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LA QUESTIONE MORALE
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giorgio








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MessaggioInviato: Lun Dic 08, 2008 7:35 pm    Oggetto:  LA QUESTIONE MORALE
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Ecco, questa è l'intervista di Scalfari a Berlinguer, leggetela almeno saprete di che cosa state parlando.

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«Guai se i giovani di oggi dovessero crescere nell'ignoranza, come noi della "generazione del Littorio".
Oggi la libertà li aiuta, li protegge. La libertà è un bene immenso, senza libertà non si vive, si vegeta»
Nuto Revelli
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MessaggioInviato: Lun Dic 08, 2008 7:35 pm    Oggetto: Adv






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bruno courthoud








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MessaggioInviato: Lun Dic 08, 2008 8:23 pm    Oggetto:  
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sembrano in gran parte parole scritte oggi, ma credo che le abbiano dimenticate un po' tutti quanti, almeno nella pratica politica, anche tanti di quelli che, a parole, si rifanno a Berlinguer.
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giorgio








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MessaggioInviato: Lun Dic 08, 2008 10:08 pm    Oggetto:  
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Ieri mattina passando con mia moglie per una via del centro, ho visto l'insegna dell'unione nazionale consumatori. C'era qualcosa che stonava nell'aggettivo “consumatori”, e lo dissi a mia moglie:«di questi tempi non è bello essere consumatori, semmai utilizzatori accorti e parsimoniosi di risorse». Anche lei rimase per un istante interdetta, pensai che come al solito stesse per darmi torto, invece inaspettatamente mi rispose:«sai che hai ragione, non mi piace affatto sentirmi una consumatrice». Non insistemmo molto sull'argomento e passando di fronte al palazzo della Regione abbiamo commentato le ultime costosissime iniziative del governo regionale.

Giunti a sera, riusciamo a sentire Mercalli - molto conosciuto qui in Valle - , A che tempo che fa, che presentando uno slow-book dice che questo non è il momento per insistere sui consumi, come invece chiede il nostro presidente del consiglio, proprio per evitare che si ripetano quei danni che sono all'origine di questa crisi.

Ed anche Mercalli ripete alcune ore dopo di me che consumare non è bello, ma che invece bisogna utilizzare i beni con consapevolezza e parsimonia se non si vuole incorrere in pericoli maggiori.

Prima ancora, ventisette anni fa, questi ragionamenti li faceva Berlinguer. Anche se non sono ultimo, visti i disastri intercorsi, mi sento comunque un pò in ritardo. E voi? Io se non altro ho visto in lui un uomo saggio e degno di essere ricordato tra i grandi. E anche nella pratica politica, sebbene non sia mai stata la mia occupazione principale, ho sempre cercato di avere in lui un riferimento credibile.

Infine, mi piacerebbe ripassare risposta per risposta quell'intervista e vederla discussa in special modo da coloro che sventolano io credo a sproposito, l'immagine di quell'uomo moderno, morto oltre venti anni fa ed al quale ripeto mi ispiro nell'espressione delle mie idee. È questa la ragione per cui ho proposto questo testo.

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bruno courthoud








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MessaggioInviato: Lun Dic 08, 2008 11:02 pm    Oggetto:  
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caro Giorgio
cosa ne pensi di quello che, intervistato a proposito della questione morale, ha detto oggi Occhetto su La Stampa? Ha detto che a Berlinguer, purtroppo, è stato preferito Craxi.
Perfettamente d'accordo sul discorso dei consumi. Bisognerebbe ricordarsene sempre, non solo in occasione di crisi economiche, vere o presunte.
Interessanti in proposito le considerazioni di Barbara Spinelli, ieri, sempre su La Stampa.
p.s. lasciando da parte il credo e il discorso politico, ho sempre ammirato Berlinguer e il suo PCI proprio per questo: il suo rigore morale.
Se qualcosa o tutto del PCI doveva essere messo da parte (l'ideologia), questo rigore è forse l'unica cosa che doveva essere rigorosamente conservata; ripristinarlo, come vediamo, è infatti molto, molto difficile.
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giorgio








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MessaggioInviato: Lun Dic 08, 2008 11:47 pm    Oggetto:  
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La Stampa ha scritto:
UNO STRALCIO

Quindi che strada presero il Pds, poi i Ds e oggi il Partito democratico?

«La strada indicata e seguita da Craxi. Ho visto in questi anni autorevoli dirigenti spiegare che tra Berlinguer e Craxi aveva ragione l’ex leader socialista».

Si riferisce a Piero Fassino e a D'Alema?

«Anche ma non solo, è stato un vezzo generale che ha riguardato quasi tutto il gruppo dirigente. Come diceva il vecchio Napoleone Colajanni, il repubblicano e garibaldino dell’Ottocento, "il pesce puzza dalla testa"».

Sta dicendo che anche Veltroni e gli altri sono coinvolti?

«Ma neanche per sogno, non lo dico perché non lo penso. Vedo che per ora il problema è in periferia, mele marce, cacicchi o come si chiamano adesso, che comunque per me fino a sentenza definitiva sono tutti innocenti. Io parlo di una questione culturale, di una visione della politica»

Cosa intende dire?

«L’aver capovolto le idee di Berlinguer sule mani pulite, l’aver scelto di stare sul mercato anche come partiti, l’aver cercato di comprare una banca, l’aver tifato per questa o quella cordata di finanzieri... tutto questo ha cambiato la natura del centrosintra. Poi è evidente che, scendendo "pe li rami", in provincia troviamo il familismo, le commistioni, le cene tra compagni di merendine fatte tra amministratori e costruttori».

Ma perché è stata scelta questa linea, perché Craxi e non Berlinguer?

«Perché si sono lasciati trasportare dall’ansia di legittimazione, il bisogno insopprimibile di entrare nel salotto buono. Che poi, come si vede, tanto buono non è. Ci sarebbe stato bisogno di un codice morale come ha fatto Zapatero, in cui si riafferma che la politica deve stare su un altro piano rispetto agli affari, a prescindere dalla magistratura. Un Codice di autoregoamentazione insomma».

Se la sente a questo punto di dare un consiglio al segretario Veltroni?

«Certo, ricominciare da quel riformismo colto di Gobetti e Salvemini: la riforma della politica come questione morale. Passando ovviamente per una severa e profonda autocritica. Un processo che andrebbe fatto pubblicamente, coinvolgendo più gente possibile, con un atto nobile, una Convenzione, forse anche un Congresso».



Occhetto ha molte colpe, e come tutti quelli che fanno...
può avere sbagliato!
A volte è necessario valutare i tempi giusti.

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Nuto Revelli
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bruno courthoud








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MessaggioInviato: Mar Dic 09, 2008 12:34 am    Oggetto:  
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? non ho capito la risposta.
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vicali








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MessaggioInviato: Mar Dic 09, 2008 10:20 am    Oggetto:  
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I discorsi teorici lasciano il tempo che trovano. Vediamo di calare il discorso nella pratica quotidiana.
In Valle d'Aosta, dove il regime politico al potere, incentrato sullo strapotere dell'Uv, è fondato sul clientelismo, sulla commistione tra politica e affari (che, anzi, non sono neppure più distinguibili tra loro), sul voto di scambio, sulle raccomandazioni, sul nepotismo, sull'aggiramento sistematico delle regole, sul predominio dei furbi sugli onesti, sullo sperpero delle risorse pubbliche a fini privati, seguire la lezione di Enrico Berlinguer significa inevitabilmente fare una scelta di campo. O si è con il regime, seguendone i metodi o semplicemente tacendo sul malcostume imperante, o vi si oppone, proponendo un modello di politica che non transige su questi temi.
O si sta con chi intende perpetuare questo regime corrotto (Uv & c.), o con chi intende proporre un'alternativa, in linea con i principi indicati da Berlinguer.
Non vi sono vie di mezzo.

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Vincenzo Calì
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giorgio








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MessaggioInviato: Mar Dic 09, 2008 12:34 pm    Oggetto:  
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1981 intervista a Berlinguer ha scritto:
STRALCIO INTERVISTA :Scalfari - Berlinguer

Lei mi ha detto poco fa che la degenerazione dei partiti è il punto essenziale della crisi italiana.
È quello che io penso.

Per quale motivo?
I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali. Per esempio, oggi c'è il pericolo che il maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera, cada in mano di questo o quel partito o di una sua corrente, ma noi impediremo che un grande organo di stampa come il Corriere faccia una così brutta fine. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le "operazioni" che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell'interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un'autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un'attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti.

Lei fa un quadro della realtà italiana da far accapponare la pelle.
E secondo lei non corrisponde alla situazione?

Debbo riconoscere, signor Segretario, che in gran parte è un quadro realistico. Ma vorrei chiederle: se gli italiani sopportano questo stato di cose è segno che lo accettano o che non se ne accorgono. Altrimenti voi avreste conquistato la guida del paese da un pezzo.
La domanda è complessa. Mi consentirà di risponderle ordinatamente. Anzitutto: molti italiani, secondo me, si accorgono benissimo del mercimonio che si fa dello Stato, delle sopraffazioni, dei favoritismi, delle discriminazioni. Ma gran parte di loro è sotto ricatto. Hanno ricevuto vantaggi (magari dovuti, ma ottenuti solo attraverso i canali dei partiti e delle loro correnti) o sperano di riceverne, o temono di non riceverne più. Vuole una conferma di quanto dico? Confronti il voto che gli italiani hanno dato in occasione dei referendum e quello delle normali elezioni politiche e amministrative. Il voto ai referendum non comporta favori, non coinvolge rapporti clientelari, non mette in gioco e non mobilita candidati e interessi privati o di un gruppo o di parte. È un voto assolutamente libero da questo genere di condizionamenti. Ebbene, sia nel '74 per il divorzio, sia, ancor di più, nell'81 per l'aborto, gli italiani hanno fornito l'immagine di un paese liberissimo e moderno, hanno dato un voto di progresso. Al nord come al sud, nelle città come nelle campagne, nei quartieri borghesi come in quelli operai e proletari. Nelle elezioni politiche e amministrative il quadro cambia, anche a distanza di poche settimane.

Veniamo all'altra mia domanda, se permette, signor Segretario: dovreste aver vinto da un pezzo, se le cose stanno come lei descrive.
In un certo senso, al contrario, può apparire persino straordinario che un partito come il nostro, che va così decisamente contro l'andazzo corrente, conservi tanti consensi e persino li accresca. Ma io credo di sapere a che cosa lei pensa: poiché noi dichiariamo di essere un partito "diverso" dagli altri, lei pensa che gli italiani abbiano timore di questa diversità.

Sì, è così, penso proprio a questa vostra conclamata diversità. A volte ne parlate come se foste dei marziani, oppure dei missionari in terra d'infedeli: e la gente diffida. Vuole spiegarmi con chiarezza in che consiste la vostra diversità? C'è da averne paura?

Qualcuno, sì, ha ragione di temerne, e lei capisce subito chi intendo. Per una risposta chiara alla sua domanda, elencherò per punti molto semplici in che consiste il nostro essere diversi, così spero non ci sarà più margine all'equivoco. Dunque: primo, noi vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato. I partiti debbono, come dice la nostra Costituzione, concorrere alla formazione della volontà politica della nazione; e ciò possono farlo non occupando pezzi sempre più larghi di Stato, sempre più numerosi centri di potere in ogni campo, ma interpretando le grandi correnti di opinione, organizzando le aspirazioni del popolo, controllando democraticamente l'operato delle istituzioni. Ecco la prima ragione della nostra diversità. Le sembra che debba incutere tanta paura agli italiani?




Se sostituiamo Valdostani a Italiani e Regione a Stato noi leggiamo e interpretiamo la situazione regionale.

Ora come ora non esistono alternative politiche. Non dobbiamo commettere gli stessi errori del Pci che come diceva Occhetto si è lasciato trasportare dall’ansia di legittimazione, il bisogno insopprimibile di entrare nel salotto buono. Prima di creare i presupposti di forza politica "efficace", dall'alto della quale sarà possibile combattere ad armi pari con il " regime Unionista" (come dice Vincenzo), e dunque sconfiggerlo, dobbiamo radicarci veramente sul territorio. E come? Con una nostra visibilità basata sulla corretta amministrazione della cosa pubblica a partire dai piccoli comuni e su su "pe li rami". Solo da questo confronto e con la forza della realtà sarà possibile fare un rapporto tra noi e gli altri. In mancanza di una pietra di paragone ogni discorso sarà vano.

Ps.
Per fare questo non è assolutamente necessario essere alleati del "regime" nè disconoscere Enrico Berlinguer nel non fare una scelta di campo. C'è solo la necessità di avere un Pd compatto, concentrato nel raggiungere gli obiettivi che si è dato, con l'apporto di tutti e senza deleterio disfattismo. Come diceva Pajetta gli sfasciacarrozze non devono prendere il sopravvento.



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erika








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MessaggioInviato: Mar Dic 09, 2008 12:52 pm    Oggetto:  
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E in effetti dalla nascita del PD ad oggi tutte le scelte di questo partito sono state coerenti e in questo senso.
L'appoggio ai referendum, la non accettazione dell'adesione di una persona che non rispettava le regole, la scelta dei candidati del centro sinistra per le politiche e il fare minoranza in regione e rimanere dove scelto dagli elettori nel 2005 cercando di fare buon governo.
Io guardo ai fatti e rimango basita quando autorevoli personaggi che sembrano voler indicare la retta via non hanno rispettato metà del codice etico del nostro partito.
Con che coraggio rubo la colletta e poi mi metto a far la predica?
Ecco perchè la strada del rinnovamento intrapresa dal PD della Valle d'Aosta è l'unica percorribile. Naturalmente sperando che gli onesti con esperienza possano darci una mano.
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vicali








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MessaggioInviato: Mar Dic 09, 2008 4:44 pm    Oggetto:  
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@Giorgio
Fantastico. Per combattere l'Uv bisogna governare nei comuni con l'Uv? Non mi sembrava il senso delle parole di Occhetto, citato a sproposito.

@Erika
Chi non ha rispettato la metà (?) del codice etico e indica la retta via? Potresti essere più chiara?

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Vincenzo Calì
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erika








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MessaggioInviato: Mar Dic 09, 2008 5:25 pm    Oggetto:  
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Leggi il corsivo.
Non pensare che tutti ce l'abbiano sempre con te e cerca di essere meno aggressivo. Io non ti ho mai insultato, mentre i toni e l'arroganza dell'altra sera non li dimenticherò tanto facilmente...
Il mio prossimo articolo su Le Travail sarà proprio sulla questione morale.
La questione morale come dice bene Zagrebelsky passa dal rinnovamento e capisco che per molti sia dura. Certo è che anzichè criticare, le persone con esperienza aiutassero i giovani non sarebbe male...
In questo ringrazio sia Giorgio, che spesse volte ha frenato la mia irruenza che Bruno, che pian piano mi sta facendo capire passaggi importanti sul PTP. Materia per me totalmente sconosciuta.
Enorme stima ed affetto per entrambi.

Vorrei inoltre guardaste con interesse il dibattito sul coordinamento del Nord e su colui che spero essere il mio futuro segretario nazionale. Un giovane trentenne veramente promettente....
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giorgio








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MessaggioInviato: Mar Dic 09, 2008 6:59 pm    Oggetto:  
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vicali ha scritto:
@Giorgio
Fantastico. Per combattere l'Uv bisogna governare nei comuni con l'Uv? Non mi sembrava il senso delle parole di Occhetto, citato a sproposito.



Credo che chi mi conosce sappia quanto mi costi scrivere queste parole. E penso che anche Vincenzo Calì, se si potesse permettere di fermarsi un attimo e tirare un bel respiro si sarà accorto che la predisposizione a ruberie e malaffare attraversa ormai orizzontalmente entrambi gli schieramenti, così da aver tolto alla sinistra (e alla destra del tempo che fu) il rivendicato e presunto monopolio in materia di «questione morale». Non è una gran scoperta - si osserverà - ed è probabile sia così.

Il problema è, però, che c’è chi ancora fatica a trarne tutte le conseguenze. In verità, la sola «via etica» alla conquista del governo della nostra Regione dovrebbe avere un ridimensionamento e non perché siamo collusi o vogliamo l’inciucio a tutti i costi. Ma solo perché la presunta «superiorità morale» nei confronti dell’avversario politico, può essere solo un cemento provvisorio - quell’anti-unionismo a prescindere predicato da Vincenzo Calì – che costituirebbe l’asse portante del nuovo soggetto unico a sinistra. Insomma quell’antiberlusconismo che ha portato fuori strada il precedente governo nazionale.

Nei Comuni più piccoli, quelli che di rado conquistano le prime pagine dei giornali, non è che le cose vadano diversamente. E così, se ce ne fosse bisogno, le vicende degli ultimi mesi testimoniano che davvero la «questione morale» non ha più paladini immacolati. Dovrebbe discenderne che sulla «questione morale» è impossibile per chiunque costruire una politica, e tentare di raccogliere consensi.

Questo non è un bene, naturalmente. Però è un fatto. Che fa a pugni, talvolta, con certe presunzioni di «diversità» che ancora affollano, per esempio, il cosiddetto «immaginario Vincenziano». Non è qui tanto in causa il frequente richiamo a certo berlinguerismo di maniera: è in discussione, più concretamente, il riproporre oggi un’attuale, presunta e totalizzante diversità.

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vicali








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MessaggioInviato: Mar Dic 09, 2008 8:51 pm    Oggetto:  
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@Erika
Purtroppo non leggo il Corsivo, come immagino molti altri che hanno letto il tuo commento, che perciò risulta incomprensibile. Anch'io non ti ho mai insultato. Io pongo questioni politiche. Gli insulti da parte mia te li sei tutti immaginati, ma contro la tua immaginazione autocalunnatoria nulla posso. Abbi più stima di te stessa.

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Vincenzo Calì
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vicali








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MessaggioInviato: Mar Dic 09, 2008 10:11 pm    Oggetto:  
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@Giorgio
Stai dicendo che siamo tutti colpevoli, quindi nessuno è colpevole. E' lo stesso argomento di Craxi allora e di Berlusconi oggi. Noi abbiamo il dovere di diradare la nebbia. Questo cercava di fare Berlinguer, denunciando i guasti della partitocrazia. Non si poneva il problema di sostenere una tesi impopolare. Nella vita, anche nella vita politica, bisogna fare delle scelte.
Occhetto, nell'intervista da te citata, ha denunciato proprio l'atteggiamento di chi si arrende all'andazzo corrente e scende a letali compromessi per entrare nel salotto buono, dove finirà per forza per essere "corrotto". Qui in Valle il "salotto buono" è il mondo degli intrecci clientelari del potere unionista, dove ognuno, a costo della propria libertà e della propria dignità, può essere gratificato da vantaggi personali più o meno grandi.
E' ovvio che la questione morale non può essere l'argomento centrale di una campagna elettorale, e soprattutto non può essere l'unico argomento, ma deve essere presente nel substrato della proposta politica di una forza riformista che vuole liberare e rendere dinamico il sistema Valle d'Aosta. E in questa fase politica questo substrato collide inevitabilmente contro ogni ipotesi di alleanza, anche nei comuni, con le forze che stanno ammorbando la vita democratica regionale.

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Vincenzo Calì
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bruno courthoud








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MessaggioInviato: Mer Dic 10, 2008 8:22 am    Oggetto:  
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la "moralità della politica" dovrebbe essere, per tutti, la precondizione per ogni tipo di politica, di destra o di sinistra. Una precondizione non negoziabile, come si dice. E ognuno è tenuto a fare pulizia in casa propria prima di tutto, se è il caso, senza guardare che cosa succede in casa d'altri.
Ha vinto Rollandin pur non essendo stato, almeno in passato, uno stinco di santo?
Non è un motivo per proclamare la bella politica a parole e nei fatti mettersi sulla sua scia. A questo punto tanto valeva votare direttamente Rollandin.
Il programma alternativo era stato predisposto in vista delle regionali, e questo a prescindere dalla questione morale, che è appunto tutt'altra cosa.
Comunque, fate quel che vi pare.
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