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"Imprevista" vittoria porta un pò ossigeno al PD
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giorgio








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giorgio is offline 

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MessaggioInviato: Mar Giu 15, 2010 3:01 pm    Oggetto:  "Imprevista" vittoria porta un pò ossigeno al PD
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Citazione:
"Imprevista" vittoria porta un pò ossigeno al PD.


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6 a 2, come in una immaginaria partita di tennis la palla del match point rimbalza nel campo del centrodestra sardo, quello che poco più di un anno fa aveva trionfato alle elezioni regionali, quello che appena un anno fa aveva vinto alle europee. I ballottaggi del 13-14 giugno per le provinciali e per le comunali in Sardegna segnano l’en plein del centrosinistra e – soprattutto – restituiscono un risultato insperato solamente un mese fa, ma persino solo timidamente sognato dieci giorni fa.

Nuoro, Ogliastra e soprattutto Cagliari le province (ri)conquistate dal centrosinistra al secondo turno, si vanno ad aggiungere a Sassari, Sulcis e Medio Campidano (già vinte al primo). Nuoro, Iglesias, Porto Torres e Sestu le città che ai ballottaggi fanno vedere profondo rosso al governo regionale.

In Ogliastra (la più piccola provincia d’Italia) un testa a testa fino alla fine, fino all’ultima manciata di seggi del capoluogo Lanusei che ribaltano un risultato che – alle ore 18.00 – pareva premiare ( seppur di misura) il centrodestra. Anche a Nuoro il centrosinistra – quello della sofferta ma ritrovata unità attorno a Roberto Deriu ed Alessandro Bianchi – passa in provincia con il 51,7%, con l’apparentamento decisivo di Sinistra Ecologia e Libertà, ed in comune con il 55,3%.

Straordinario ed inatteso il risultato di Cagliari dove il presidente uscente Graziano Milia, dato da tutti per sconfitto (dopo un primo turno che consegnava al centrodestra quasi 14 punti di vantaggio), viene riconfermato con il 53% dei consensi, con un centrodestra che in due settimane è riuscito a perdere 43 mila voti. Così anche al comune di Iglesias il centrodestra del sempiterno Paolo Fogu – che al primo turno aveva sfiorato la vittoria di pochi voti – vede ribaltarsi il risultato dall’uscente Pierluigi Carta, riconfermato con un distacco di 250 (duecentocinquanta!!) voti.

Game over Cappellacci verrebbe da dire. Anche perché il rischio che finisse esattamente al contrario era stato messo nel conto delle divisioni del centrosinistra e di una sua scarsa attenzione al rinnovamento. E sono forse proprio le difficoltà incontrate in questo tortuoso cammino che rendono la vittoria ancora più importante. Proprio come – visto che siamo in tempi di mondiali di calcio – quelle tante drammatiche partite della nazionale; come quell’Italia – Germania 4 a 3, entrata nella storia del calcio giustappunto a metà giugno di quarant’anni fa.

Ma c’è – anche e soprattutto – un altro vincitore di questo turno elettorale nell’Isola: è la incontenibile astensione di massa, arrivata a sfiorare il 70% dell’elettorato, con una punta di massima proprio nella provincia più popolosa – quella di Cagliari – dove l’affluenza alle urne si è fermata al 25%.

Meno significativo (relativamente) – ma comunque importante – il calo di affluenza ai ballottaggi comunali, dove la partecipazione al voto si ferma al 49% a Sestu, a percentuali poco superiori al 50% a Nuoro e Iglesias, al 63% a Porto Torres.

E qui non si tratta solamente di registrare l’ennesima vittoria del partito del non voto (come si affretta a fare la Stampa locale e come si affrettano a segnalare gli sconfitti) quanto semmai aprire una seria riflessione sull’istituzione provincia, sulla percezione di utilità che gli elettori hanno di tale ente e persino sui ballottaggi, avvertiti più o meno come un corpo estraneo, alchemico, di una politica che – ancora – non riduce il distacco dal proprio popolo e non riesce – se non parzialmente – a riprendere le trame di una costruzione sociale interrotta: dai bisogni non rappresentati quanto dall’impoverimento generalizzato della popolazione.

Ma se questo è il finale allora bisognerà anche riflettere su quanto è accaduto in queste settimane, su quanto è cambiato nella percezione dei sardi dal febbraio del 2009 ad oggi. E sicuramente si è incrinato – ed in maniera decisa – il rapporto di fiducia che pareva essersi realizzato fra i sardi ed il centrodestra che governa la Regione ed il Paese.

Ed anche si è trasformato l’atteggiamento del centrosinistra, che in questi giorni ha ritrovato non solo l’unità ma il terreno comune di sfida alle destre. Così – mentre si stringe il cappio al collo degli italiani di una manovra da 24 miliardi – in Sardegna la commistione fra politica ed affari, lo spettro di infiltrazioni mafiose nell’affaire eolico, diviene oggetto del dibattito politico ed entra – passando per il Consiglio regionale ed i mass media – sotto i riflettori dell’opinione pubblica. In maniera quasi emblematica a rappresentare il connotato affaristico ed antisociale del centrodestra.

Il tutto mentre nessuna (realmente nessuna) delle promesse elettorali di un anno fa reggono sotto i colpi della crisi economica più grave che si ricordi. Perché ciò che avviene in tutto il Paese ed in tutto il Mondo qui in Sardegna aggrava un processo di desertificazione industriale in corso da decenni. E crediamo che non valga alcun sorriso o proclama a consolare i cassintegrati della Vinyls di Porto Torres, gli operai dell’alluminio sulcitano o i tessili della Sardegna centrale. Così come abbiamo l’impressione che non siano bastati i lustrini internazionali della Vuitton Trophy alla Maddalena a cancellare l’onta e la beffa delle risorse scippate dalla Giunta Cappellacci alle bonifiche dei territori contaminati dall’industria estrattiva.

E tuttavia questo è il medesimo terreno di riflessione che va attraversando il centrosinistra sardo. Che ritrova se stesso e la capacità di vincere ma che ancora manca di un progetto che compiutamente possa rappresentare un’alternativa: di sviluppo e di società.

In questo contesto Sinistra Ecologia e Libertà (3,8%, ovvero quasi un punto percentuale in più rispetto alle Europee 2009) ha il merito di aver saputo tenere la barra diritta dell’autonomia (politica e progettuale) e dell’unità (delle forze democratiche e di progresso) e – soprattutto dove ha reso visibile la sua proposta politica ed il suo simbolo – di aver conquistato un consenso importante, che la rende unico partito del centrosinistra ad incrementare (persino in maniera significativa) i consensi.

E questo accade soprattutto dove fisicamente riesce a rappresentare una coerenza con il rinnovamento politico, culturale e generazionale della Sinistra. Sia a Cagliari che a Nuoro – in particolare – i risultati (che attestano SEL oltre il 4%) mostrano un andamento interessantissimo proprio nei collegi nei quali vengono candidati giovani (con percentuali che toccano l’8-10%) e nelle zone in cui la costruzione politica di SEL è stata in grado di proporsi con un discreto tasso di innovazione, di incrociare il cammino dell’associazionismo e dei movimenti.

Ed accade anche perché la sfida lanciata da Nichi Vendola al Paese inizia ad attecchire anche oltre Tirreno. La due giorni del Presidente della Puglia in terra sarda resterà impressa nella memoria – delle migliaia di persone che l’hanno seguita, per convinzione, per passione o anche per semplice curiosità – come una marcia trionfale. Quelle piazze piene e i volti colmi di entusiasmo ci hanno restituito un pezzo della speranza che sembrava morta il 13-14 aprile di due anni fa. E forse ci ha anche portato fortuna credere che la Puglia non fosse più solo una Regione del Mezzogiorno ma un fatto di portata nazionale. Così come lo è questo stop – in versione quattro mori – che l’Isola consegna al berlusconismo.

Insomma un risultato in evidente controtendenza – con molteplici chiavi di lettura – che nella sinistra e nel centrosinistra sardo può e deve aprire una riflessione approfondita sul futuro.

Michele Piras

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