modifiche alle regole, nuovi controlli, assunzioni di responsabilità. In Valle d’Aosta questo non accade e la percezione della gravità dei fatti è smorzata dalla relatività dei numeri che non suggerisce immediatamente il rischio che corriamo. Se un sistema sociale ed economico come il nostro, fortemente incentrato sulla presenza istituzionale, comincia a presentare i sintomi di comportamenti e condotte che non sono più semplicemente individuali ma che sembrano prefigurare strutture e consorterie, al di là degli esiti giudiziari, credo che occorrerebbe correre ai ripari. Occorrerebbe che la politica si interrogasse sull’efficienza e sull’efficacia delle proprie procedure di controllo, sull’equilibrio tra regole, capacità decisionale e discrezionalità dell’amministrazione pubblica, sul concetto di trasparenza e sulle forme e i modi in cui si può esercitare il controllo democratico dell’azione di governo da parte dell’opposizione e della società civile. Non si tratta di strapparsi le vesti o di agitare bandiere moraliste. Si tratta di prendere in mano la situazione e, con determinazione e prudenza, provare a chiedersi se possiamo fare di più per dare ai cittadini la garanzia che i nostri soldi sono amministrati con correttezza. C’è poi una responsabilità che non appartiene solo alla politica ma a tutti: investire su una etica pubblica più forte e visibile non serve solo per fare qualche convegno ma per vivere tutti meglio. Non elimineremo mai del tutto i furbi e gli approfittatori ma ne parleremo al singolare. Fabio Protasoni Presidente Assemblea Regionale PD |
Aostaoggi.it ha scritto: | |
Aosta, bandiere a lutto per i funerali del sindaco di Pollica
Angelo Vassallo è stato ucciso dalla camorra 10/09/2010
AOSTA. L'Amministrazione comunale di Aosta ha aderito all'invito dell'Associazione nazionale comuni italiani (Anci) rivolto a tutti i Comuni di esporre la bandiera a mezz'asta oggi, giorno dei funerali del sindaco di Pollica (Salerno), Angelo Vassallo (foto da internet), freddato con 7 colpi di pistola in un probabile agguato camorrista. «Si tratta – afferma il sindaco Bruno Giordano - di un piccolo gesto, ma altamente simbolico che, da un lato, ben rappresenta lo sdegno che, come tutti gli italiani, abbiamo provato di fronte ad un crimine efferato e orribile, ma anche capace di rendere tangibile la vicinanza della nostra città ai familiari di Angelo Vassallo e all'intera comunità di Pollica nel giorno in cui il paese si fermerà per stringersi intorno al suo sindaco barbaramente trucidato». redazione |
(ANSA) Data: 16/09/2010 19:15 ha scritto: |
PD: DONZEL, NON ESCLUDERE COMMISSIONE SU RECENTI INCHIESTE
(ANSA) - AOSTA, 16 SET - Presa di posizione del Pd della Valle d'Aosta sulle recenti inchieste che hanno coinvolto i settori regionali della sanita' e l'allevanto: ''Qualora le accuse si rivelassero fondate - ha detto oggi il segretario Raimondo Donzel, in una conferenza stampa convocata sull'argomento che ha aperto la festa Aosta Democratica alla Croix Noire - la politica dovra' assumersi le sue responsabilita' e per farlo non escludiamo la costituzione di una commissione di indagine''. ''Non e' corretto - ha aggiunto Donzel - che la maggioranza regionale non abbia proferito parola sulle due vicende. Non vogliamo massimizzare gli eventi, ma neppure ridurli a cose di poco conto''. Sulla stessa lunghezza d'onda il consigliere regionale del Pd Gianni Rigo: ''Le due vicende hanno dimostrato che in Valle d'Aosta c'e' un'opacita' amministrativa, controlli insufficienti e compromessi morali. La pubblica amministrazione deve migliorare i controlli e il monitoraggio in settori delicati quali l'agricoltura, la sanita' e le opere pubbliche''. ''Difronte a fatti di carattere giudiziario, a sospetti di corruzione siamo abituati a dividerci tra garantisti e giustizialisti'', ha dichiarato Fabio Protasoni, presidente dell'Amblea del partito. ''Occorre invece - ha aggiunto - dare il via a una riflessione che sia politica. Qui in Valle d'Aosta tutto passa via tra il serio e il faceto, si relativizza difronte a una macchina amministrativa che ha faglie e problemi di trasparenza''. (ANSA). |
La Stampa 17 Settembre 2010 ha scritto: |
Stalla chiusa da nove mesi “E’ uno scambio di provette” Ci stanno lentamente mandando in rovina. Se qualcuno non ci aiuta finiremo sul lastrico. La nostra stalla è chiusa da nove mesi e tutta l’attività è bloccata, per una falsa tubercolosi riscontrata dai veterinari dell’Usl di Cuneo su una mucca del nostro allevamento, macellata a dicembre 2009. Ma da noi non c’è mai stata la Tbc». Le parole sono di Italo Diémoz, 70 anni, e della moglie Mirta Haudemand, 62, allevatori del villaggio Chéverel a La Salle. Racconta ancora Diémoz: «I campioni fatti esaminare dai veterinari dell’Asl di Cuneo dal laboratorio dell’Istituto zooprofilattico sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta il 24 febbraio hanno dato esisto positivo. E per loro è tutto. Storia finita. Anche se in seguito è stato provato che il campione inviato dal macello di Cuneo al laboratorio piemontese non apparteneva alla nostra bovina. E’ probabile che quei campioni attribuiti a “Lupa” (il nome della bovina macellata nel cuneese, ndr) trovata infetta da tubercolosi siano frutto di uno scambio di campioni. Quelli prelevati dalla mucca macellata non sono riconducibili ai genitori di Lupa, il cui Dna è depositato nell’archivio dell’Anaborava di Gressan». Sono nove mesi che prosegue la battaglia legale, con scambi di lettere tra i veterinari delle aziende sanitarie del Piemonte e della Valle d’Aosta e i legali dell’allevatore. Senza alcun esito. Tutto rimane bloccato. I primi restano fermi sulle loro posizioni. Gli altri, che hanno eseguito, sulla base della documentazione sanitaria dei colleghi, il blocco della stalla di Chéverel, dicono che hanno le mani legate e che la competenza è dei colleghi cuneesi. La stalla dunque resta bloccata per un cavillo burocratico di competenze e per la mancanza di esami effettuati in contraddittorio rispetto a quelli piemontesi. Per questo i veterinari di Cuneo non intendono riconoscere quelli effettuati dai Diémoz in privato in un ambulatorio di Cremona, che attraverso il Dna della famiglia di «Lupa» hanno evidenziato l’errore sul campione analizzato. «Sono esami di parte - dicono i veterinari piemontesi - e quindi inaffidabili rispetto al pubblico». Ribatte l’avvocato degli allevatori Nilo Rebecchi: «Siamo davanti a un circolo vizioso. Un cosa però appare certa ed è che la stalla del mio cliente non è mai stata intaccata da Tbc. Stiamo cercando di trovare una soluzione - spiega Rebecchi - cosa purtroppo non facile, in quanto non esistono esami di laboratorio in contraddittorio a quelli cuneesi. Gli errori nel caso “Lupa” possono essere stati diversi, a partire da chi ha effettuato il trasporto della bovina a chi ha prelevato i campioni da analizzare». Aggiunge il legale: «Dalla documentazione in nostro possesso è accertato che il campione infetto controlato a Cuneo non apparteneva a “Lupa”. Nonostante questo, l’allevamento di Diémoz ha perduto il requisito di indenne dalla Tbc». La prova del Dna al laboratorio di Cremona è stato possibile perché i genitori e una sorella di «Lupa» sono censiti all’Anaborava di Gressan, l’associazione per la tutela della razza bovina valdostana. «Avere la certezza del Dna dovrebbe essere una garanzia in più per tutti - aggiunge l’avvocato - e questo dovrebbe essere sufficiente a ristabilire la buona fede del mio cliente». Aggiunge Diémoz: «E’ uno stillicidio di colpe, rimpalli e di scarica barile. Un incubo da cui non riusciamo a venire fuori. Nella nostra stalla ci sono 88 mucche e 15 vitelli, tutti sani, ma è bloccata e quindi non possono pascolare ed essere portati in alpeggio». Daniele Genco |
La Stampa 17 Settembre 2010 ha scritto: | |
FESTA DEL PARTITO. DIBATTITO SULLE INDAGINI DELLA MAGISTRATURA Inchieste su agricoltura e sanità Il Pd invoca più controlli pubblici
«Le recenti indagini giudiziarie sulla sanità e sull’agricoltura valdostana? Se le responsabilità verranno accertate sarà opportuno che il Consiglio regionale attivi una Commissione d’indagine». E’ la posizione del Pd e del suo segretario Raimondo Donzel che ieri, con il presidente Fabio Protasoni e i consiglieri Carmela Fontana e Gianni Rigo, ha aperto la Festa Democratica di Aosta, all’arena della Croix Noire, con un incontro dedicato alle inchieste sulle presunte truffe nel settore dell’allevamento e sul Day Hospital. «Noi conosciamo solo le notizie riportate dai giornali – dice Rigo – e la presunzione di innocenza resta un cardine sancito dalla Costituzione. Tuttavia questi avvenimenti fanno emergere un’area grigia e paludosa all’interno dell’amministrazione pubblica, al di là delle responsabilità individuali». Non si chiedono dimissioni («Non è nostro compito fare i poliziotti e, comunque, non c’è ancora nessun rinvio a giudizio», specifica Donzel), ma «una riflessione – è ancora Rigo a parlare – sul perché si creano vicende come queste». Protasoni poi sottolinea: «Solo nel caso che interessa il mondo della zootecnia ci sono oltre 70 indagati. E’ un numero enorme: in rapporto al numero di abitanti è come se in Lombardia fosse stata aperta un’inchiesta su 5 mila persone». Anche per questo il segretario del Pd manda un messaggio all’attuale maggioranza che governa in Regione: «Bisogna purtroppo prendere atto che i movimenti che guidano l’esecutivo non hanno ritenuto di giungere ad alcuna riflessione su questi eventi. Invece noi siamo convinti che da qui si debba partire per capire cosa non funziona nella macchina amministrativa». E Rigo spiega: «Ciò che emerge è, da una parte, una sorta di opacità amministrativa, ovvero l’insufficienza del sistema di controlli, dall’altra una certa propensione per i compromessi morali, cioè si fa finta di niente. Bisogna che l’amministrazione pubblica rinforzi i suoi sistemi di monitoraggio». Oggi alle 18 intanto verrà presentato il libro «La colata - Il partito del cemento che sta cancellando l’Italia e il suo futuro». Interverrà uno degli autori, il giornalista de La Stampa Giuseppe Salvaggiulo. Daniele Mammoliti |
partitodemocratico-vda.it ha scritto: |
PD: salvaguardare il pluralismo editoriale
nel settore dell’informazione valdostana Non è stata accolta per un difetto di forma l’interrogazione a risposta immediata presentata ieri, lunedì 20 settembre, dal gruppo consiliare regionale del PD Valle d’Aosta sul caso del futuro editoriale delle reti E21, Rete Saint-Vincent, Studio Nord e Aujourd’hui Vallée. “Al di là delle formalità, che naturalmente rispettiamo, – sottolinea il segretario regionale del Pd Raimondo Donzel – resta la preoccupazione del PD per la decisione dell’editore Pagliero di abbandonare la sua attività editoriale nella nostra regione dopo l’ennesimo furto di apparecchiature a suo danno”. La preoccupazione del Pd è doppia: “da un lato – aggiunge Donzel – si tratta di un grave episodio che lede lo sviluppo dell’imprenditorialità nella nostra regione. Dall’altro, l’annunciato abbandono e la chiusura di quattro reti televisive regionali comprometterebbero gravemente il già limitato pluralismo editoriale in Valle”. Per questi motivi, il Partito Democratico chiederà al governo regionale di farsi carico della necessità di salvaguardare il pluralismo editoriale nel settore dell’informazione valdostana. |
La Stampa 9 Settembre 2010 ha scritto: |
«AUJOURD’HUI VALLEE»
Dopo il furto di ripetitori si riaccende il segnale tv Mauro Pagliero, l’imprenditore televisivo messo in ginocchio da due furti di ripetitori a Hône e Saint-Vincent, valore 800 mila euro, ha ripreso le trasmissioni del canale «Aujourd’hui Vallée» con l’emissione in differita della seduta del Consiglio regionale del 22 settembre. «Una decisione - dice Pagliero - per far fronte agli impegni contrattuali. In questa fase di emergenza abbiamo riutilizzato in parte apparecchiature avute in prestito da altre emittenti o smontate da postazioni secondarie». |
europaquotidiano it 10 dicembre 2010 ha scritto: |
Il regalino del Messaggero ad Alemanno Chi si attacca al tram? Gianni Alemanno qualche problema ce l’ha. Nonostante l’aiutino del Messaggero. Il quotidiano di Roma, in prima pagina e nell’edizione nazionale, infatti non dedica una riga una agli scandali che investono il primo cittadino della capitale relegando «la nuova parentopoli» in apertura di cronaca locale. Ma la vicenda è squadernata su altri quotidiani e merita commenti e editoriali di prima pagina. Su Repubblica, Francesco Merlo sottolinea «la prevalenza della cubista». Forse, tra tutti gli 854 parenti raccomandati, scrive Merlo, «il poliziotto Giancarlo Marinelli non è il più innocente. È però sicuramente il più elegante questo caposcorta di Alemanno che si è dimesso perché il sindaco gli ha sistemato due figli nelle municipalizzate. Ma davvero è il papà di Giorgio e di Ilaria che deve pagare? Deve dimettersi il padre o il padrino (politico) del più famelico familismo della nostra storia?». Merlo bolla come «inaccettabile la pratica clientelare che ha trasformato l’amministrazione della capitale d’Italia in un ufficio di collocamento per parenti». E fa nomi e cognomi perché «non si tratta infatti di un caso eccezionale ma di almeno 854 “casi umani” (così li chiama il ministro Bondi) che sono un’enormità mai vista». E Alemanno? «Fa finta di essersi distratto, familista a sua insaputa, indignato come Scajola e come Bertolaso e come tutti gli altri postdemocristiani, berlusconiani, che persino osano spacciare i pesanti, mortali tagli ai bilanci delle università come una lotta al familismo». Dopo le denuncie giornalistiche spetta alla procura e alla corte dei conti accertare «responsabilità penali e contabili», ma dal punto di vista del costume politico «è una bruciante e forse irrimediabile sconfitta della destra italiana, della sua storia, del suo decoro, del suo ipermoralismo ostentato». Il postfascista Alemanno «guida i topi e i topastri nel formaggio familista. Povero Alemanno, tiene 854 famiglie». |
La Stampa 05/01/20911 ha scritto: |
TRIBUNALE. TURBATIVA D’ASTA PER IL SERVIZIO DI SICUREZZA ALL’AMIAT
La Torre e Luberto rinviati a giudizio Saranno processati a Torino, secondo l’accusa hanno pilotato una gara di appalto Comincerà il 12 gennaio 2012 a Torino il processo a carico del capogruppo e segretario di Fédération autonomiste, Leonardo La Torre, e del consigliere comunale ed ex presidente dell’Azienda pubblici servizi di Aosta (anche lui di Fédération) Salvatore Luberto. L’accusa è di turbativa d’asta per l’aggiudicazione del servizio di gestione della sicurezza all’Amiat, l’azienda di igiene ambientale di Torino. Secondo l’accusa, Giorgio Giordano, ex presidente dell’azienda, avrebbe ricevuto da Luberto, a sua volta incaricato da La Torre, sollecitazioni per fare aggiudicare all’impresa Allsystem Spa, allora di proprietà dello stesso La Torre, la gara d’appalto. Le contestazioni riguardano il mese di febbraio 2008, quando La Torre ricopriva la carica di assessore regionale delle Attività produttive e Salvatore Luberto era presidente dell’Azienda pubblici servizi, società in house del Comune di Aosta. Ieri La Torre era irraggiungibile anche telefonicamente. I due politici valdostani sono stati coinvolti, assieme ad altre persone, in un’inchiesta su un tentativo di corruzione relativo alla fornitura di un macchinario (mai conclusa) all’Amiat torinese da parte di un’azienda alessandrina. Il rinvio a giudizio riguarda anche altri 4 indagati, mentre il giudice ha accolto il patteggiamento a dodici mesi richiesto da Giorgio Giordano, ex presidente dell’Amiat. Secondo quanto sostenuto dal pm nella richiesta di rinvio a giudizio, «Giorgio Giordano ha ricevuto da Luberto, a sua volta incaricato da La Torre, sollecitazioni per fare aggiudicare all’impresa Allsystem Spa (il cui titolare era La Torre e il cui contratto era in scadenza) la licitazione concernente l’aggiudicazione del servizio di sicurezza dell’Amiat». Sia Leonardo La Torre (difeso dall’avvocato Giovanni Fontana di Torino) sia Salvatore Luberto (avvocato Alberto Varallo di Aosta) si sono sempre dichiarati estranei alla vicenda. L’avvocato Varallo, difensore di Luberto, si è detto stupito del rinvio a giudizio: «Siamo rimasti sorpresi e ci stupisce che la posizione dei mio cliente non sia già stata archiviata. Ci difenderemo nelle sedi opportune». L’inchiesta che ha coinvolto La Torre e Luberto scatenò due anni fa un terremoto nei vertice dell’Amiat, con l’arresto del presidente Giordano e il coinvolgimento di imprenditori della Vm Press di Ovada, in provincia di Alessandria. «Sono stato coinvolto nella vicenda in quanto titolare della Allsystem - aveva sostenuto La Torre a ottobre 2010 -, ma di quell’appalto non ne ho mai parlato con il presidente Giordano, che non conosco. Sono serenissimo, la mia posizione sarà chiarita». Di serenità parla anche Luberto che, pur conoscendo Giordano, afferma di non aver mai sentito parlare dell’appalto. DANIELE GENCO |
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TorinoOggi GIORNALE ON-LINE ha scritto: |
Cronaca
15 Ottobre 2008 ore 13:49 Torino: la procura ha disposto l'arresto per l'ex presidente Amiat Giorgio Giordano La procura di Torino ha disposto l'arresto, che sarebbe gia' stato eseguito, dell'ex presidente dell'Amiat, l'azienda di raccolta rifiuti torinese, Giorgio Giordano. L'ipotesi d'accusa sarebbe quella di istigazione alla corruzione. |
Citazione: |
Giorgio Giordano accusato di istigazione alla corruzione
L’ex presidente Amiat chiede il patteggiamento. Fonte: la stampa Giorgio Giordano, ex presidente Amiat, si è offerto di patteggiare la pena di un anno di reclusione per il reato di istigazione alla corruzione. La proposta è stata formalizzata ieri in apertura di udienza preliminare dai suoi difensori, Aldo Mirate e Roberto Macchia. Il pm Carlo Maria Pellicano si è dichiarato d’accordo. Il gup Anna Ricci deciderà il 24 gennaio. di Alberto Gaino |
La Repubblica Torino.it ha scritto: |
Tangenti Amiat tutti a giudizio Conclusa l'udienza preliminare dopo il tentativo di far acquistare alla società torinese un macchinario inutile del prezzo di cinque milioni. Era stato il vicepresidente Raphael Rossi a denunciare lo scandalo di SARAH MARTINENGHI Si è conclusa l’udienza preliminare per le tangenti all’Amiat: il giudice Anna Ricci ha rinviato a giudizio tutti gli imputati e condannato l’ex presidente Giorgio Giordano che aveva chiesto di patteggiare un anno di carcere. Per il commercialista Giovanni Succio, e per Carlo Gonella, entrambi amministratori della società VM Press di Ovada, e per Giorgio Malaspina, socio di maggioranza, il processo comincerà il 12 gennaio 2012. Motivo di così lunga attesa è il fatto che il processo è stato affidato ai giudici della prima sezione penale, già impegnati in procedimenti importanti come quello di Eternit. La vicenda era nata dalla denuncia dell’ex vicepresidente dell’Amiat Raphael Rossi, che aveva raccontato al pm Carlo Maria Pellicano del tentativo da parte della VM Press di far acquistare alla società torinese un pressoestrusore, un macchinario per la compattazione dei rifiuti, del costo di 5 milioni di euro e soprattutto inutile. Giordano avrebbe proposto a Rossi di dividersi una tangente, arrivando ad offrirgli fino a 100 euro. D’accordo con gli inquirenti Rossi aveva fatto da “agente provocatore”, in modo da raccogliere tutte le prove necessarie al pm per contestare il reato di istigazione alla corruzione. "Gli avvocati della difesa hanno usato parole pesanti nei miei confronti dicendo che la procura mi avrebbe “sguinzagliato” dietro ai loro clienti. Io invece ho fatto solo il mio dovere", ha commentato Rossi, costituito parte civile insieme all’Amiat. L' udienza preliminare riguardava anche l'accusa di turbativa d'asta per l'aggiudicazione del servizio di gestione della sicurezza all'Amiat: erano coinvolti l'ex assessore alle attività produttive della Valle d'Aosta, Leonardo La Torre, ora capogruppo regionale e segretario di Federation Autonomiste, e l'ex presidente dell'Azienda pubblici servizi di Aosta, Salvatore Luberto, consigliere comunale nello stesso partito, oltre che Giancarlo Gallo, direttore degli acquisti per Amiat. Anche per loro è stato disposto il rinvio a giudizio. (03 febbraio 2011) |
La Stampa 08/02/2011 ha scritto: |
L’Idv: «Si dimettano La Torre e Luberto»
L’Italia dei valori della Valle d’Aosta chiede le dimissioni del consigliere comunale Salvatore Luberto e del consigliere regionale Leonardo La Torre dopo il loro rinvio a giudizio per turbativa d’asta. «Non intendiamo già da adesso esprimere una condanna - dicono i vertici regionali del partito - in quanto aspetteremo il giudizio della magistratura, ma opportunità morale e politica impongono questa decisione perché la natura dei reati ipotizzati riguarda strettamente la loro attività come amministratori pubblici». |
Citazione: |
POLITICA. MA IL PRESIDENTE DELL’UNION:
«IL DIALOGO CON IL CENTRODESTRA CONTINUA» Fosson si sfila dall’asse Uv-Pdl Il senatore si è astenuto sul decreto “milleproroghe”. Zucchi stizzito Antonio Fosson prende le distanze dal «Milleproroghe». Il senatore, come i suoi colleghi altoatesini, ieri ha scelto di astenersi sul decreto legge proposto dal governo per prolungare i termini di scadenza di provvedimenti importanti per cittadini, imprese e istituzioni. «Il Milleproroghe - dice - si è rivelato come di consueto un assalto alla diligenza che ha finito per caricare il decreto di cose cui non ci siamo sentiti di dare il nostro assenso». Fosson evidenzia «alcuni elementi positivi», come «il ritorno del 5 per mille, della social card, di risorse stanziate per la diffusione delle trasmissioni in francese». Tuttavia sottolinea: «Il governo non ha accettato un emendamento che avevamo presentato per il trasferimento delle competenze relative al registro automobilistico, documento che è diventato una semplice "raccomandazione"». L’astensione e le critiche del senatore arrivano proprio mentre stanno per tirarsi le fila del dialogo tra Uv e Pdl. Ma il presidente dell’Union, Ego Perron, sdrammatizza: «Il voto di Fosson testimonia l’autonomia di pensiero dei regionalisti e smentisce chi pensa ad una nostra subalternità rispetto al centrodestra. Bisogna distinguere i percorsi di tipo politico, che proseguono, con quelli di tipo amministrativo, sui quali è d’obbligo una serena valutazione volta per volta. Nei momenti salienti, come per la fiducia, non abbiamo fatto mancare il nostro appoggio». Ma aggiunge: «L’Uv guarda con un po’ di preoccupazione al quadro nazionale. Si continua a discutere di notizie che dovrebbero andare su Novella 2000 invece di affrontare questioni importanti per il futuro del paese. Ma finché c’è un governo noi ci rapporteremo con esso». E a livello regionale? «Il dialogo continua». Affermazione confermata dal coordinatore vicario del Pdl, Alberto Zucchi, che però non nasconde il suo fastidio («Non posso certo dire che il voto del senatore mi faccia piacere») e lancia la stoccata: «Mi spiace che Fosson parli di "assalto alla diligenza", mi sembra un po’ ingeneroso dopo tutti i risultati ottenuti, a partire dalla riforma dell’ordinamento finanziario. E, comunque, se si è trattato di un assalto c’erano anche le frecce partite dalla faretra di Fosson, che però a quanto pare non sono andate a segno. La prossima volta sarà meglio concordare le azioni da intraprendere». Il matrimonio con i regionalisti è a rischio? «Io - risponde Zucchi - mi fido del rapporto che si è consolidato con i vertici politici e amministrativi dell’Uv. E soprattutto mi fido della parola data». ALESSANDRO CAMERA DANIELE MAMMOLITI |
La Stampa 17.02.2011 ha scritto: |
«Aiuti alla montagna un’occasione persa»
[D. M.] Roberto Nicco boccia il nuovo testo unificato relativo alle disposizioni in favore dei territori montani, approvato ieri dalla Camera con 497 sì e 5 astenuti: «Un’occasione perduta». Secondo il deputato la proposta di legge «da un lato promuove progetti socioeconomici volti alle realizzazione di obiettivi molto ambiziosi, dall’altro non indica gli strumenti normativi e fiscali con cui promuovere tutto ciò». Nicco, che si è astenuto, giudica «francamente limitate» le risorse messe a disposizione (6 milioni di euro all’anno per tuttA Italia). «Mi auguro - conclude - che sul tema si possa ritornare con altra organicità nel quadro del federalismo, e con risorse adeguate». |
Citazione: |
POLITICA. MA IL PRESIDENTE DELL’UNION:
«IL DIALOGO CON IL CENTRODESTRA CONTINUA» Fosson si sfila dall’asse Uv-Pdl Il senatore si è astenuto sul decreto “milleproroghe”. Zucchi stizzito Antonio Fosson prende le distanze dal «Milleproroghe». Il senatore, come i suoi colleghi altoatesini, ieri ha scelto di astenersi sul decreto legge proposto dal governo per prolungare i termini di scadenza di provvedimenti importanti per cittadini, imprese e istituzioni. «Il Milleproroghe - dice - si è rivelato come di consueto un assalto alla diligenza che ha finito per caricare il decreto di cose cui non ci siamo sentiti di dare il nostro assenso». ALESSANDRO CAMERA DANIELE MAMMOLITI |
Posta dei Lettori ha scritto: | |
Dall’Uv nessun patto di subalternità
Leggo con qualche perplessità l’articolo «Fosson si sfila dall’asse Uv-Pdl» su La Stampa del 17 febbraio 2011. Il coordinatore del Pdl Alberto Zucchi è rimasto stizzito e non nasconde il suo fastidio per la scelta fatta dal senatore Fosson di astenersi sul decreto legge «Mille proroghe». Che motivo può avere il signor Zucchi per stizzirsi ed essere infastidito dal comportamento tenuto dal senatore Fosson? Non mi risulta che Fosson faccia parte della maggioranza del centrodestra e, come afferma il presidente dell’Uv Ego Perron, l’astensione del senatore valdostano smentisce una qualche subalternità dell’Uv rispetto a questa maggioranza. Signor Zucchi, ho l’impressione che lei confonda la collaborazione e il dialogo con l’alleanza e pretende pure di concordare, per il futuro, le azioni da intraprendere: fra queste anche il voto di Fosson? Non le sembra di esagerare? Nelle ultime riunioni organizzate dalle sezioni dell’Uv per discutere e decidere quale linea politica adottare verso il Pdl e verso l’attuale maggioranza di centrodestra, nessuno dei dirigenti dell’Uv ha mai accennato a qualche decisione già presa prima di consultare le sezioni. Del resto qualsiasi eventuale accordo già concluso dai vertici politici, potrebbe anche non essere approvato dalla base del movimento. Pertanto, cosa intende dire signor Zucchi quando afferma: «Io mi fido del rapporto che si è consolidato con i vertici politici e amministrativi dell’Uv e soprattutto mi fido della parola data». Signor Zucchi, quale parola? E data da chi? LOUIS BIONAZ Aosta |
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La Stampa 20.02.2011 ha scritto: | |
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(ANSA) Data: 16/05/2011 11:30 ha scritto: |
COMUNALI: AYAS RICONFERMA SINDACO GIORGIO MUNARI (1)
(ANSA) - AOSTA, 16 MAG - Giorgio Munari, sindaco uscente di Ayas, alla guida di una lista civica, e' stato confermato primo cittadino. E' quanto risulta in base a informazioni fornite dai rappresentanti delle liste e non ancora confermati dall'ufficio elettorale regionale. Lo scarto tra Munari e Roberto Obert, espressione di una lista dell'Union Valdotaine, sarebbe di circa 70 voti. (ANSA). |
(ANSA) Data: 16/05/2011 13:00 ha scritto: |
COMUNALI: AYAS RICONFERMA SINDACO GIORGIO MUNARI (2)
(ANSA) - AOSTA, 16 MAG - Il candidato sindaco Giorgio Munari (lista Democrazia-Partecipazione-Trasparenza) ha ottenuto, assieme al candidato vice sindaco Giuseppe Obert, 472 voti (53,45 per cento). Allo sfidante Roberto Obert (lista Ayas) e al candidato vice sindaco Silvio Rollandin sono andate 411 preferenze (46,55 per cento). Su un totale di 1.062 elettori (533 uomini e 529 donne), i votanti sono stati 906 (457 uomini e 499 donne) per una affluenza totale dell'85,31% (85,74% uomini e 84,88% donne).(ANSA). |
Aostaoggi.it 16/05/2011 ha scritto: | |
AYAS. Giorgio Munari si conferma sindaco di Ayas. Allo scrutinio dei voti, iniziato questa mattina, il sindaco uscente a capo della lista "Democrazia, partecipazione, trasparenza", che proponeva Giuseppe Obert alla carica di vice sindaco, ha ottenuto voti 61 in più rispetto al rivale Roberto Obert, della lista "Ayas", con candidato a vice Silvio Rollandin. In basso i voti ottenuti dai candidati. La lettera "C" indica che il candidato è stato eletto consigliere comunale; "S" e "V" indicano il sindaco ed il vice sindaco. "Democrazia - partecipazione - trasparenza S MUNARI Giorgio V OBERT Giuseppe 472 - 53,45% C ALLIOD Rollando - 62 C BLANC Fulvio -116 C BUCHAN Herman John Charles Evan - 75 C CAPRILLI Giulio Maria Carlo -59 C CHASSEUR Raimondo -61 C FAVRE Alfredo - 95 C FAVRE Federico - 131 C GAILLARD Ivana - 75 KAUFFMANN Roberta Maria Fernanda - 40 OBERT Franco - 50 ORIGONE Jean Noel - 42 PERONO Marco - 45 C SARTEUR Luca - 76 Lista Ayas C OBERT Roberto detto Roby C ROLLANDIN Silvio 411 - 46,55% ALLIOD Mario (Ballin) BURGAY Liliana C FASSIN Daniele FAVRE Enrico (Chicco) FAVRE Lucio FOSSON Franco (Carrà) FOSSON Ivo MERLET Ivano (Ivan) OBERT Maurizio ORIGONE Ivan PERRET Paolo Augusto C VICARI Jonny VUILLERMET Mara Schede nulle 16 1,77% Schede bianche 7 0,77% redazione |
AostaSera.it 16/05/2011 ha scritto: | |
Con 61 voti di scarto Giorgio Munari si riconferma sindaco di Ayas.
Battuta la lista Uv Ayas - "E' stato premiato il lavoro fatto nei cinque anni di amministrazione e si è scelto per la continuità". Cosi Giorgio Munari commenta a caldo la sua riconferma alla guida di Ayas.
Giorgio Munari, sindaco di Ayas "E' stato premiato il lavoro fatto nei cinque anni di amministrazione e si è scelto per la continuità". Cosi Giorgio Munari commenta a caldo la sua riconferma alla guida di Ayas. Munari con vice Giuseppe Obert ha battuto con uno scarto di 61 voti (472 voti contro 411) gli avversari della lista 2 "Ayas", sostenuta dall'Uv, Roberto Obert e Silvio Rollandin. I votanti di questa tornata elettorale sono stati 906 su 1062 aventi diritto (85,74 maschi – 84,88 donne). di Silvia Savoye |
Citazione: |
COMUNALI
Ad Ayas fallita l’operazione Uv La campagna elettorale del Leone non è bastata a Obert. Vigilia avvelenata da un volantino illegale AYAS Il rito è il «grazie agli elettori». Il resto è nei numeri: 53,4 per cento al riconfermato sindaco Giorgio Munari; 46,55 per cento allo sfidante Roberto Obert. Vittoria che rispetta i pronostici e conferma le difficoltà unioniste ad Ayas. La «corazzata» della maggioranza regionale non è riuscita ad annullare il divario, ma ha ridotto le possibili distanze. La campagna elettorale ha portato ad Ayas il presidente Augusto Rollandin, alcuni assessori regionali e il senatore Antonio Fosson, impegnato in un porta a porta convinto per dare supporto al suo segretario particolare. Come promesso Munari ha trascorso parte della domenica di voto sulla sua poltrona di casa a guardare il Gran premio di Moto Gp. Ma tra l’alba e le 9 del mattino, aiutato dal fratello e dagli amici, è andato in giro per Champoluc a staccare manifesti illegali. Erano stati infilati sotto i tergicristallo delle auto e appiccicati un po’ dovunque tra le una e le 4 di domenica a sostegno della lista del sindaco. Volantinaggio illegale - tanto che la Digos ha aperto un’indagine - per sintetizzare i punti forti del programma di Democrazia-Partecipazione-Trasparenza. Ayas come Cogne 2010: l’operazione di Palazzo non riesce. La differenza: a Cogne il favorito Piero Roullet, sostenuto dalla maggioranza regionale, è stato sconfitto da Franco Allera. L’anomalia di Ayas è l’Udc di Piero Vicquéry, ex Dc come Obert, finito su sponde opposte per ragioni politiche lontane da Champoluc, che plaude alla vittoria di Munari, sindaco senza partito o movimento. Nel 2006, alla sua prima elezione, si era presentato con la «divisa» degli Arancioni di Vda Viva, poi se l’è sfilata in fretta. Ma l’Alpe tenta di rimettergliela: «Un esempio da seguire in perfetta sintonia con Alpe». Nei due seggi di Ayas, Munari ha ottenuto il miglior risultato ad Antagnod, 38 voti in più, mentre l’ha spuntata per 23 a Champoluc. ENRICO MARTINET |
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La Stampa 23 Novembre 2009 ha scritto: |
Lo scandalo bestiame Tredici arrestati e sessanta indagati Sono attese per oggi le decisioni dei giudici del riesame di Torino sulle richieste di revoca degli arresti dell’allevatore di Jovençan Angelo Cabraz, 37 anni, e di Eliseo Duclos, 53 anni, titolare dell’omonimo caseificio di Variney (Gignod). I legali dei due indagati, gli avvocati Agata e Stefano Bonaudo, Massimiliano Sciulli e Jaques Fosson, hanno chiesto la revoca degli arresti, o in alternativa i domiciliari. L’inchiesta sul bestiame e sulla Fontina adulterata ha portato all’arresto di 13 persone, tra allevatori, produttori di formaggio e veterinari; oltre 60 gli indagati a piede libero. Intanto, sabato il gip del tribunale di Aosta Maurizio D’Abrusco ha revocato gli arresti domiciliari ai veterinari Davide Mila, 49 anni, di Morgex, e Massimo Volget, 38 anni, di Brissogne. Oggi il gip dovrebbe sciogliere la riserva anche sul veterinario dell’Usl Claudio Trocello. Il suo legale, l’avvocato Piergiorgio Pietrini, ha spiegato che Trocello, nei due interrogatori ai quali è stato sottoposto, ha raccontato tutto al magistrato chiarendo la sua posizione. In settimana altri indagati, per cui sono stati avanzate le richieste di revoca, potrebbero lasciare gli arresti domiciliari. |
La Stampa 2.07.2011 ha scritto: |
TRIBUNALE. FISSATA L’UDIENZA PRELIMINARE
Scandalo bestiame, 61 dal giudice AOSTA Inchiesta Le scandalo sul bestiame e sulle Fontine adlterate è scoppiato con le indagini dei carabinieri e dei forestali E’ stata fissata il 12 ottobre l’udienza preliminare in cui il gup del tribunale di Aosta Giuseppe Colazingari dovrà decidere se rinviare o meno a giudizio 61 indagati per lo scandalo bestiame e della Fontina adulterata esploso nel 2009 con le indagini dei Nas di Torino, dei carabinieri di Valpelline e del Corpo forestale regionale. Per contenere imputati avvocati e consulenti, l’udienza è fissata alle 10 nell’aula Gup all’ultimo piano del palazzo di giustizia. A richiedere il rinvio a giudizio è stato il p.m. Pasquale Longarini. Ai 61 indagati sono contestati, a vario titolo, i reati di: associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni della Regione Autonoma Valle d’Aosta, dell’Unione europea, dell’Usl Valle d’Aosta, dell’Anaborava (Associazione nazionale allevatori bovini razze valdostane), dell’Arev (Association régionale éleveurs valdô tains), dell’Anpana (Associazione nazionale protezione animali, natura e ambiente, che si sono costituite parte civile; adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari; commercio di sostanze alimentari nocive; falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici; vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine; abuso d’ufficio; rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio; e altri come maltrattamenti e uccisione di animali o esercizio abusivo della professione medico-veterinaria. Questo l’elenco completo degli indagati che il 12 ottobre saranno davanti al gup del tribunale: Antonio Albisetti, di Montjovet; Anna Artaz, di Quart; Roberto Avetrani, di Valtournenche; Donato Gildo Avoyer, di Saint-Rhémy-en-Bosses; Italo Avoyer, di Saint-Rhémy-enBosses; Valter Avoyer, di Aosta; Rosella Badino, di Carmagnola; Alexandre Bal, di Ollomont; Bruno Bal, di Ollomont; Barbara Benetti, di Aosta; Fabrizio Bisson, di Gressan; Siro Luigi Bisson, di Gressan; Alberto Bollero, di Torino; Erik Bollon, di Aosta; Nello Eugenio Brillo, di Pré-Saint-Didier; Patrick Brocard, di Pollein; Angelo Cabraz, di Jovençan; Emilio Cabraz, di Jovençan; Erik Cheillon, di Valpelline; Ivo Cheillon, di Valpelline; Marisa Cheillon, di Gignod; Pierre Alexandre Clos, di Jovençan; René Laurent Clos, di Jovençan; Luciano e Marco Cuc, di Aymavilles; Lucia Dentis, di Torino; Eliseo Duclos, di Gignod; Gabriele e Ivo Empereur, di Gressan; Ada Giuseppina Girod, di Gaby; Carla Anna Maria, Nello Angelo e Giovanni Girod, di Fontainemore; Edy Gontier, di Aymavilles; Angelina Jordan, di Saint-Rhémyen-Bosses; Edy Henriet, di Saint-Christophe; Diego Lale Murix, di Saint-Pierre; Italo Lazier, di Fontainemore; Angelo Letey, di Valpelline; Elio Louisetti, di Bionaz; Lidio Lucianaz, di Charvensod; Davide Mila, di Morgex; Dante e Daniele Luigi Morzenti, di Aymavilles; Pierretta Naudin, di Gignod; Vittorio Noz, di Nus; Riccardo Orusa, di Etroubles; Alex Luigi Parleaz, di Aymavilles; Roberto Pellizzaro, di Quart; Silvano Petey, di Valpelline; Loris Pieiller, di Fénis; Leo Saraillon, di Aymavilles; Alfreda Tillier, di Gressan; Cassiano Treboud, di La Salle; Pierpaolo Trèves, di Emarèse; Claudio Trocello, di Aosta; Laura Vercellin Nourissat, di Fénis; Ezio e Gabriele Viérin, di Gressan; Hélène Viérin, di Pollein; Massimo Volget, di Saint-Marcel. DANIELE GENCO |
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AostaSera.it 12/01/2012 ha scritto: | |
Inchiesta fontine: nominato il perito
per le traduzione dal patois Aosta - Jeannette Bondaz avrà 90 giorni, a partire dal 19 gennaio, per effettuare le trascrizioni e traduzioni dal patois all'italiano delle intercettazioni telefoniche nell’ambito dell’inchiesta. Consulente di parte è stato invece nominato Diego Lucianaz.
Tribunale di Aosta Jeannette Bondaz è il perito nominato questa mattina dal tribunale di Aosta per effettuare le trascrizioni e traduzioni dal patois all'italiano delle intercettazioni telefoniche nell’ambito dell'inchiesta sul bestiame contaminato e sulla Fontina adulterata. Avrà 90 giorni, a partire dal 19 gennaio, per portare a termine il lavoro. Intanto è stata fissata al 16 maggio la prossima udienza. Consulente di parte è stato invece nominato Diego Lucianaz su decisione del gup del tribunale di Aosta Giuseppe Colazingari che ha accolto le richieste di alcune delle difese dei 61 imputati. Durante la prima udienza, il 12 ottobre scorso, è stata accolta la costituzione di parte civile di Regione Valle d'Aosta, Anaborava (Associazione nazionale dei bovini di razza valdostana) e Azienda Usl Valle d'Aosta. Respinta invece la richiesta di parte civile della Casa del consumatore che aveva chiesto come risarcimento, la liquidazione di 100 mila euro, da vincolare “alla realizzazione di un progetto a favore dei consumatori sotto il controllo dell'Assessorato della Valle d'Aosta del commercio o dell'agricoltura o comunque individuato dall'autorità giudiziaria”. I reati contestati vanno dall'associazione per delinquere alla truffa aggravata, dal commercio di sostanze alimentari nocive all'abuso d'ufficio, dalla diffusione di una malattia tra gli animali alla frode nell'esercizio del commercio. L’inchiesta della forestale e dei Nas dei carabinieri era partita nei primi mesi del 2008 e nel novembre del 2009 aveva portato all’arresto di 13 persone, tra le quali 11 finirono ai domiciliari e 2 in carcere di Redazione Aostasera |
(ANSA) Data: 27/01/2012 18:53 ha scritto: |
SU CONTI CORRENTI 40 MILIONI,BUFERA SU ASSESSORE VAL D'AOSTA DA VERBALI ISPEZIONE BANKITALIA 'ANOMALIE' SU GIRI DI ASSEGNI
(ANSA) - AOSTA, 27 GEN - Movimenti anomali per oltre 40 milioni di euro in due anni su conti correnti riconducibili all'assessore regionale alle finanze della Valle d'Aosta e al suo entourage. E' bufera su Claudio Lavoyer, membro della Giunta regionale ed esponente di punta del movimento Federation autonomiste, dopo la diffusione dei verbali di un'ispezione della Banca d'Italia che ha multato la Banca di credito cooperativo valdostana per la non corretta applicazione delle procedure antiriciclaggio. In quattro conti correnti - intestati all'assessore e a persone a lui vicine - sono state riscontrate ''anomalie'' concretizzate ''nella creazione di fittizie disponibilita' finanziarie mediante frequenti giri di assegni''. Un movimento complessivo di 40,7 milioni di euro tra il 2009 e il 2010. La vicenda, segnalata dalla Banca d'Italia anche alla Procura di Aosta (che ha aperto un fascicolo e che ha disposto tramite la guardia di finanza degli approfondimenti), si e' subito trasformata in caso politico. L'assessore Lavoyer si e' detto ''tranquillo''. La Giunta regionale, riunita oggi, gli ha comunque chiesto ''chiarimenti per fare le valutazioni del caso, anche a livello politico'', secondo quanto ha riferito il presidente della Regione Augusto Rollandin. ''Oggi - ha precisato ancora Rollandin - non ci sono elementi di informazione che non siano quelle legate ad una situazione personale''. Segnali di fibrillazione giungono tuttavia dalla maggioranza (composta dai movimenti autonomisti Union Valdotaine, Stella Alpina e Federation autonomiste assieme al Pdl). Per il coordinatore regionale del Pdl Alberto Zucchi ''pur in attesa dei chiarimenti che l'assessore Lavoyer ha il diritto e il dovere di portare, credo che i riflessi politici della vicenda siano inevitabili''.(ANSA). |
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Partitodemocratico-vda.it ha scritto: |
Caso Lavoyer, il PD: subito chiarezza
o presenteremo richiesta di dimissioni La Segreteria regionale del Partito Democratico, riunita il 2 febbraio, auspica che la chiarezza sulla vicenda venga fatta ben prima di arrivare al Consiglio regionale di mercoledì prossimo, che non è un’aula di tribunale, ma sicuramente è il luogo deputato per verificare se l’assessore e la maggioranza che lo sostiene hanno deciso di sciogliere i dubbi sulla vicenda; se invece intenderanno rimanere nell’ambiguità in attesa di eventuali risvolti giudiziari, il gruppo del PD avanzerà ufficialmente la richiesta di dimissioni. 2 febbraio 2012 La Segreteria regionale del Partito Democratico, riunita il 2 febbraio, tenuto conto della sanzione che la Banca d’Italia ha comminato alla BCC Valdostana per l’omessa segnalazione di operazioni sospette; considerato che il presidente della BCC Valdostana Martino Cossard ha dichiarato che la sanzione della Banca d’Italia è stata notificata all’istituto di credito valdostano, “ma è altrettanto vero che le operazioni le ha fatte lui (l’assessore Claudio Lavoyer)” e ancora: “certo che se lui (l’assessore Claudio Lavoyer) fa un assegno, poi ne fa un altro per coprire il primo, quella è la sua volontà. Noi l’abbiamo esaudita” e continua: “certo, ci sono operazioni che non si dovrebbero fare, non in quel modo. La Banca d’Italia ci ha aiutato a correggere certi comportamenti”. E’ dunque evidente che, al di là del merito delle operazioni, di cui non siamo a conoscenza e su cui l’assessore Lavoyer non vuole fare al momento chiarezza, il metodo di tali operazioni è certamente irregolare e sorprende che un assessore alle Finanze ignorasse la violazione delle norme. Emerge dunque sin d’ora un comportamento irregolare della Banca, che infatti si è subito affrettata a pagare la multa, fondato su un rapporto di fiducia con alcuni clienti ‘speciali’ tra cui l’assessore Lavoyer. Il comportamento della banca è tanto più grave in un momento di crisi economica come l’attuale, nel quale molti comuni cittadini si vedono invece negare l’accesso al credito bancario anche per cifre di modesta entità. Se riguardo alle procedure non è stato dato il buon esempio, altrettanto discutibile è che occorrano settimane all’assessore Lavoyer per produrre una memoria che, stando alle informazioni giornalistiche, è per il momento riservata al presidente Rollandin. Per la Segreteria regionale del Partito Democratico, non si tratta di una questione privata tra il Presidente della Regione e l’assessore, ma di una questione pubblica. Un assessore regionale alle Finanze deve dare massima trasparenza alle sue attività economiche, ed è proprio questa trasparenza che noi chiediamo all’assessore Lavoyer. Ci saremmo aspettati dall’assessore Lavoyer e dall’assessore Carradore piena luce sulla vicenda, ma il loro atteggiamento si configura come quello di chi si prepara ad affrontare un processo e deve leggere con attenzione carte e documentazioni. Da parte del PD non c’è nessuna intenzione di sostituirsi alla magistratura e alle forze dell’ordine, ma c’è l’intenzione di difendere con forza l’immagine complessiva della politica, delle istituzioni regionali e dell’autonomia speciale. Non riteniamo che le nostre affermazioni facciano parte di alcuna campagna mediatica contro la Fédération Autonomiste. I riflettori possono essere spenti subito con una operazione di trasparenza e di verità, da parte dell’assessore Lavoyer e dell’assessore Carradore, che faccia luce senza reticenze sulla natura di questo vorticoso flusso di denaro sui loro conti correnti. L’idea dell’Union Valdôtaine, preannunciata sugli organi di stampa, di affrontare il prossimo Consiglio regionale con la linea difensiva del capogruppo Empereur (“quando avremo elementi ufficiali prenderemo una posizione”) ci pare un tentativo di non dare risposte alle tante domande che i cittadini si stanno ponendo. Il PD auspica che la chiarezza sulla vicenda venga fatta ben prima di arrivare al Consiglio regionale di mercoledì prossimo, che non è un’aula di tribunale, ma sicuramente è il luogo deputato per verificare se l’assessore e la maggioranza che lo sostiene hanno deciso di sciogliere i dubbi sulla vicenda; se invece intenderanno rimanere nell’ambiguità in attesa di eventuali risvolti giudiziari, il gruppo del PD avanzerà ufficialmente la richiesta di dimissioni. |
(ANSA)Data: 03/02/2012 ha scritto: |
13:10 BANCHE: MULTA BCC; VERTICE ROLLANDIN-FEDERATION AUTONOMISTE
(ANSA) - AOSTA, 3 FEB - Un vertice di circa mezz'ora tra il presidente della regione Augusto Rollandin, l'assessore regionale alle finanze Claudio Lavoyer e il capogruppo regionale di Federation autonomiste Leonardo La Torre si e' svolto a partire dalle 12.30 nello studio di Rollandin a Palazzo regionale. Al termine della riunione - dedicata alla situazione politica generata dal coinvolgimento dell'assessore Lavoyer nella vicenda della multa alla Bcc valdostana - La Torre ha riferito l'intenzione di convocare una conferenza stampa, tra oggi e domani, per comunicare ''importanti novita''. L'assessore Lavoyer, interpellato dall'ANSA riguardo alle voci di sue dimissioni trapelate nella tarda mattinata, ha dichiarato: ''Per ora non ci sono dimissioni''.(ANSA) |
(ANSA)Data: 03/02/2012 ha scritto: |
16:43 BANCHE:MULTA BCC;COSSARD,SU LAVOYER C'E' STATA DISATTENZIONE
(ANSA) - AOSTA, 3 FEB - Sulle operazioni bancarie dell'assessore regionale Claudio Lavoyer ''c'e' stata disattenzione nell'operativita', se cosi' possiamo chiamarla, ma questo puo' essere successo nei confronti di questo gruppo come nei confronti di altri, la politica non ha nulla a che fare''. Cosi' il presidente della Bcc valdostana Martino Cossard spiega all'ANSA la vicenda della multa inflitta dalla Banca d'Italia. ''Noi siamo stati sempre fuori dalla politica - precisa ancora Cossard - e' inevitabile che in un ambiente piccolo come il nostro ci siano delle concatenazioni tra persone, ma soprattutto con enti, ma non siamo mai entrati nel gioco politico''. Una disattenzione che non ha tenuto conto di una segnalazione presente nella centrale rischi sin dal 2005? ''Noi non abbiamo dato crediti particolari a Lavoyer - precisa ancora il presidente dell'istituto di credito valdostano - le verifiche alla centrale rischi non sono necessarie per questo tipo di operativita' su un conto che non aveva delle attivita' creditizie particolari''. (ANSA). |
(ANSA)Data: 03/02/2012 ha scritto: |
16:53 BANCHE: MULTA BCC; COSSARD, PROBABILE MIA RICANDIDATURA
(ANSA) - AOSTA, 3 FEB - ''La mia ricandidatura e' probabile, anche se non so in quale ruolo, ne stiamo parlando in questi giorni''. Cosi' il presidente della Bcc valdostana Martino Cossard guarda al prossimo rinnovo di maggio del consiglio di amministrazione dell'istituto di credito al centro della vicenda riguardante la multa della Banca d'Italia. Una bufera che, spiega Cossard all'ANSA, ''mi ha fatto ritornare la voglia di lottare''. ''Non credo di essere io il bersaglio di chi ha diffuso le informazioni - spiega ancora il banchiere - anche perche' se fosse davvero un complotto contro di me per me sarebbe molto conveniente presentarmi ai soci come vittima, sicuramente otterrei molto consenso''. Il clima nel consiglio di amministrazione ''e' tranquillo - aggiunge il presidente - abbiamo attraversato momenti molto piu' difficili e tesi''. Per Cossard ''il vero destinatario va ricercato al di fuori dell'istituto bancario''. (ANSA). |
(ANSA)Data: 03/02/2012 ha scritto: |
17:02 BANCHE:MULTA BCC;REGIONE CHIEDE INFORMATIVA A RAPPRESENTANTE
(ANSA) - AOSTA, 3 FEB - Il presidente della Regione Augusto Rollandin ha chiesto al rappresentante regionale nel collegio sindacale della Bcc valdostana Marco Linty un'informativa sulle vicenda della multa della Banca d'Italia che ha coinvolto anche l'assessore Claudio Lavoyer. (ANSA). |
(ANSA)Data: 03/02/2012 ha scritto: |
17:48 BANCHE: MULTA BCC; ASSESSORE LAVOYER RASSEGNA DIMISSIONI (ANSA) - AOSTA, 3 FEB - L'assessore regionale al bilancio, finanze e patrimonio della Valle d'Aosta, Claudio Lavoyer, ha rassegnato le dimissioni dall'incarico all'interno della Giunta. Lo si e' appreso al termine di una riunione di maggioranza svoltasi oggi pomeriggio a Palazzo regionale. La decisione e' stata presa a seguito della vicenda riguardante la multa della Banca d'Italia alla Bcc valdostana, che ha anche interessato alcuni conti correnti dell'assessore. La comunicazione delle dimissioni sara' ora trasmessa dal Presidente della Regione al presidente del Consiglio Valle e sara' valida solo dal momento in cui l'assemblea ne prendera' atto. (ANSA). |
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(ANSA) Data: 03/02/2012 17:59 ha scritto: |
BANCHE: MULTA BCC; MAGGIORANZA VDA, ORA INTERIM A ROLLANDIN
(ANSA) - AOSTA, 3 FEB - ''Preso atto della decisione dell'assessore Claudio Lavoyer di rimettere il mandato per poter chiarire la propria posizione rispetto alle notizie riportate dagli organi di stampa e dimostrare la propria correttezza, difendendo in ogni sede e liberamente la propria onorabilita' e quella della sua famiglia'', e ''riconoscendo il senso di responsabilita' dimostrato dall'assessore che con questa scelta intende anche consentire al Governo regionale di continuare a svolgere in piena serenita' il proprio mandato'', i capigruppo delle forze di maggioranza in Consiglio regionale ''concordano sulla necessita' che le funzioni assessorili siano nell'immediato assunte e mantenute dal Presidente della Regione, inteso che e' volonta' dell'assessore Lavoyer fornire gli opportuni chiarimenti e notizie al Consiglio e alla Giunta regionale entro i prossimi 90 giorni''. (ANSA). |
(ANSA) Data: 03/02/2012 18:31 ha scritto: |
BANCHE: MULTA BCC; LAVOYER, RAMMARICATO PER FANGO SU DI ME
(ANSA) - AOSTA, 3 FEB - ''Sono rammaricato per il fango che mi e' stato rovesciato addosso e che ha coinvolto, in modo indegno, la mia famiglia e leso la privacy di tante persone che nulla hanno a che vedere con la questione''. Lo ha dichiarato all'ANSA l'assessore regionale al bilancio, finanze e patrimonio della Valle d'Aosta, Claudio Lavoyer, poco dopo aver rassegnato le dimissioni dall'incarico all'interno della Giunta. Lavoyer ha poi sottolineato che la decisione di dimettersi e' stata presa ''per consentire al Governo regionale di svolgere serenamente l'attivita' in questo momento di grande crisi economica''. (ANSA) |
(ANSA) Data: 03/02/2012 ha scritto: |
18:36 MOVIMENTI PER 40 MLN SU CONTI, ASSESSORE VDA SI DIMETTE
(ANSA) - AOSTA, 3 FEB - A seguito delle polemiche sorte per aver movimentato ''in maniera anomala'' oltre 40 milioni di euro in due anni sui propri conti correnti e su quelli riconducibili a parenti, l'assessore al bilancio, finanze e patrimonio della Valle d'Aosta, Claudio Lavoyer, oggi pomeriggio ha rassegnato le dimissioni. Preso atto della decisione, i capigruppo di maggioranza hanno concordato sull'assegnazione dell'interim al Presidente della Regione, Augusto Rollandin, ''inteso che e' volonta' dell'assessore Lavoyer fornire gli opportuni chiarimenti e notizie al Consiglio e alla Giunta regionale entro i prossimi 90 giorni''. Lavoyer, esponente di punta del movimento Federation autonomiste, e' finito al centro di una 'bufera' dopo la diffusione dei verbali di un'ispezione della Banca d'Italia che ha multato la Banca di credito cooperativo valdostana per alcune carenze nell'organizzazione e nei controlli interni. In sei conti correnti - intestati all'assessore e a persone a lui vicine - sono state riscontrate ''anomalie'' concretizzate ''nella creazione di fittizie disponibilita' finanziarie mediante frequenti giri di assegni''. Un movimento complessivo di 40,7 milioni di euro tra il 2009 e il 2010. La vicenda e' segnalata dalla Banca d'Italia anche alla Procura di Aosta, che ha aperto un fascicolo e ha disposto approfondimenti tramite la guardia di finanza. Sulle operazioni bancarie dell'assessore ''c'e' stata disattenzione nell'operativita', ma questo puo' essere successo nei confronti di questo gruppo come nei confronti di altri, la politica non ha nulla a che fare'' ha commentato Martino Cossard, presidente della Bccv. A seguito dell'ispezione della Banca d'Italia e dei rilievi dell'ufficio di vigilanza, la Bccv ha chiuso i conti correnti riconducibili all'assessore Lavoyer e al gruppo di persone a lui collegato. Nel 2007 Lavoyer era stato condannato in primo grado dal tribunale di Aosta per truffa a un anno di carcere - con la condizionale - in merito all'inchiesta su alcune ospitalita' offerte dalla Regione Valle d'Aosta.(ANSA). |
Aostaoggi.it 04/02/2012 ha scritto: | ||
Il sindaco di Aosta sul caso Lavoyer-Carradore:
«una questione personale» Giordano spiega: «per ora ci sono solo indiscrezioni giornalistiche». No comment sulle dimissioni dell'assessore regionale
AOSTA. «Ad oggi, sono e rimangono null'altro che indiscrezioni giornalistiche. Tutto ciò che so lo leggo, giornalmente, sui quotidiani». Bruno Giordano, primo cittadino di Aosta, prende le distanze e, senza remore, manifesta il suo disappunto sulle modalità con cui i media stanno trattando quanto accaduto all'assessore regionale alle Finanze Claudio Lavoyer e a persone a lui vicine. Le dimissioni dell'esponente dell'esecutivo regionale avranno riflessi nella giunta comunale? «No», risponde con voce stentorea. E, accalorandosi, dichiara: «Non commento decisioni di palazzo regionale». Non trattiene la stizza nei confronti dei giornalisti: «Come si fa a parlare di "riflessi", di "segnali" su vicende che neppure voi conoscete. Vicende che nascono, lo ripeto, da supposizioni giornalistiche». Il sindaco tiene a sottolineare un concetto prioritario: «L'assessore Patrizia Carradore non ha alcun avviso di garanzia. Quanto è successo non riguarda l'amministrazione comunale. Parliamo di questioni del tutto personali. Che, mi auguro, vengano definite al più presto, anche al fine di evitare speculazioni politiche». Non tollera quello che definisce il «giochino dei nomi» relativo alla nomina di un eventuale futuro assessore alle Attività Produttive. «Vorrei ricordare - dice Bruno Giordano - che, qualora dovessimo affrontare questa realtà, la scelta di un assessore compete soltanto al sindaco». Parla a ruota libera: «L'unica persona - dice - che dovrebbe essere sentita in questo momento è l'assessore Carradore». Gli facciamo notare di averla cercata pochi minuti prima per offrile l'opportunità di spiegare la sua posizione, ma di aver trovato il cellulare spento. Risposta: «Posso anche capire il perché». Ritorna, con forza, sul termine «indiscrezioni giornalistiche» di un fatto «che deve ancora essere chiarito». E, di seguito: «Ho anche altre cose da fare, se permettete, che non passare il tempo a rincorrere ciò che scrivono i giornali». Conclude: «Alla fine, di cosa stiamo parlando? Di fatti che attengono alla persona e non alla pubblica amministrazione».
S.L. |
AostaOggi.it 10/02/2010 ha scritto: | |
Renato Favre sulle elezioni:
“Lusingato che si sia fatto il mio nome, ma la pesca apre a fine marzo” Aosta - Renato Favre e Patrizia Carradore tirano le somme sul’attività istituzionale del 2009. Il consiglio comunale di Aosta ha discusso per 142 ore e si è riunito 26 volte. Favre sulle elezioni: “Lusingato ma non mi sbilancio”
Renato Favre e Patrizia Carradore In una conferenza stampa fiume, il presidente del Consiglio di Aosta, Renato Favre e la sua vice, Patrizia Carradore, hanno fatto il resoconto sull’attività istituzionale svolta nel 2009. Entrambi hanno espresso soddisfazione per il lavoro fatto. In particolare Favre ha rivendicato il ruolo sempre maggiore che la Presidenza del consiglio ha assunto. “E’ un’istituzione – ha spiegato – che è nata solo nel 1994, negli anni si è evoluta. Sono spesso a Roma per rappresentare Aosta nell’Anci, e a questo proposito credo sarebbe auspicabile che il Celva, oltre che sindaci e presidenti delle comunità montane, pensasse di lasciare almeno una sedia anche ai presidenti del consiglio. Anche perché noi rappresentiamo tutto il consiglio, e siamo la seconda carica, dopo quella del sindaco, che da quando c’è l’elezione diretta è potentissimo”. Il primo consiglio comunale dello scorso anno si è tenuto il 13 gennaio, l’ultimo il 16 dicembre. L’assemblea si è riunita in tutto 26 volte, per un totale di 142 ore di discussione. Le interpellanze e interrogazioni presentate sono state 8; 67 le mozioni. Di queste solo 4 sono state approvate, 34 invece sono state ritirate, 26 respinte o non approvate e 3 rinviate. I rappresentanti degli Aostani non sono degli assenteisti, la maggior parte dei consiglieri e degli assessore ha preso parte a tutte le assemblee, alcuni ne hanno perse una o due. La maglia nera va al consigliere dimissionario Giovanni Girardini, presente solo 10 volte su 26, lo segue a distanza Giorgio Giovinazzo, con 10 assenze. Favre ha fatto anche un accenno alle prossime elezioni. “Ho letto i giornali, e ho visto che il presidente Ego Perron ha fatto il mio nome, assieme a quello dell’assessore Follien, ne sono lusingato. Ma sono un cacciatore e un pescatore, e la pesca apre a fine marzo, prima non ho intenzione di pescare né di farmi pescare. Per il momento non mi pronuncio”. di Cristian Pellissier |
AostaSera.it 04/02/2012 ha scritto: | |
Dimissioni di Lavoyer: il Pd "ora chiarimenti anche dalla Carradore"
Aosta - "Spero - sottolinea Fabio Protasoni, Presidente del Pd Vda - che l’assessore Carradore prenda esempio e non si sottragga al chiarimento che è dovuto anche da parte sua." Il Pd chiede una redistribuzione delle deleghe di Lavoyer e non un nuovo assessore.
Patrizia Carradore - Assessore comunale al Turismo "Le dimissioni di Lavoyer sono una buona notizia per le istituzioni e per lui stesso." Cosi Fabio Protasoni, Presidente del Pd Valle d'Aosta commenta sul suo blog la decisione dell'Assessore alle Finanze di rimettere il suo incarico nelle mani del Presidente della Regione. Questione chiusa quindi? No, secondo il Presidente del Pd che sottolinea come ora si apre la questione comune di Aosta. "Spero - sottolinea Protasoni - che l’assessore Carradore prenda esempio e non si sottragga al chiarimento che è dovuto anche da parte sua." Il segretario del Pd Donzel è ancora più netto "se le dimissioni di Lavoyer sono state doverose perché lo stesso atto di responsabiltà non arriva dalla Carradore?". Per Il Pd rimane comunque un'ambiguità sulle dimissioni di Lavoyer "Mi pare assai discutibile questa innovazione valdostana delle “dimissioni a tempo”"scrive Protasoni. "Surreale" è il termine con cui invece il segretario Donzel descrive la vicenda. "Prima ancora delle dimissioni - sottolinea Donzel - vogliamo chiarimenti. Questa maggioranza sembra più preoccupata dalle logiche dei posti che dalla logica della trasparenza." E sull'interim a Rollandin il segretario del Pd aggiunge "Siamo perplessi sull'idea che si sta profilando di un interim a Rollandin per poi passare alla nomina di un nuovo assessore. In un momento di crisi come quello attuale il Governo regionale non può permettersi "il gioco ad occupare i posti" ma deve prevedere un rimpasto e una redistribuzione delle deleghe di Lavoyer". "C'è già - conclude Donzel - un assessore tecnico di troppo che non si capisce bene cosa stia facendo". di Silvia Savoye |
(ANSA) Data: 04/02/2012 17:00 ha scritto: |
BANCHE: MULTA A BCC; PD, CARRADORE CHIARISCA POSIZIONE
(ANSA) - AOSTA, 4 FEB - Dopo le dimissioni dell'assessore regionale alle finazne, Claudio Lavoyer, il gruppo del Pd al Comune di Aosta ritiene ''indispensabile e urgente che anche l'assessore comunale Patrizia Carradore, coinvolta direttamente nel vorticoso giro di assegni e transiti sospetti, chiarisca ufficialmente la sua posizione in merito alla vicenda''. E' quanto si legge in una nota nella quale si sottolinea che ''le dimissioni dell'assessore regionale Lavoyer dimostrano tutta intera la gravita' della situazione che non puo' essere liquidata come vicenda personale''. ''A chi occupa ruoli di responsabilita' pubblica - prosegue la nota - e' richiesta la massima trasparenza, soprattutto in un momento in cui si e' incrinata la fiducia dei cittadini verso le istituzioni e la politica'' Il Pd auspica pertanto che ''il Sindaco sappia farsi promotore di questa esigenza di chiarezza, affinche' arrivino presto quei chiarimenti che fino ad oggi non sono ancora arrivati; in caso contrario, il gruppo comunale sentirebbe il dovere di difendere la dignita' delle istituzioni, con ogni mezzo, anche con una richiesta di dimissioni''. (ANSA). |
La Stampa 16 Ottobre 2009 ha scritto: |
L’irritazione. il caso
Convegno di St-Vincent l’assessore alle Finanze «Obiettivo efficienza» «Non voglio domande sulle truffe alla Regione» Lavoyer e l’etica: “No ai moralismi” SAINT-VINCENT Storia chiusa, per Claudio Lavoyer, quella delle truffe alla Regione causa ospitalità un po’ troppo generose. Chiusa da una condanna a un anno di carcere in primo grado ma soprattutto cancellata dalla prescrizione. Capitolo chiuso, ma nota dolente. Alla domanda se non abbia provato un qualche imbarazzo ad aprire i lavori di un convegno sui danni alle finanze pubbliche, l’assessore taglia corto e di quello, dice, «non voglio proprio parlare». Elastica, efficace. E soprattutto rapida. Così deve essere la pubblica amministrazione secondo l’assessore alle Finanze Claudio Lavoyer, che ieri ha aperto i lavori della tre giorni dedicata a «Etica e diritto - il danno alle Finanze pubbliche: profili amministrativi e penali». Organizzato dalla Regione, dall’UniVda e dal Centro europeo di bioetica (targato Unesco) radunerà fino a domani giuristi, magistrati (dal procuratore di Aosta Marilinda Mineccia fino al pg di Torino, Marcello Maddalena), docenti universitari e giornalisti (tra questi l’editorialista de La Stampa, Luigi La Spina). «Non ho la presunzione di entrare nel merito degli argomenti in discussione - ha ammesso Lavoyer - ma due brevissime considerazioni sul rapporto tra etica e amministrazione le vorrei fare. Ritengo, in una visione non moralistica e bacchettona, che l’etica nella pubblica amministrazione significhi innanzitutto avere una pubblica amministrazione efficace nelle risposte ai bisogni dei cittadini». La politica del fare, insomma. «Un’amministrazione equa, affidabile ed efficace riesce a ispirare fiducia al pubblico, crea un clima favorevole alle imprese e contribuisce al buon funzionamento dei mercati. L’etica è la chiave del buon governo». Lavoyer si fa una domanda - «quali sono quindi gli interventi necessari per rafforzare la fiducia dei cittadini?» - e si dà una risposta sgranata in cinque punti: «Bisogna definire una chiara missione per adeguarsi alle attuali esigenze della gente; salvaguardare i valori adeguandosi ai cambiamenti; è importante applicare le regole ma soprattutto prevenire le storture perché a lungo termine la prevenzione è un investimento che incide favorevolmente sulle relazioni tra pubblica amministrazione e società civile; anticipare i problemi e infine trarre vantaggi dalle nuove tecnologie, che possono aiutare i poteri pubblici a trovare nuove vie per informare i cittadini». «Noi, politici e amministratori - dirà Lavoyer a margine dei lavori - abbiamo come primo compito quello di dare risposte alla gente». Risposte che però ogni tanto - basta leggere le cronache giudiziarie di tutto il Paese - cozzano contro la legge. «Il rispetto delle normative è la prima e imprescindibile regola, questo è chiaro - dice -. Però non deve essere tutto lì. L’efficienza è la chiave di tutto: azioni veloci risparmiano costi immensi ed evitano problemi a lungo termine. Serve equilibrio. Poi può capitare che i politici sbaglino, e quando prendono una decisione ogni tanto scivolino...». Chi quegli scivoloni era sempre pronto a punirli era il procuratore di Asti Maurizio Laudi, magistrato torinese in prima linea contro terrorismo e criminalità morto il 24 settembre a 61 anni per un infarto. Era nella segreteria scientifica del convegno e in tutti gli interventi della mattina ha fatto capolino il suo nome. Maddalena ha citato ampi brani della relazione che Laudi aveva preparato su Giustizia ed etica: «E’ da respingere - scriveva - una concezione della giustizia come valore assoluto. Spaventa l’idea di un giudice che con le sue sentenze stabilisca ciò che è “bene” e ciò che è “male”, facendosi egli stesso creatore della regola in nome di un incontrollato e incontrollabile ruolo di interprete autentico della “morale”». ANDREA CHATRIAN |
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(ANSA)Data: 08/02/2012n17:13 ha scritto: |
REGIONI: DIMISSIONI LAVOYER; MAGGIORANZA, GESTO RESPONSABILE
(ANSA) - AOSTA, 08 FEB - La maggioranza fa quadrato intorno all'ex assessore Claudio Lavoyer, giudicando le sue dimissioni ''un gesto di responsabilita''' e invocando al piu' presto i chiarimenti sulla vicenda. Nel corso del dibattito in aula sulla presa d'atto delle dimissioni (che hanno portato all'assunzione ad interim delle deleghe assessorili da parte del Presidente della Regione), Leonardo La Torre, capogruppo Federation autonomiste, ha evidenziato il ''carnevale delle procedure'' che ha accompagnato l'affaire Lavoyer: ''Per ora mancano i fatti reali e ci sono solo i fatti mediatici, perche' alla politica non e' pervenuto nessun elemento di valutazione''. Il gesto di Lavoyer ''consentira' alla Giunta regionale di svolgere serenamente il proprio lavoro'', ha spiegato il capogruppo di Stella Alpina, Francesco Salzone, che ha aggiunto: ''E' difficile scindire il ruolo politico da quello privato e per questo motivo che abbiamo apprezzato il gesto di Lavoyer''. Per Massimo Lattanzi (Pdl) ''le dimissioni di Lavoyer erano formalmente non dovute, ma politicamente ritenute necessarie dall'assessore e questo e' l'unico atto di reale trasparenza compiuto''. (ANSA). |
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erika ha scritto: |
Caro Giorgio,
ascoltando il consiglio regionale, ho notato che tutte le forze di maggioranza,dipingono Lavoyer come un santo, chè si dimette da assessore (15mila€ al mese ) per diventare consigliere (5mila€ )...ma questo vuol dire, che gli altri coinvolti che non si dimettono, sono moralmente scorretti? |
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AostaSera.it 15/02/2012 ha scritto: | |
L'assessore Carradore riferisce in commissione consiliare:
porte chiuse e bocche cucite. Aosta - Niente di nuovo dall'udienza in commissione Affari istituzionali, dove Patrizia Carradore è stata chiamata a riferire sul giro di assegni che ha portato l'assessore Claudio Lavoyer alle dimissioni. Tre quarti d'ora di seduta a porte chiuse, per richiesta
Patrizia Carradore - Assessore comunale al Turismo "Non ho nulla da aggiungere sulla questione, ho letto tutto sui giornali". L'assessore comunale Patrizia Carradore commenta ancora così la vicenda che ha visto coinvolti in una ispezione di Bankitalia, assieme a quelli dell'ex assessore regionale alle finanze Claudio Lavoyer, alcuni conti presso la BCC a lei intestati. Poi è entrata nella sala del consiglio comunale di Aosta, dove oggi è stata convocata, in una seduta a porte chiuse della quarta commissione: quella degli Affari Istituzionali. I membri dell'opposizione, infatti, avevano chiesto nei giorni scorsi un chiarimento da parte dell'assessore al Turismo, Sport e Commercio. Impossibile raccontare il dibattito, che si è svolto in segreto all'interno dell'aula, se non che non è trapelato nulla di nuovo sul contestato giro di assegni, che ha comportato una sanzione di 46 mila e 500 euro nei confronti della BCC valdostana. All'uscita, bocche cucite bipartisan sui contenuti. La consigliera Dina Squarzino commenta di "non essere soddisfatta delle spiegazioni", mentre Paolo Momigliano Levi promette che "si riprenderà il discorso in Consiglio". Il più loquace è Michele Monteleone che si dichiara soddisfatto del "passaggio istituzionale con cui si è gestita la situazione, di cui rivendico la competenza della nostra commissione". Il capogruppo del PD ha concertato assieme al presidente di commissione Carlo Marzi di andare a colmare i buchi del regolamento comunale rispetto a situazioni come quella di oggi. Nel prossimo consiglio tutta l'opposizione sottoporrà due mozioni legate alla vicenda: "una – spiega Monteleone – verterà sulla verifica patrimoniale dei consiglieri e l'altra su come trattare elementi della sfera privata di un membro del consiglio che hanno ripercussioni pubbliche". L'opposizione, infine, non chiederà le dimissioni dell'assessore Carradore: "per regolamento – spiega Monteleone - si dovrebbero chiedere per tutta la Giunta". di Lorenzo Piccinno |
La Stampa 27.04.2012 ha scritto: | |
Quella fuga dal Pd alle stanze dei bottoni
L’ultimo è Sciulli ma a livello locale c’è una lunga storia di addii eccellenti
Carmine Sciulli Quando, una settimana fa, il Consiglio regionale ha votato i nuovi componenti del Corecom, il segretario del Pd Raimondo Donzel è sbottato su Internet: «Passare alla maggioranza è premiante». Un commento tagliente rivolto a Carmine Sciulli, eletto all’interno del Comitato regionale per le Comunicazioni in area Fédération ma dalla lunga storia all’interno dell’area di sinistra con, nel curriculum, prima la presidenza dei Ds-Gauche Valdôtaine e poi un posto nell’assemblea del Partito Democratico, «gratis» specifica Donzel accostando i due precedenti incarichi a quello appena guadagnato al Corecom, «retribuito» specifica di nuovo il segretario del Pd. Pochi giorni dopo, però, la situazione si è ripetuta con la nomina di Aurelio Verzì alla presidenza del Collegio sindacale del Casinò. Verzì, già dirigente all’Agenzia delle Entrate, un altro che, tra la militanza politica e quella sindacale in Cgil, era tra gli habitués delle un tempo rossissime feste dell’Unità. Il Pd perde pezzi? «Ma no, non stiamo perdendo pezzi e anzi ne stiamo acquisendo di nuovi» risponde Donzel che fa buon viso a cattivo gioco e puntualizza: «Quella al Corecom è una nomina politica, quella al Casinò è tecnica, non le metto sullo stesso piano». La transumanza dalla sinistra valdostana a lidi più vicini alle stanze dei bottoni non è comunque storia nuova. Anche quando il Pci-Pds-Ds-Pd era più di governo che di lotta non sono mancati gli addii eccellenti. Un caso è quello di Loris Minelli, attuale segretario comunale a Courmayeur, prima ad Aosta dove era uno dei dirigenti più potenti, che nella sua vita precedente - anni ’80 - vestiva i panni del segretario regionale della Cgil. Un altro è quello di Patrizia Bongiovanni, oggi Sovrintendente regionale agli studi e colonna dell’assessorato regionale all’Istruzione, la cui storia personale è scolpita nel cognome (il padre Oddone fu sindaco comunista di Aosta dal 1975 al 1978) e che nella sua fase di militanza a sinistra non ha mai risparmiato critiche, come ricordano coloro che la ascoltarono durante un congresso dei Ds a Quart, sotto la segreteria di Giovanni Sandri. «Ho molto rispetto per chi cambia idea - dice Donzel -, ognuno è responsabile delle proprie decisioni e non è compito mio giudicare. Non posso però evitare di condannare chi sceglie il campo in cui stare a seconda della convenienza personale. Sono convinto che anche questa facilità nel cambiare posizioni e schieramenti sia una delle ragioni per cui oggi cresce l’antipolitica». [D. M.] |
Posta dei Lettori | |
Nessun addio ma scelte personali
In un articolo apparso nell’edizione del 27 aprile dal titolo «Quella fuga dal Pd alle stanze dei bottoni», vengo additato quale transumante dalla sinistra a lidi più vicini alle stanze dei bottoni. Non comprendo il «peccato». Al termine di due mandati congressuali quale segretario regionale della Cgil, stante l’incompatibilità statutaria dell’eventuale terzo mandato e dopo oltre 15 anni di militanza a tempo pieno, ho ritenuto opportuno tornare a un lavoro che non fosse quello del politico di professione. Per tale ragione mi sono cimentato (1996) in un pubblico concorso per un posto di dirigente al Comune di Aosta. Sottolineo in un pubblico concorso e senza nulla chiedere a chicchessia. Risultandone vincitore ho poi negli anni ricoperto vari incarichi dirigenziali (tecnici) ivi compreso – per via dei titoli professionali posseduti - quello di segretario comunale prima ad Aosta e ora a Courmayeur. Non vedo come tali personali scelte abbiano comportato un «addio eccellente» dagli ideali e dal passato impegno nella sinistra e nel sindacato che, al contrario, tuttora con orgoglio rivendico. LORIS MINELLI AOSTA |
Citazione: |
Carissimi compagni…che dire? Tirare a campare in una realtà valdostana, offuscata da affermazioni insincere è l'ultima delle cose che, un vero compagno desidera sperimentare. Soprattutto se poi queste affermazioni, sono divulgate sugli organi di stampa "ad usum delphini" da alcuni "senatori". Il modo di comportarsi, i valori a cui non fanno più riferimento, la qualità dell'educazione politica, inverano, di fatto, la triste prassi che da tempo, altri compagni meno credibili e forse censurabili, stanno praticando per screditare quella che una volta era un gruppo coeso.
Non utilizzerò un linguaggio "sfumato" e non presenterò nessun pensiero "Doroteo". Il bizzarro comportamento, di negare l'esistenza di realtà evidenti, di non volere osservare i fatti incontrovertibili, ci fa pensare ad un progetto di orbi che vuole dominare un mondo di presunti ciechi . Dove, in effetti, l'orbo è il "dominus", tutti gli effetti, il "Principe". E i ciechi, tutti quelli, che come noi guardano disinteressatamente solo al futuro del nostro partito! Di fatto, sono arrivati gli autonomisti "riformisti" di un riformismo “sui generis”. Hanno detto, fatto e smontato di tutto, nell'interregno cui continuano a gestire, dal giorno successivo al congresso di Quart, dove, con somma chiarezza e garbo, furono invitati ad accomodarsi all'opposizione. Ma questa posizione da loro è stata considerata troppo scomoda e rischiosa, per chi ha sempre praticato il potere reale e virtuale, e dunque:" Si sono affrettati a dichiarare, che noi siamo una "turbativa" per il partito...Hanno spiegato che siamo rancorosi intolleranti. Hanno raccontato che stiamo compromettendo la capacità propositiva dei Ds". Insomma, un po' di tutto. Bei personaggi, questi, che nei congressi, nelle direzioni se ne stanno sempre acquattati, come il cuculo: prima fanno parlare la maggioranza e solo dopo presentano le mozioni ed in ultimo se ne vanno, cercando di fare mancare il numero legale e spaccare così il partito. Ora, il doroteismo, al di là della sua vicenda storica, non corrisponde semplicemente a una corrente del partito democristiano che fu (Rumor, Piccoli, ecc. ricordate?). Il doroteismo altro non è stato che, il distillato del più puro gattopardismo applicato alla politica, col furbesco intento di far di necessità storica virtù, ma anche vizio. Il vecchio gruppo dirigente ci ha campato o meglio ha provato a tirarci a campare, ora rischia di morirne. Pavento che, come capita a certi morituri, sia l'ultimo, infelicemente a percepire l' approssimarsi dell' amaro calice, anche se da sempre ne abbia felicemente intuito la causa. Ai compagni più avvertiti il compito di drizzare la schiena ed ancor prima, le antenne. [...] |
Citazione: |
Cara Compagna, Caro Compagno,
in questi giorni saremo tutti impegnati nel dibattito sul IV Congresso dei Democratici di Sinistra. Il tema centrale del prossimo congresso dei Democratici di Sinistra è l’apertura formale di un processo che avrà come obiettivo dichiarato la creazione di un partito nuovo. Porre in modo limpido e senza ipocrisie questo obiettivo ci sembra il naturale sbocco della linea politica seguita negli ultimi quindici anni. Non possiamo stare inchiodati alla nostra fragilità. Abbiamo un corpo troppo gracile per le responsabilità che dobbiamo assolvere. Criticamente guardo allo stato del partito. Alla sua crisi di rappresentanza, che è iniziata negli anni ottanta, ben dentro la storia del Pci. Guardo alla vita atrofizzata delle sezioni, all'età media degli iscritti, alla riduzione della nostra presenza sul territorio. Dopo quindici anni e quattro segreterie, dopo fasi costituenti, cose uno e cose due, i Ds sono sostanzialmente ciò che resta del Pci e oscillano tra il 16 e il 20 per cento. In realtà, in vaste aree del Paese, al Sud e al Nord, sono una forza politica di modeste dimensioni, attorno al 10 per cento. Se non ci siamo neppure avvicinati alla soglia dei grandi partiti socialisti europei dipenderà da errori politici che abbiamo commesso? Io mi sentirei di affermarlo. Ma direi anche, per il fatto che gli eredi del Pci non ce la fanno a raggiungere, da soli, quella soglia. La storia qualcosa conta ed è saggezza prenderne atto. Ecco dunque che un buon lascito del Pci conviene mantenerlo sempre con noi. La svolta dell'89 ci ha permesso di svolgere una grande funzione politica nel paese, ma essa è stata inadeguata. C'è ancora uno scarto da colmare, quello tra la nostra funzione politica appunto e il nostro radicamento nel Paese, che è inadeguato a sostenere questa funzione. Ad oggi non siamo stati capaci di raggiungere maggior presa e credibilità nel Paese. La proposta su cui ci stiamo misurando si propone di colmare questo scarto con la creazione di un partito democratico che superi la frammentazione dei veri riformisti italiani, costruendo un nuovo e largo insediamento nel Paese. Del resto, la cultura politica di un partito democratico è già all'opera al nostro interno. Alcune riforme dei primi governi dell'Ulivo, le successive liberalizzazioni delle professioni, sulla tutela dei consumatori e degli utenti dei servizi pubblici, sulla promozione del merito e del talento, ecc...fanno pensare ad una rivoluzione del "paese normale". La crescente attenzione dei diritti del cittadino, tutelato dalla sinistra, è la principale novità politica dell'ultimo decennio ed è il terreno di incontro con le altre correnti del riformismo italiano. Qui, esattamente qui, si apre lo spazio del partito democratico. Infine. Stiamo attenti a difendere le vecchie bandiere e i vecchi confini - ha scritto un grande vecchio della sinistra italiana, Alfredo Reichlin - perchè la situazione non regge e nella pancia del Paese c'è una spinta plebiscitaria e populista che può travolgere il sistema democratico. Si, c'è un caso Italia, in Europa, quello di un Paese frantumato, in cui la politica fatica ad arginare i poteri finanziari e le tante, aggressive corporazioni. "Il nostro compito è di aprire un ciclo nuovo nella vita dell’Italia, della sua democrazia, delle sue istituzioni. Serve un soggetto politico che, per la sua forza e le sue radici, sia in grado di dare una guida politica e morale all’Italia, di farla crescere, di far ritrovare al Paese fiducia in sé stesso, di ricostruire l’identità di una nazione moderna. Raccogliere questa sfida è tanto più necessario in un tempo, come l’attuale, segnato da enormi cambiamenti che fanno epoca, rimescolano il mondo intero e investono anche la società italiana e il suo futuro. • Vogliamo un Partito plurale, luogo d’incontro di chi si riconosce nei valori del vero riformismo socialista e socialdemocratico e di chi proviene da altre tradizioni riformiste (quella popolare, quella cristiano sociale, quella laica, repubblicana e liberale, quella ambientalista), per costruire insieme un comune progetto di progresso, di emancipazione, di solidarietà, di libertà. • Vogliamo un Partito aperto e democratico, espressione di una cittadinanza attiva, in rete con l’associazionismo, i movimenti, che promuova forme di collegamento e partecipazione – forum, centri di ricerca, consulte, fondazioni – aperte a saperi e competenze della società e che preveda le primarie per selezionare le candidature. • Vogliamo un Partito nuovo, per chi avrà 20 anni nel 2010, che valorizzi i giovani e le donne, che promuova i saperi e le competenze, la meritocrazia e le pari opportunità e che sappia parlare con il linguaggio del nuovo secolo alle nuove generazioni e a chi proviene da culture diverse da quella europea e occidentale. Noi dopo il Congresso dei DS non ci scioglieremo: ci prepareremo a continuare al meglio il nostro cammino. Dai DS al Partito Democratico. |
AostaSera.it 07/05/2012 ha scritto: | |
Si è insediato il nuovo Corecom
Aosta - A guidarlo sarà per i prossimi anni l'avvocato Manuela Ghillino. Il Corecom sarà inoltre composto da Massimo Boccarella, Daniele Amedeo, Renato Patacchini e Carmine Sciulli.
Direttivo Corecom Si è insediato questa mattina il nuovo Comitato regionale per le comunicazioni della Valle d’Aosta. A guidarlo sarà per i prossimi anni l'avvocato Manuela Ghillino. Il Corecom sarà inoltre composto da Massimo Boccarella, Daniele Amedeo, Renato Patacchini eCarmine Sciulli. "Raccogliamo oggi idealmente dal direttivo che ci ha preceduti il testimone di una gestione competente e imparziale – ha detto la neo Presidente Manuela Ghillino –. L’importanza del Corecom, in una società globalizzata e diversificata nei suoi media, è sempre più rilevante e con compiti sempre più impegnativi nell’ottica della salvaguardia del pluralismo informativo. L’auspicio è che il Comitato possa lavorare con la giusta sinergia sia al suo interno, grazie all’eterogeneità delle competenze dei suoi componenti, sia con le istituzioni valdostane, con l’Agcom e con gli altri Corecom regionali, al fine di avviare confronto e arricchimento culturale." di Redazione Aostasera |
AostaSera.it 23/05/2012 ha scritto: | |
Fédération Autonomiste:
"mai messo in discussione il progetto del centro autonomista" Aosta - Il movimento in una nota risponde alle dichiarazioni del Presidente dell'Uv, Ego Perron che oggi aveva sottolineato di vedere "la Fédération un po’ in difficoltà, a volte data ad una imminente confluenza con il PdL, altre volte su altri lidi"
Leonardo La Torre - F.A. "Fédération Autonomiste conferma l’alleanza con le forze dell’asse autonomista UV-FA-SA, non solo fino al termine della legislatura, ma anche in occasione delle elezioni 2013". Cosi in una nota il Movimento, tirato in ballo oggi dal Presidente dell'Uv, Ego Perron, che aveva sottolineato di vedere "la Fédération un po’ in difficoltà, a volte data ad una imminente confluenza con il PdL, altre volte su altri lidi". La Fédération si legge ancora nella nota "ribadisce la validità del progetto del centro autonomista, peraltro mai messo in discussione da parte degli organi direttivi del movimento." Per parlare del futuro del movimento e delle prossime elezioni regionali, la Fédération si ritroverà il prossimo 9 giugno presso la sala congressi del comune di Saint-Vincent. di Redazione Aostasera |