AREA DEMOCRATICA
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BLOG: http://www.areademocratica.blogspot.com/
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giorgio
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Sviluppo, le proposte del Pd:
dal bonus figli alla tassa transazioni
Novantadue pagine per far ripartire l'Italia: il Partito democratico ha presentato oggi il suo 'contributo' per il Programma nazionale di riforme che il governo dovrà presentare in aprile alla Commissione europea.
E' un documento abbastanza complesso, da leggere e da capire, ma questo dovrebbe essere il quadro entro cui costruire la politica di una coalizione di centro sinistra.
Per ora incominciamo a famigliarizzare con i titoli di ciò che si vuole fare. _________________
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«Guai se i giovani di oggi dovessero crescere nell'ignoranza, come noi della "generazione del Littorio".
Oggi la libertà li aiuta, li protegge. La libertà è un bene immenso, senza libertà non si vive, si vegeta»
Nuto Revelli |
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giorgio
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Quando l'Italia partecipò ai raid aerei nei Balcani, io ho passato giorni angosciosi, con la voglia di indossare la "famosa" maglietta "target" oltre avere appeso la bandiera della pace, per protestare contro l'intervento, e manifestare tutta la mia rabbia nei confronti del governo di centrosinistra. Subito dopo mi sono dato da fare, con compagni per organizzare gli aiuti umanitari alle popolazioni. Parlando poi con alcuni di loro e ascoltando i loro racconti, mi sono vergognato come un ladro per il ritardo con cui ll'occidente è intervenuto. Abbiamo lasciato per mesi che, a due passi da casa nostra, centinaia di migliaia di persone venissero uccise, violentate e torturate.
Non fu facile, per me, prendere atto che, con il mio comportamento avevo contribuito ad una vera e propria carneficina. Quante sofferenze si sarebbero potute evitare se l'uso della forza fosse stato esercitato più tempestivamente? Oggi, per quanto mi riguarda, non intendo ripetere lo stesso errore, anche se lo spirito pacifista della sinistra che è in me, mi costringe in coscienza a continuare ad aborrire la guerra a prescindere. Dunque sostengo convintamente la risoluzione dell'ONU e sono rammaricato solo del ritardo con cui è stata presa.
Quanto è accaduto nelle ultime settimane in Libia è più che documentato. Il negazionismo di molti che è in atto per giustificare il Premier è penoso. In Libia era in corso da settimane una guerra (se così si può chiamare quella tra l'esercito di dittatore sanguinario e il suo popolo disarmato).Io ho scelto di stare dalla parte della Resistenza libica, al contrario di molti che amoreggiano con quella del despota. Si può affrontare l'argomento con il cinismo di chi pensa solo al petrolio, con l'egoismo di chi è ossessionato dall'invasione dei profughi, con la sensibilità del pacifismo ideologico e non violeto, con lo spirito di sostenere la rivolta di un popolo, ecc.; ma trasformarsi nel megafono di un tiranno e fare da cassa di risonanza alla sua propaganda di regime è un atteggiamento culturalmente ignobile e inaccettabile. _________________
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giorgio
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Questo è il link del documento:
[url=http://www.unita.it/polopoly_fs/1.278028.1300713619!/menu/standard/file/doc.%20fassina_DEF.pdf] EUROPA-ITALIA, UN PROGETTO ALTERNATIVO PER LA CRESCITA[/url]
Non l'ho ancora letto e deve essere anche complesso. Lo passo per i più curiosi-volenterosi. In fondo è sulla base di simili documenti che si prepara la proposta di governo del PD, che spero sia sintetica quanto basta per la comunicazione efficace. Insomma, non più di dieci frasi semplici, tipo i Comandamenti. _________________
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giorgio
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giorgio ha scritto: | Quando l'Italia partecipò ai raid aerei nei Balcani, io ho passato giorni angosciosi, con la voglia di indossare la "famosa" maglietta "target" oltre avere appeso la bandiera della pace, per protestare contro l'intervento, e manifestare tutta la mia rabbia nei confronti del governo di centrosinistra. Subito dopo mi sono dato da fare, con compagni per organizzare gli aiuti umanitari alle popolazioni. Parlando poi con alcuni di loro e ascoltando i loro racconti, mi sono vergognato come un ladro per il ritardo con cui ll'occidente è intervenuto. Abbiamo lasciato per mesi che, a due passi da casa nostra, centinaia di migliaia di persone venissero uccise, violentate e torturate.
Non fu facile, per me, prendere atto che, con il mio comportamento avevo contribuito ad una vera e propria carneficina. Quante sofferenze si sarebbero potute evitare se l'uso della forza fosse stato esercitato più tempestivamente? Oggi, per quanto mi riguarda, non intendo ripetere lo stesso errore, anche se lo spirito pacifista della sinistra che è in me, mi costringe in coscienza a continuare ad aborrire la guerra a prescindere. Dunque sostengo convintamente la risoluzione dell'ONU e sono rammaricato solo del ritardo con cui è stata presa.
Quanto è accaduto nelle ultime settimane in Libia è più che documentato. Il negazionismo di molti che è in atto per giustificare il Premier è penoso. In Libia era in corso da settimane una guerra (se così si può chiamare quella tra l'esercito di dittatore sanguinario e il suo popolo disarmato).Io ho scelto di stare dalla parte della Resistenza libica, al contrario di molti che amoreggiano con quella del despota. Si può affrontare l'argomento con il cinismo di chi pensa solo al petrolio, con l'egoismo di chi è ossessionato dall'invasione dei profughi, con la sensibilità del pacifismo ideologico e non violeto, con lo spirito di sostenere la rivolta di un popolo, ecc.; ma trasformarsi nel megafono di un tiranno e fare da cassa di risonanza alla sua propaganda di regime è un atteggiamento culturalmente ignobile e inaccettabile.
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Quanti rivoluzionari che scoprono l'obiezione di coscienza! L'obiezione è cosa troppo seria perché possa finire nelle chiacchiere di tutti tanto da essere svalutata, privata del suo senso. Dico questo per rispetto a chi ha fatto veramente l'obbiettore e ne ha pagato il prezzo assai elevato. Ad ogni modo, contro gli obiettori di coscienza non ho argomenti logici da opporre. E' vero, se ognuno si comportasse bene saremmo già in paradiso, o quasi. Ma poiché questo talvolta sembra essere l'inferno, sarà che in troppi non si comportano bene. Io non sono obiettore e quindi prendo la storia per quella che è, fatta da gazzelle e leoni senza neppure sapere se sono gazzella o leone.
Gheddafi ha avuto quarant'anni per creare il paradiso dei suoi sogni infantili, si vede che non è andata così ed oggi l'inferno è costituito da tutti quei nodi che per tutti quegli anni e per tutte quelle persone, sono ormai venuti al pettine della storia. La pace che si mantiene troppo spesso, facendo nodi in cambio di ciò che si subisce, poi porta alla rottura, alla rivolta. E questo è in Libia una rottura definitiva che segnerà la storia del suo sviluppo. _________________
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giorgio
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La spiegazione ufficiale dell'astensione dal voto del Pd è la seguente: L'astensione è stata dovuta al fatto che il testo all'esame della Camera "propone semplicemente la soppressione della parola province e non dice nulla sul dopo", come ha spiegato il capogruppo Pd alla Camera, Dario Franceschini. "Siamo anche disposti, nell'ambito di un confronto parlamentare, a discutere della vera e propria soppressione delle province, ma nell'ambito di un disegno che ridistribuisca le competenze" e spieghi i risparmi ed i costi, ha aggiunto ed ha sottolineato: "resta il tema del trasferimento delle competenze che è doveroso indicare", dicendo "a chi vanno con quali costi". Quindi ha proseguito: "Teniamo aperta la possibilitá di una riforma. Un voto contrario suonerebbe preclusivo della volontá di fare riforme, ed è l'atteggiamento di questa maggioranza", ha aggiunto ed ha annunciato "ritiriamo l'emendamento soppressivo" del primo articolo della proposta e "ci asterremo su quello dell'Idv".
Da Davide Zoggia, responsabile Enti Locali del Pd arriva lo stop alla faciloneria dei titoloni di giornale: ""Noi siamo contrari a misure demagogiche e raffazzonate che rischiano di produrre più danni che benefici. Siamo convinti che l'architettura istituzionale del paese debba essere rivista e in tale riassetto crediamo che si debba riconsiderare ruolo, funzioni e numero delle province. Parlare di una generale quanto generica abolizione, come fa l'on. Di Pietro, va bene per conquistarsi un titolo di giornale, ma non per affrontare una questione complessa che riguarda funzioni, poteri, competenze in coordinamento con le regioni e i comuni. Di Pietro, piuttosto, cerchi di dare il suo contributo e la sua collaborazione per una riforma organica che parta dai rami alti e discenda sui territori, come il Pd si sta impegnando a fare". A me pare una scelta seria e responsabile che nulla ha a che fare con l'intenzione di mantenere le Province. Da alleato, Di Pietro avrebbe fatto meglio a coordinarsi con il Pd, piuttosto che andare alla ricerca del botto demagogico che ha orchestrato. _________________
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giorgio
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Basta leggere l'articolato della proposta di legge proposta da Di Pietro sull'abolizione delle provincie, per capire che anche se fosse stata approvata non avrebbe avuto nessun effetto e tutto sarebbe rimasto come prima. La proposta di Di Pietro era semplicemente uno slogan elettorale populista, stile Berlusconi: Meno tasse per tutti, un milione di posti di lavoro, abolire le province, ecc.. Qualunque persona dotata di un minimo di buon senso l'avrebbe considerata come tale. Ma discutere di cose serie non interessa a nessuno.
Qualunque occasione è ghiotta per sputare sul Pd, nonostante sia l'unico partito ad aver presentato una proposta organica in materia, e ci si butta a capofitto: sinistra, destra, centro, tutti addosso al solito bersaglio. E' chiaro come il sole che il berlusconismo è alla frutta e senza un Pd forte è impossibile una qualsiasi alternativa politica, sociale e culturale. Qualcuno, senza Berlusconi, non avrebbe più ragione di esistere. Quindi giù con il populismo, la demagogia e il populismo contro il vero nemico, non tanto il Pd, quanto l'alternativa di governo che questo partito cerca di costruire. Spero che Bersani ne prenda atto e inizi a parlare direttamente al Paese smettendo di fare la corte a chi se la tira. Nel frattempo, se qualcuno dei lettori ha voglia di discutere di cose serie, metta a confronto le due proposte di legge sulle province di Di Pietro e del Pd, e le critichi entrando nel merito. In caso contrario, continuate pure a sputacchiare, anzi a sbavare, contro il Pd e buon divertimento! _________________
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giorgio
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Come si dimentica in fretta la Storia. Le regioni erano in Costituzione e per 32 anni non si crearono. Come mai nel 70" si senti la necessità di crearle? Semplice, c'era un partito politico che si chiamava Pci che per fattori esterni (ricordare il famoso fattore K), non poteva partecipare al governo del paese, pur rappresentanto la stragrande maggioranza dei lavoratori. Con l'istituzione delle regioni, avversate strenuamente dalla destra di questo paese, il Pci comincio a governare e milioni di italiani che in esso si riconoscevano si sentirono partecipi di una comunità. La democrazia ha sempre avuto dei costi, ma meglio i costi e la democrazia, che l'autoritarismo senza costi. Questa ventata di antipolitica è sostenuta con fermezza dalla stampa di destra e mi dispiace che Di Pietro non l'abbia capito. Anche nei nostri media locali, l'antipolitica predomina in assoluto anche perchè i progressisti in sonno stanno alla larga da queste polemiche inutili e dannose e ancora oggi faticano ad andare a votare.
Sia le Regioni che le Province, come ovviamente i Comuni, sono suddivisioni del territorio previste dalla Costituzione. Previste nell'antivigilia di Natale del '47 e quindi riferite ad un mondo superato dal progresso nelle comunicazioni, nell'informatica, e dalla tecnologia in genere che rende possibili cose impossibili in allora. Uno studio di come razionalizzare la ripartizione delle mansioni tra enti che insistono sullo stesso territorio, non credo possa consistere nella abolizione di una categoria di enti a favore di altri, ma penso sia necessario in un Paese come l'Italia, lungo geograficamente, squilibrato come livello tecnologico nel campo amministrativo, diverso per tradizioni, usi e costumi, scegliere tra parziali abolizioni, accorpamenti e trasformazioni in nuovi enti quali le aree metropolitane, realtà imprescindibili del terzo millennio.
Poiché gli obiettivi sono il risparmio di risorse e il miglioramento del servizio, oltre alla salvaguardia di diritti acquisiti che solo il tempo permetterà di vedere scemati senza traumi - penso ai dipendenti in esubero non mobilizzabili - il piano del PD questo si propone, con estrema serietà e senza alcuna jattanza nei confronti delle altre forze parlamentari. Questa, è una riforma istituzionale e la si deve perseguire in accordo e non in contrapposizione, perché le regole del vivere civile in un Paese evoluto, sono discusse, ma alla fine condivise.
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giorgio
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La polemica tra Vendola e Veltroni la lascio sullo sfondo e vi chiedo: "Per essere di sinistra è indispensabile difendere la posizione della Fiom che sintetizza la differenza di posizione tra chi vuol conservare i diritti acquisiti dal mondo del lavoro e tra chi invece pensa che esso debba essere riformato in funzione di una realtà nuova e diversa dal passato?" Non è una domanda oziosa, dal momento che il Pd vive questo dilemma "verticalmente" dal vertice alla base. Io che appartengo al novero di coloro che pensano che molto debba essere riformato, non accetto di essere escluso dalla "sinistra" insieme a tutti coloro che in Italia storicamente hanno pensato, da Turati in poi, che solo il riformismo può cambiare la società in modo democratico.
Un "conoscente" di facebook, che io catalogo come una persona della sinistra massimalista, mi ha scritto ironicamente, che è in trepida attesa delle proposte del Pd. Proposte che sostanzino il supposto riformismo di cui i dirigenti di questo partito si fanno scudo. Ecco, lui mi dice: "ma cosa vuole il Pd? In Italia non lo ha capito nessuno, neanche chi vota fideisticamente questo partito (la stragrande maggioranza)..."
Il Pd è un partito serio che non soffoca le differenze di pensiero dei suoi aderenti, e le vive con la giusta preoccupazione di evitare che queste differenze si radicalizzino al punto di provocare una separazione ingiustificata e ingiustificabile di fronte all'elettorato. Perché - l'ho stradetto un milione di volte - il collante che tiene insieme questo partito è l'obiettivo fondamentale della solidarietà, delle pari opportunità, della giustizia sociale, della perequazione della ricchezza, di una laicità capace di convivere con un confessionalismo ragionevole, della libertà individuale nell'ambito dell'ordinamento dello Stato, dell'europeismo senza "se" ne "ma", tutte questioni che non generano divisioni tra gli aderenti al partito. L'unico punto che divide è la questione sindacale, e negarlo è nascondere la testa sotto la sabbia. Ora se questo è l'unico problema dirimente, io mi chiedo dove sta la maggioranza degli elettori e degli aderenti? Fino a dove la discussione su questo punto giustifica una rottura insensata? E la risposta che mi do è che se il sindacalismo guarda al nocciolo dei problemi, non può non rilevare che la questione vera è annullare le differenze che dividono i "pochi" garantiti, dai "molti" che non lo sono e se questo annullare comporta modifiche alla legislazione sul lavoro che non annulla ma modifica i diritti "acquisiti", questo secondo me e secondo i molti che la pensano come me, va fatto.
Tanto per dare anche una risposta alla critica che mi si fa, dell'uso improprio che faccio del termine "riformismo", vorrei ricordare che, se esso è nato nell'800 come antitesi a "rivoluzionario", oggi, nel mondo occidentale dove la violenza rivoluzionaria non è più un'opzione praticata, esso ha come obiettivo quello di migliorare e perfezionare anche radicalmente, ma non a distruggere l'ordinamento esistente, in quanto ritiene valori assoluti di civiltà i principi su cui esso ordinamento si basa. E allora qualche esperto di semantica mi spieghi perché e come questa posizione non mi dia diritto a dichiararmi senza remore di "sinistra".
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giorgio
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Altra polemica in corso nel Pd. A suo tempo ho difeso Marchionne oltre i limite del ragionevole, intendendo difendere l'attività di un'azienda con la quale la mia seconda città del cuore si è per anni identificata. Ho difeso il finanziere che, sia come sia, ha salvato la Fiat dal fallimento nel 2004, ma da tempo ho condiviso il lapidario giudizio di un mago del settore come Giugiaro che ebbe a dire di Marchionne: grande finanziere, ma pessimo product manager. E l'ho difeso quando ha imposto un nuovo tipo di relazione industriale sia verso i prestatori d'opera, che verso l'organizzazione degli imprenditori, anche quando si è contrapposto a quella parte di sindacato iperconservatore (Fiom) che non ha inteso sottoscrivere gli accordi accettati - obtorto collo per necessità - dalla maggioranza dei lavoratori interpellati. Un innovatore nel mondo cristallizzato delle relazioni industriali, con questo mantenendo in vita stabilimenti capaci di dare lavoro a migliaia di individui in questo momento di crisi.
Ho scientemente sottaciuto i due gravi difetti che ne limitano il valore: il disporre di due distinte organizzazioni, la Fiat e la Chrysler, ma di averne utilizzata solo una, la prima sfruttando tra l'altro le innovazioni della seconda che non ha progettato macchine adatte ad essere prodotte negli stabilimenti italiani, ma ha continuato a progettare motori molto validi. Il secondo difetto, grave per un manager di quel livello, è di essersi comportato da cow-boy strafottente, in bilico tra le promesse sparate e il poco realizzato e di aver pervicacemente commesso errori diplomatici nel pronunciare le sue arringhe, tanto da farsi un novero consistente di nemici dichiarati. Ma il segno lo ha passato con le dichiarazioni dell'altro ieri, quando in un'intervista al Corriere, ha praticamente annunciato che si troverà costretto a chiudere due stabilimenti italiani su cinque per il mancato pieno impiego degli impianti. Il che me lo fa definire stupido, oltre che disonesto, in quanto il mancato pieno impiego non può dipendere dai lavoratori che hanno supinamente accettato tutte le condizioni che ha imposto, ma dalla mancanza di un a product list valida che offra modelli di medie e medio-grandi vetture capaci di competere con una concorrenza sempre più agguerrita.
Perciò passo senza remore dall'apprezzamento al disprezzo e faccio ammenda per tutto ciò che ho scritto a suo favore, condividendo quindi ciò che tutti i suoi detrattori scientemente e non, hanno scritto di lui.
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giorgio
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Il fatto principale è che in noi - in tutti noi, voglio dire, anche nel sottoscritto che si riconosce convintamente nel Pd - è rimasta l'idea antica di un partito da rispettare, un partito cioè che prima poteva anche sbagliare, ma eravamo convinti che sbagliasse ragionando e rappresentando comunque una proiezione verso un'idea diversa di vita e di società. Oggi questa idea diversa è rimasta nella maggior parte di noi, nonostante che il partito faccia di tutto - credo giustamente - per comunicarci che le cose non stanno più così. I tempi passano, eccome! Se poi leggiamo le cronache politiche, più di quanto non si sappia, frequentando i circoli del partito, e se si traggono da esse conclusioni, mi pare che la scelta in pectore della segreteria del Pd sia abbastanza chiara:si privilegia una sinistra riformatrice (1), a danno di una "classica" ben rappresentata dalla manifestazione della FIOM di ieri, per perseguire un progetto di coalizione con i moderati del centro che, alla prossima legislatura proporrà a Monti di presiedere il Consiglio dei Ministri e portare a termine il programma di riforme che attualmente è avversato dall'attuale maggioranza di destra. Questa scelta ha l'appoggio di larga parte del partito, inclusa la parte riformatrice della vecchia (2) provenienza ex-comunista, e non è escluso che possa generare una scissione di una minoranza legata alla vecchia politica sindacale (3).
Se così sarà alla prossima tornata politica elettorale del prossimo anno, le forze in campo saranno: una sinistra "classica" (Sel, tutta la galassia comunista, e i fuori usciti dal Pd); un centrosinistra (Pd, Terzo polo con l'incognita Fini); una destra sostanzialmente berlusconiana che, secondo me, aggregherà la destra "nostalgica". In questo scenario in gestazione non mancherà la chiarezza di programmi e di identità per ciascun protagonista, così mettendo a tacere i tuoi i ragionevoli dubbi (o certezze). Personalmente credo che ci sarà maggior chiarezza dopo le amministrative di questa primavera, ciò per non turbare le alleanze in corso e i risultati che sono attesi come molto favorevoli per il Pd, ma anche per quantificare in un certo modo la reale consistenza delle forze in campo.
N.B.
1) etimologicamente= che vuole riformare; secondo il lessico politico= antagonista di rivoluzionario. Che vuole perseguire il miglioramento della qualità della vita nella società, attraverso riforme, modifiche, abrogazioni e innovazioni di tutto l'apparato istituzionale, seguendo l'evoluzione dell'ambiente - in inglese, che suona meglio: Environment. Obiettivo perseguito avendo come guida la solidarietà sociale, la giustizia e la libertà caratteristiche imprescindibili della sinistra.
2) precedente alla confluenza dei Ds in Pd
3) leggete Fiom e facciamo prima.
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Camusso e Bersani _________________
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Ultima modifica di giorgio il Lun Mar 12, 2012 3:16 pm, modificato 1 volta in totale |
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giorgio
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Uno dei vantaggi di avere la democrazia in casa è che il cittadino periodicamente, e di "sua sponte", decide assieme ad altri chi deve governare e chi deve fare l'opposizione. Il 6 e 7 maggio venturo ci sarà la prossima verifica. Si vota in ventisette comuni capoluogo. Penso che sarà molto difficile quantificare lo stato di salute dei partiti attuali anche perchè alle elezioni amministrative le liste civiche hanno un grande peso. E' da tempo che se ne sta parlando e in tutte le salse. Una certa tendenza si potrà avere, ma non il peso assoluto. Presumo che quello che si potrà fare sarà contare le amministrazioni che cambieranno colore politico, le classiche bandierine. Nella precedente tornata elettorale il centro destra aveva vinto in 18 comuni ed il resto era andato al centro sinistra. La sera del 7 maggio faremo i conti, ma noi siamo sicuri che ci sarà una significativa inversione di tendenza che confermerà il trend positivo già avviato l'anno scorso. In questi ventisette comuni il candidato del Pd guiderà la coalizione di centro sinistra in almeno 22 comuni. E' la conferma che non c'è in Italia nessuna possibilità di alternativa di governo che possa fare a meno della forza elettorale del Partito democratico. In questo contesto a discuterne, vedo e leggo che c'è un numero, assai rumoroso, ma nettamente minoritario, di amici che pensa che l'alleanza tradizionale di centrosinistra deve essere rotta dividendo la sinistra-sinistra dai riformisti. Sono posizioni rispettabili che gli italiani e spero - a tempo giusto - anche i valdostani non apprezzino. Io penso e soprattutto mi auguro che i risultati elettorali confermeranno queste mie semplici valutazioni.
P.S.
Una delle contraddizioni principali di questi amici che non vogliono l'alleanza con il Pd è che fino ad ieri si lamentavano per il motivo opposto, ovvero perchè Veltroni li aveva esclusi. Ma a pensarci bene una coerenza c'è: dare addosso al Pd sempre e comunque, a prescindere.
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giorgio
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Vorrei iniziare partendo da una manifestazione di semplicità, magari partendo proprio dalla semplicità che vorrei "infarcire" questo stesso post. Guardandosi intorno, ascoltando le voci che arrivano da vicino e da lontano attraverso l'informazione, la percezione è chiara di un mondo nel quale le ingiustizie sono enormi. Guardando all'Italia, sono milioni le persone che vivono male, ma se ci limitiamo alla regione Valle d'Aosta, faticosamente, precariamente, spesso dolorosamente e umiliate nella loro condizione economica, nelle loro aspirazioni, nel loro lavoro, queste persone assumono anche un preciso contorno riconoscibilissime e subito identificabili nel nostro piccolo e "perfetto territorio" alpino. Categorie e classi privilegiate sono costituite per la maggior parte da gente che non fa letteralmente niente: guadagna molto, spesso esageratamente, e ha una vecchiaia dorata, assicurata da pensioni strabilianti provenienti da una vecchia e generosa mamma istituzionale. Credo che l'abbiamo capita tutti chi è questa "matrigna". Il potere sociale e politico è nelle mani di pochi ormai, da tanto tempo, e la questione si è ormai incancrenita nelle sue manifestazioni dispensanti privilegi distribuiti a "pioggia". Io credo che bisognerebbe ri-trovare il coraggio parlare con semplicità di questa situazione, quando si parla, come spesso cerco di fare, di "sinistra progressista e riformista". _________________
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Non possiamo regalare alla destra una riforma che contiene molte norme che sono patrimonio del riformismo europeo. Ha detto molto bene il presidente Napolitano, la riforma non contiene solo l'art.18 ma anche altre cose utili ai lavoratori. Per questo bisogna esaminarla globalmente. Dall'esame globale emergono molte sorprese. Ci riferiamo in particolare alle norme che riducono a 36 mesi il tempo massimo del precariato; a quelle che sanzionano le false partite Iva, lavoratori cioè che lavorano in modo continuativo, sostanzialmente subordinato al servizio di un solo committente, alla nullità delle dimissioni in bianco; a quelle che introducono il congedo obbligatorio di paternità. O alla fine, stage gratuiti. Sono anni che ascolto l'ex ministro Damiano (Pd) sostenere con passione l'applicazione di queste norme che se non erro esistono già. Ed ora che vengono applicate le regaliamo alla destra? Non possiamo fare quest'errore. Qualcosa bisognerà cambiare, ma buttare a mare una riforma di questa portata non è possibile.
L'art. 18 fa parte della legge 300 che si applica esclusivamente ai dipendenti privati. I dipendenti pubblici hanno sempre goduto di un regime favorevole. Neanche se rubi ti licenziano. Dunque la riforma dell’art.18 non si applica agli statali (sono contento per i lavoratori dello stato…), ma questo cosa significa? Primo, se la nuova norma fosse così limpida e trasparente e corretta perché non dovrebbe essere universale? Secondo, se invece fosse una norma che permette di licenziare più facilmente, anche lo Stato dovrebbe avvalersene in un’ottica di risparmio della spesa. La verità è che Monti e la Fornero lavorano per Confindustria ed hanno un unico obiettivo, rendere i lavoratori del settore privato “carne da macello”. Questa riforma del lavoro, come ci ha ben spiegato Bersani l’altra sera in Tv, è un’accozzaglia di provvedimenti fumosi enunciati a voce, scritti chissà dove e passibili di ogni emendamento peggiorativo alle Camere ( dove siedono le destre della peggior specie). Si è trattato di un vero e proprio agguato. Sotto la maschera di un tavolo di confronto si voleva arrivare a questo, la distruzione delle tutele nel lavoro tanto care al Pd e alla Cgil da sempre.
Altro capitolo interessante è l’indennizzo previsto tra le 15 e le 27 mensilità; ho captato ieri una voce dire che per le aziende sotto i 15 dipendenti questo può anche non valere, si rimane al già vigente 2/6 mensilità. Insomma mi sembra che qui si voglia solo ledere i diritti dei lavoratori e ci stanno riuscendo. La ministra Fornero, in una trasmissione televisiva ha detto, che se li hanno chiamati a fare questo lavoro è perché gli altri non avevano il coraggio di farlo, insomma un po’ come il boia nei secoli passati. Bisognava che qualcuno facesse “giustizia”, ma quel qualcuno non piaceva a nessuno. La differenza è che la giustizia anche se sbagliata, anela ad un concetto di universalità mentre non ci trovo niente di universale, nel “piazzarlo” in quel posto ai lavoratori. Mi dispiace utilizzare questo linguaggio un po’ licenzioso, ma qui molti tecnici assumono disinvoltamente sembianze disumane e feroci perché si esercitano su persone condannate dalla avidità altrui. Della famosa equità non vedo ancora nulla, solo privilegi per le aziende e provvedimenti tartufeschi per rendere le norme sul lavoro ancora più confuse e pericolose. Fanno finta di non accorgersi che i nostri salari sono i più ridicoli e che si lavorano più ore e contemporaneamente le imprese dicono che sono sempre in crisi. Se fosse possibile sarebbe necessario licenziare gli imprenditori, piuttosto, mentre le spese dello Stato, spesso ingiustificate continuano a correre a favore dei soliti “magnaccia”. Se davvero lo stato vuole risparmiare per ridurre le tasse sarebbe bene esanimare ogni spesa decisa dal 1860 ad oggi e vedere quante di queste siano ancora giustificate o se hanno più giustificazione delle povere pensioni e di certi salari da fame.
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«Guai se i giovani di oggi dovessero crescere nell'ignoranza, come noi della "generazione del Littorio".
Oggi la libertà li aiuta, li protegge. La libertà è un bene immenso, senza libertà non si vive, si vegeta»
Nuto Revelli |
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giorgio
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Scusate se torno all'oggetto dell'ultimo post:art.18
Lo scontro sull'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori è tutto politico, dal momento che non incide minimamente sull'economia del Paese.
Riguarda solo il 3 % delle imprese, per cui non interessa neppure a Confindustria. Monti e la Fornero hanno praticamente rotto la trattativa un attimo prima che le parti sociali sottoscrivessero l'accordo. Non contento Monti ha subito dichiarato che "è finita l'era della concertazione". E' fin troppo evidente la volontà politica di non volere quell'accordo di aprire lo scontro sociale proprio in un momento in cui servirebbe la massima coesione sociale. Tutto si può dire di questo esecutivo, meno che sia composto da stupidi. A che serve, dunque, questo maldestro attacco?
Per me è evidente. Si tratta di un efficiente diversivo. Ci lasceranno fare una grande e sacrosanta mobilitazione popolare, per poi tornare sui loro passi o modificare sostanzialemente la proposta del governo in Parlamento. Noi saremo felici di quesa importante vittoria. Nel frattempo ci avranno fatto un culo così, mntre determinati redditi non saranno stati neanche lontaneamente toccati. Può darsi che si tratti di fantapolitica, ma se ha funzionato una volta, perchè non ripeterlo? _________________
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giorgio
Registrato: 06/01/07 01:27 Messaggi: 4558
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In italia non si può dire la verità che subito i trombonisti mediatici, non certamente super partes, si imbestialiscono. Se su 962 comuni che andavano alle urne, un movimento che da mesi è all'attenzione dell'opinione pubblica, che da tempo ha più esposizione mediatica dell' attuale maggior partito italiano...e porta al ballottagio un candidato e ne elegge solo un altro in un piccolo comune di 6000 abitanti, effettivamente, questo non un boom! Al massimo può essere una "sorpresa".
Allora il Pd cosa dovrebbe fare? Scendere in piazza con le fanfare? Il Presidente è preoccupato perchè un eventuale successo di questo movimento farebbe fuggire gli investitori internazionali. Il loro "megafono", qualche giorno fa, ha detto che non dobbiamo restituire il debito pubblico estero. Forse lo abbiamo dimenticato? _________________
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